Secondo il disegno della P2 e di Craxi
AFFONDO DI BERLUSCONI PER
SOTTOMETTERE LA MAGISTRATURA AL GOVERNO
La giunta
dell'Associazione nazionale dei magistrati si dimette per protesta. Il Senato approva la
mozione della casa del fascio sulla controriforma della giustizia
Il caso Taormina, ossia le dimissioni del
sottosegretario all'Interno chieste dall'Ulivo per i suoi proditori attacchi ai magistrati
di "mani pulite'', invece di mettere in difficoltà il governo Berlusconi si è
trasformato in una trappola parlamentare per l'"opposizione'' e in un'occasione per
una nuova e più devastante offensiva della casa del fascio per sottomettere la
magistratura al potere esecutivo.
Il 4 dicembre il Senato era convocato per discutere la mozione di sfiducia dell'Ulivo nei
confronti di Taormina, per le sue gravi, ripetute e provocatorie accuse a diversi
magistrati impegnati in processi per corruzione, mafia e stragi, da lui definiti
"toghe rosse'' che "negli anni '90 hanno infestato l'Italia e sono pronti a
farlo nel 2000''. L'avvocato di Berlusconi e di altri esponenti politici accusati di
corruzione, del boia nazista Priebke e dei fascisti stragisti aveva infatti chiesto che si
mettessero in fila "i nomi dei magistrati che hanno sbagliato a Milano, a Palermo, a
Roma e Perugia e così via e siano immediatamente processati'', alludendo ai pubblici
ministeri dei processi ad Andreotti, Contrada, Gava, Mannino, Vitalone, Carnevale, e allo
stesso Berlusconi. Accampando poi presunte scorrettezze commesse dai magistrati milanesi
del processo Sme-Ariosto, in cui è coinvolto Cesare Previti, aveva dichiarato: "Sono
stati commessi reati gravissimi. Si va in galera per molto meno''. Ancora più di recente
aveva detto: "Temo che sia in preparazione un altro agguato a questa maggioranza
attraverso il potere giudiziario''.
UN BLITZ ACCURATAMENTE PREPARATO
Si è così arrivati a portare il caso in parlamento, ma con una mossa a sorpresa,
anziché Taormina si è presentato il ministro della Giustizia Castelli, che invece di
parlare della questione all'ordine del giorno ha svolto a nome del governo una durissima e
arrogante requisitoria contro i magistrati "che utilizzano a fini politici l'enorme
potere conferito loro dalla Costituzione'', e annunciando di aver disposto azioni
disciplinari contro alcuni magistrati che hanno contestato gli ultimi provvedimenti del
governo (tra cui il pm del processo per la strage di Bologna Libero Mancuso, colpevole di
aver criticato la violenza dei corpi di polizia contro i manifestanti anti G8, ndr) ha
dichiarato testualmente che l'esecutivo è pronto "a discutere della sottomissione
del pm all'esecutivo, come accade già in altri paesi''.
Subito dopo il ministro Scajola ha letto una lettera di dimissioni di Taormina (che fino
all'ultimo le aveva negate, mentre invece erano già state concordate con Berlusconi prima
del dibattito parlamentare) e il presidente Pera, dimostrando di essere in combutta con la
manovra del neoduce volta a dare la massima risonanza politica all'attacco sferrato ai
magistrati, ha sospeso la seduta impedendo la discussione sul grave intervento del
governo.
Il giorno dopo, sempre in Senato, il blitz del governo è stato poi completato con la
bocciatura della mozione di opposizione e l'approvazione di quella della maggioranza,
contenente un disegno di controriforma della Giustizia in dodici punti. Tra questi la
separazione delle funzioni tra giudici e pm; la restrizione del principio
dell'obbligatorietà dell'azione penale, introducendo criteri di priorità stabiliti dal
parlamento, su proposta del guardasigilli e del procuratore generale della Cassazione;
verifiche periodiche sulla quantità e la qualità del lavoro dei magistrati ai fini della
carriera; la modifica del sistema elettorale del Csm introducendo il sistema
maggioritario; la separazione tra l'attività inquirente del pm e quella della polizia
giudiziaria.
Tutte misure, com'è facile rilevare, studiate appositamente per depotenziare la
magistratura e il ruolo dei pm e subordinarli al potere politico dell'esecutivo.
Esattamente quello che era già previsto nel disegno della P2 e di Craxi, e che ora il
piduista Berlusconi sta cercando di realizzare compiutamente, con l'aiuto dei fascisti di
Fini, della Lega razzista e secessionista e degli ex democristiani riciclati nella casa
del fascio. Un disegno che secondo il giudice Palombarini data quantomeno dagli anni '80:
"è agli atti - ha dichiarato infatti il giudice a il manifesto - per chi se ne
ricorda, l'intervento di Craxi alla direzione del PSI. è datato 1983. Il segretario
socialista indicava la riorganizzazione istituzionale anche attraverso la sottomissione
dei pm al parlamento. Come adesso viene riproposto a distanza di quasi vent'anni''.
Non a caso il neoduce, in contemporanea del blitz al Senato, intervenendo alla
presentazione dell'ultimo libro dell'anchorman di regime Vespa, ha annunciato di voler
anticipare la controriforma della giustizia ai prossimi sei mesi, invece dei tre anni
previsti dal suo programma elettorale. è evidente in questo la sua fretta di chiudere al
più presto per via legislativa e istituzionale la resa dei conti con i giudici di
"mani pulite'' prima che qualcuno dei processi a suo carico rimasti ancora in piedi
possa creargli qualche serio problema.
LA PROTESTA DEI MAGISTRATI
L'attacco della casa del fascio alla magistratura è talmente grave e arrogante da aver
provocato le dimissioni, per protesta, dell'intera giunta dell'Associazione nazionale
magistrati, in cui sono rappresentate tutte le correnti politiche, da Magistratura
democratica a Unicost, da Magistratura indipendente a Movimenti riuniti. Il presidente Anm
Giuseppe Gennaro denuncia che per avere un attacco di queste dimensioni e violenza bisogna
risalire "in pieno fascismo'': "Abbiamo solo un precedente nel 1924, quando la
giunta dell'Anm si dimise per l'assassinio Matteotti. Non troviamo altri precedenti''. E
riguardo al piano del governo per "riformare'' la giustizia il documento dell'Anm
sottolinea che "non solo è delegittimato l'intero ordine giudiziario, ma qui è
sovvertito il principio in base al quale spetta ai giudici il potere di interpretare e
applicare le norme secondo la Costituzione''.
Sprezzante è stata la reazione della casa del fascio alla clamorosa protesta dell'Anm:
"Ne saranno nominati altri'', ha dichiarato il capogruppo di FI al Senato, Schifani,
che ha anche avuto la sfrontatezza di definire le dimissioni "una provocazione nei
confronti del parlamento che sta solo svolgendo la propria funzione per riformare la
giustizia''. Anche il Csm è intervenuto, con la richiesta di un plenum avanzata da dieci
suoi membri di varie correnti, per avere chiarimenti sulle gravi affermazioni di Castelli
circa presunte "riunioni di magistrati per disapplicare leggi dello Stato'' (legge
sulle rogatorie, ndr).
Comportamento pilatesco invece, e quindi di appoggio di fatto all'offensiva della casa del
fascio, quello del capo dello Stato, che in un primo momento dal Portogallo aveva parlato
in difesa del principio costituzionale della separazione dei poteri, accendendo illusioni
nei rimbambiti e incapaci dell'Ulivo su un suo schieramento contro il governo; salvo poi,
il giorno dopo, precisare che la sua "era solo una constatazione'', senza
"riferimenti polemici o d'attualità''. Esce quindi pienamente riconfermata anche in
questa grave vicenda l'intesa di ferro stabilita tra il nuovo Mussolini e l'inquilino del
Quirinale, che gli sta reggendo il sacco, coprendolo anche a livello internazionale, in
nome del comune disegno massonico di accelerare la riorganizzazione della seconda
repubblica in senso neofascista, presidenzialista, federalista e militarista.
12 dicembre 2001
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