Accordo tra Iran, Brasile e Turchia sul nucleare
Clinton: "Inaccettabile per l'America e i suoi partner"

L'Iran ha consegnato il 24 maggio all'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) una lettera firmata dal capo del programma nucleare iraniano, Ali Akbar Salehi, con l'accordo raggiunto con Brasile e Turchia sullo scambio di uranio. I rappresentanti di Iran, Brasile e Turchia presso l'Aiea a Vienna hanno consegnato il documento al nuovo responsabile dell'agenzia Onu, il giapponese Yukiya Amano.
L'accordo su uno scambio di combustibile nucleare con Paesi fornitori stranieri, firmato il 17 maggio a Teheran in margine al vertice del gruppo del G15 formato da paesi in via di sviluppo di Asia, Africa e America Latina, era stato ufficialmente annunciato dal ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki in una conferenza stampa nella quale aveva anzitutto ribadito l'impegno di Teheran nel rispetto del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp).
L'intesa prevede che l'Iran depositi 1.200 chilogrammi di uranio arricchito al 3,5 per cento in Turchia; il materiale resterà di proprietà dell'Iran e potrà essere tenuto sotto controllo da rappresentanti iraniani e dell'Agenzia atomica internazionale. Una volta avuto il via libera all'intesa da parte del Gruppo di Vienna, formato da rappresentanti dell'Agenzia atomica, di Usa, Russia e Francia a cui erano affidati i negoziati sullo scambio di combustibile, saranno definti gli accordi affinché il Gruppo di Vienna fornisca all'Iran 120 chilogrammi di combustibile arricchito al 20%, necessario per il reattore di ricerca medico di Teheran. L'accordo prevede che l'Iran consegni il suo materiale alla Turchia entro un mese mentre il Gruppo di Vienna deve metter in pratica lo scambio al massimo in un anno. Se la tempistica non fosse rispettata, la Turchia su richiesta dell'Iran, restituirà "rapidamente e incondizionatamente" a Teheran il combustibile iraniano.
Il contenuto della lettera consegnata all'Aiea era stato anticipato dal presidente del parlamento iraniano e già capo missione per le trattative sul nucleare a Vienna, Ali Larijani, che aveva spiegato: "se gli americani cercano l'avventura, sia al Consiglio di Sicurezza sia al congresso Usa, tutti gli sforzi di Brasile e Turchia saranno vani e la strada indicata nell'accordo verrà abbandonata. Se dovesse persistere un atteggiamento di contrasto o l'applicazione di nuove sanzioni, il parlamento iraniano prenderà una decisione differente riguardo alla cooperazione dell'Iran con l'Aiea".
La precisazione di Larijani si era resa necessaria dato che l'intesa tra Iran, Brasile e Turchia era stata definita dalla segretaria di Stato americana Hillary Clinton "inaccettabile per l' America e i suoi partner", perché non garantiva la fine di ogni attività di arricchimento dell' uranio e comportava "tempi di realizzazione del tutto vaghi". La Clinton liquidava sprezzantemente l'accordo di Teheran definendolo una manovra dilatoria per evitare l'approvazione di un nuovo pacchetto di sanzioni da parte dell'Onu, sulla base di una proposta che l'imperialismo americano presentava comunque il 18 maggio e che a suo dire aveva ormai ottenuto l'assenso di tutti i membri permanenti del Consiglio di sicurezza con diritto di veto (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) più la Germania, il cosiddetto gruppo 5+1.
Brasile e Turchia, che fanno parte dei 15 componenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, si opponevano alla presentazione della bozza di risoluzione sulle sanzioni all'Iran sostenendo che l'accordo raggiunto accoglie le precedenti richieste della comunità internazionale. Il premier turco Tayyip Erodgan denunciava il comportamento dei membri permanenti del Consiglio Onu: "dove sta la vostra credibilità se voi mantenete arsenali nucleari ma imponete ad altre nazioni di non averne?".
A favore dell'accordo di Teheran si esprimeva anche l'India. Il ministro degli Esteri di Nuova Delhi il 21 maggio la definiva "una mossa costruttiva che deve essere sostenuta dalla comunità internazionale".

26 maggio 2010