Al ballottaggio delle comunali
Crolla del 15,5% l'affluenza alle urne al secondo turno

Al ballottaggio delle comunali dell'11 e 12 aprile 2010 l'affluenza alle urne è crollata rispetto al primo turno elettorale di quindici giorni prima del 15,5%. Nei 41 comuni al di sopra dei 15 mila abitanti interessati al ballottaggio, per un totale di 1.087.085 elettori, la diserzione delle urne è infatti balzata dal 25,7% del 1° turno, al 41,2% del secondo.
Gli incrementi più alti a Mugnano di Napoli e Vigevano (PV) con +27,8% rispetto al primo turno. E ancora: Caivano (NA) + 21,7%, Corsico (MI) +21,2%, Trezzano sul Naviglio (MI) +20,3%.
In diversi comuni la diserzione delle urne ha superato il 50% degli elettori. A Roseto Valfortore (FG) ha toccato il 58,2%; a Vigevano (PV) il 54%; a Corsico (MI) il 52,9%; a Trezzano sul Naviglio (MI) il 51,2%.
Si tratta di comuni che vanno dal Nord al Sud d'Italia. Questo dato conferma ciò che era già emerso dai risultati delle regionali del 28 e 29 marzo e cioè che il Nord ha praticamente colmato il gap con il Sud e che l'astensionismo è divenuto un dato omogeneo sul piano nazionale e non più prerogativa principale dell'elettorato meridionale.
I quattro comuni capoluogo di provincia interessati al ballottaggio registrano tutti una diserzione alle urne superiore al 40% e spiccano Vibo Valentia col 42,6% (+19,9% rispetto al primo turno) e Matera 40,7% (+20,9%).
Quella dell'astensionismo è ormai una marcia inarrestabile che delegittima in primo luogo i neopodestà appena eletti e complessivamente il regime neofascista, i suoi partiti e le sue istituzioni.
Dei sindaci eletti, per esempio, pur avendo ovviamente superato il 50% dei voti validi, nessuno supera il 50% degli elettori. In media essi possono contare sul voto di appena un terzo dell'elettorato.
L'astensionismo ha penalizzato sia la destra che la "sinistra" borghese. Ma non c'è dubbio che è quest'ultima che alla fine paga il prezzo più alto. Il PD si consola, parola del suo segretario Bersani, con un presunto "pareggio" col Pdl. In realtà, alla fine il "centro-destra" strappa 20 comuni al "centro-sinistra", mentre il contrario avviene solo in 10 comuni.
Per quanto riguarda i comuni capoluogo, fra primo e secondo turno, il "centro-sinistra" batte il "centro-destra" 5-4, ma nelle precedenti comunali la partita era finita 7-2. In particolare i ballottaggi hanno assegnato Mantova al "centro-destra" dopo ben 65 anni di ininterrotto governo del "centro-sinistra", e Vibo Valentia nonostante il candidato del "centro-sinistra" fosse in testa al primo turno. Al "centro-sinistra" vanno Macerata e Matera. Complessivamente il "centro-sinistra" strappa i comuni di Lecco e Matera e conferma i sindaci di Venezia, Lodi e Macerata. Il "centro-destra" strappa i comuni di Mantova, Chieti, Andria e Vibo Valentia.
Vi è dunque una grande mobilità dell'elettorato. Innanzitutto verso l'astensionismo. Poi, fra una coalizione e l'altra, nel tentativo, in genere, di punire il governo uscente e pronto a fare altrettanto alla successiva tornata elettorale.
Insomma l'elettorato non firma più cambiali in bianco a chicchessia e velocemente chiede il conto di quanto promesso e non mantenuto.
Lo stesso "centro-sinistra" non riesce più a contare sul suo "zoccolo duro" e le sue roccaforti storiche. Anche il ricatto di "non far vincere le destre" comincia a perdere mordente. Infatti, nonostante in questi ballottaggi ci fossero pochissimi risultati scontati e lo scontro fosse spesso sul filo di lana, a stento i candidati del "centro-sinistra" sono riusciti a confermare i voti che avevano ottenuto al primo turno o addirittura ne hanno persi per strada. Per esempio a Vibo Valentia il candidato del "centro-sinistra" è calato da 9.017 voti nel primo turno ai 6.695 voti nel secondo turno. Stessa cosa è successa a Macerata e Matera. E questo nonostante strada facendo spesso si sia imparentato con l'Udc di Casini come è successo a Mantova.

21 aprile 2010