Da una legge fascista all'altra
Affossiamo la legge fascista sulla droga
Assurda equiparazione tra droghe pesanti e leggere, tra spacciatori e consumatori. 10mila ragazzi rischiano di finire in carcere

Martedì 7 febbraio il governo del neoduce Berlusconi ha varato il fascistissimo stralcio Fini-Giovanardi sulla droga che cancella con un colpo di spugna la volontà popolare espressasi in materia nel referendum del 1993. Per evitare qualsiasi discussione di merito e farlo passare in quattro e quattr'otto, i banditi della casa del fascio hanno ancora una volta stracciato le più elementari regole parlamentari, inserendo il provvedimento come maxiemendamento nel decreto sulle olimpiadi invernali di Torino e imponendo la "fiducia" sia al Senato che alla Camera.
Ancora una volta il ruolo dell'"opposizione" guidata da Prodi è stato di fatto un ruolo di copertura: a dicembre aveva frenato la mobilitazione di piazza assicurando che "non ci sono i tempi tecnici perché il governo approvi il provvedimento in questo scorcio di fine legislatura" e dopo la proroga concessa da Vittorio Emanuele Ciampi al neoduce Berlusconi, aveva affermato che essa sarebbe servita solo a scopi mediatici. Così, a cose fatte, Maurizio Gasparri di AN ha potuto affermare che la legge "è il suggello della legislatura" mentre Verdi, PRC e PdCI balbettavano qualche timidissima dichiarazione di disappunto. Il guaio è che Gasparri ha ragione, dato che la legislatura della casa del fascio era cominciata nel 2001 di fatto con Gianfranco Fini in una caserma dei carabinieri a dirigere le operazioni che portarono alla mattanza di Genova e all'assassinio di Carlo Giuliani e si conclude con una legge che permette alle "forze dell'ordine" di arrestare un giovane se fuma uno spinello.

La "tolleranza zero" riempirà le galere
La repressione dei consumatori di droghe leggere e delle vittime della tossicodipendenza è infatti l'unica filosofia portante di questa ennesima mostruosità giuridica partorita dai gerarchi del regime. Non vi sarà più alcuna distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere, vengono inasprite in maniera inaudita, e senza precedenti nel mondo, tutte le sanzioni penali ed amministrative per il consumo e la detenzione di sostanze stupefacenti.
Sebbene le tabelle sulla quantità di sostanza stupefacente oltre la quale la "detenzione" si trasforma in "spaccio" saranno divulgate successivamente dal ministro fascista Storace, nel testo approvato è scritto che la pena è "da sei a vent'anni di carcere" per chiunque "importa, esporta, riceve, acquista o detiene una sostanza stupefacente per uso non esclusivamente personale". Per chi detiene invece un quantitativo per "uso personale" scattano le sanzioni amministrative, come la sospensione della patente di guida, del porto d'armi, del passaporto, del permesso di soggiorno per motivi turistici (o, nel caso di cittadino extracomunitario, non lo otterrà mai), l'obbligo di firma, "il coprifuoco".
"La nuova legge - ha detto significativamente il mastino rabbioso Carlo Giovanardi dell'Udc - pone fine a una situazione di grande incertezza perché a oggi i tribunali hanno troppa discrezionalità nello stabilire se si tratta di spaccio oppure di consumo personale".
Accanto alla "tolleranza zero" viene sancita la "parità tra pubblico e privato", ossia tra Sert e comunità terapeutiche private e no profit, con queste ultime abilitate a certificare lo stato di tossicodipendenza.
Le conseguenze pratiche di questa ondata di proibizionismo, che vanno a braccetto con le norme della legge cosiddetta ex-Cirielli che inasprisce le pene per i "recidivi" per piccoli reati, saranno che migliaia e migliaia di giovani e meno giovani, consumatori di droghe leggere e pesanti, rischiano di essere sbattuti in carcere o in comunità trasformate in carcere, ai lavori forzati, queste ultime lautamente finanziate con soldi pubblici, mentre i carnefici, ossia le cosche mafiose, potranno continuare a prosperare indisturbati ed estendere il controllo economico e politico su intere regioni del Paese, svilimento e in prospettiva smantellamento dei Sert (sulla stessa linea intrapresa per quanto riguarda i consultori), i quali già alle prese con le croniche carenze di strutture e personale e con gli spietati tagli governativi alla sanità, avranno sempre più difficoltà a mettere in atto la loro funzione preventiva, diagnostica, terapeutica e riabilitativa. I medici, gli infermieri e gli psicologi saranno infatti messi sotto stretto controllo governativo nella loro attività professionale e in particolare nell'utilizzo delle terapie sostitutive per la riduzione del danno ("il metadone è una droga" ha detto don Gelmini e lo Stato "non può spacciare droga"), mentre gli assistenti sociali saranno sommersi dai compiti burocratici e polizieschi imposti loro da procure, questure e prefetture.

Mobilitarsi subito!
Mentre la rete delle comunità terapeutiche annuncia la disobbedienza civile nei confronti della legge in un "appello urgente per la mobilitazione" lanciato dalla rete "Non incarcerate il nostro crescere" si può leggere il seguente giudizio: "i consumatori di qualunque sostanza e i tossicodipendenti verranno criminalizzati e condannati come spacciatori, seppure presunti, con pene dai sei a vent'anni (dai 6 ai 20) di reclusione e questo, oltre che sulla vita delle persone che vi incapperanno, avrà una drammatica conseguenza sul sistema giudiziario e penitenziario e favorirà invece le mafie del narcotraffico. Dietro agli articoli di questa legge si intravede distintamente il disprezzo per coloro che vivono i problemi delle dipendenze patologiche e l'odio per i giovani e i loro stili di vita, confermato dalla criminalizzazione della cannabis che viene equiparata nella repressione all'eroina e alla cocaina. Si tratta di un messaggio assolutamente demenziale anche dal punto di vista educativo, di informazione e di prevenzione. Sulla pelle dei tossicodipendenti e delle loro famiglie, in realtà, vogliono costruire un impero di affari offrendo l'alternativa delle comunità autoritarie e di pseudo-recupero al carcere: in realtà si tratterebbe sempre di un luogo di costrizione, con una esecuzione privata della pena, senza neppure i diritti dell'ordinamento penitenziario. Con questa legge vogliono distruggere il sistema integrato dei servizi pubblici e del privato-sociale e ogni politica anche timida di riduzione del danno, rimandando sulla strada le persone in trattamento e inserite nella società, attraverso il lavoro o lo studio, spezzando positive relazioni di inserimento".
Checché ne dica Giovanardi, che ha avuto l'ardire di sostenere che "mai provvedimento è stato tanto condiviso", la forza popolare per affossare, con una grande mobilitazione di piazza, una legge totalmente illegittima e illegale nonché per spazzare via dalla scena politica coloro che l'hanno creata, c'è! Mobilitiamoci allora, senza attendere che sia la "sinistra" borghese al governo a mettere a posto le cose, il che potrebbe dimostrarsi una pia illusione!

La nostra posizione
Per i marxisti-leninisti il consumo non può in alcun modo essere considerato reato. Vanno invece subito tolte dalla clandestinità tutte le droghe leggere. Occorre altresì depenalizzare il consumo delle droghe pesanti e procedere alla somministrazione controllata di eroina, cocaina, morfina e metadone tramite strutture pubbliche, in condizioni igieniche ottimali e senza che ciò comporti alcuna repressione e schedatura poliziesca dei tossicodipendenti.
Legalizzare le droghe leggere e depenalizzare il consumo di quelle pesanti non significa affatto eliminare il mercato nero sul quale si fonda buona parte dell'impero economico criminale. Significa "solo" assestargli un duro colpo e farlo arretrare, impedire a chi gestisce il traffico un controllo asfissiante e capillare su interi quartieri e zone e su decine di migliaia di giovani. È ovvio che ancora esisterà il mercato nero, poiché è illusorio sperare che tutti i tossicodipendenti si rivolgano alle strutture pubbliche, tuttavia esso sarà notevolmente ridimensionato.
Noi chiediamo che lo Stato destini alla lotta contro la droga il frutto dei sequestri ai danni di produttori e trafficanti, partendo dalla costruzione di attrezzati centri pubblici di cura, disintossicazione e riabilitazione. Nella scuola deve essere istituita una seria e scientifica informazione contro l'uso delle droghe e sui loro effetti.
La lotta alla droga si può in definitiva vincere solo sul piano politico, rimuovendo i fattori economici e sociali che ne facilitano l'espansione, in primo luogo dando un lavoro stabile, a tempo e salario pieno e sindacalmente tutelato ai giovani e a tutti i disoccupati, sviluppando il Mezzogiorno, risanando le periferie urbane, facendo della scuola e dell'Università un servizio sociale goduto dal popolo e dal popolo controllato, dando la casa a chi ne ha bisogno, incrementando i servizi sociali pubblici.
In ultima analisi solo abbattendo il capitalismo e conquistando il socialismo si affosserà il mostro della droga, nell'immediato gli si possono però spuntare gli artigli.
Affossiamo la legge fascista sulla droga Fini-Giovanardi!

8 febbraio 2006