Mentre la maggioranza governativa pensa di salvarsi la faccia con gli "aiuti umanitari" a un popolo che ha concorso a massacrare
L'ITALIA E' IN GUERRA E LA "SINISTRA" PARLAMENTARE NON CHIEDE LE DIMISSIONI DEL GOVERNO E L'USCITA DEGLI AGGRESSORI IMPERIALISTI DALL'IRAQ
L'opposizione di cartone si spacca in tre sulla questione del "cessate il fuoco"
LA CORRENTE DI COFFERATI VOTA L'IPOCRITA MOZIONE DS-MARGHERITA

Mentre il popolo iracheno subisce i bombardamenti e i massacri degli aggressori angloamericani, sostenuti a livello politico e logistico anche dall'Italia in guerra a fianco della coalizione imperialista, nel parlamento nero è andata in scena il 3 aprile un'ipocrita e deprimente sceneggiata sugli "aiuti umanitari" alle popolazioni colpite. Con 241 sì, 204 no e 30 astensioni la Camera ha approvato infatti la risoluzione della Casa del fascio, fatta propria dal governo, con la quale la maggioranza cerca di salvarsi la faccia dichiarando di "appoggiare e sostenere iniziative umanitarie", intraprese dalle preposte organizzazioni della Ue e dell'Onu, a favore delle popolazioni irachene che essa stessa sta contribuendo a massacrare.
Contemporaneamente sono state bocciate le tre mozioni in cui si è spaccata la "sinistra" parlamentare, tutte comunque non molto diverse nella sostanza da quella della maggioranza, dal momento che nessuna di esse chiede le dimissioni del governo guerrafondaio Berlusconi e l'uscita degli aggressori imperialisti dall'Iraq, ma al massimo una "tregua" o un "cessate il fuoco" per consentire i soccorsi umanitari.
La risoluzione della Casa del fascio, primi firmatari Elio Vito (FI), La Russa (AN), Volontè (UDC) e Cè (Lega), nell'auspicare un "recupero del ruolo centrale delle Nazioni Unite nella vicenda irakena" e il "rafforzamento" della Nato, impegna genericamente il governo a favorire "iniziative umanitarie, nello stesso territorio iracheno o nei Paesi limitrofi", ma senza fare alcun cenno ai selvaggi bombardamenti e al diluvio di fuoco rovesciati quotidianamente sull'Iraq, che tra l'altro impediscono di fatto i soccorsi alle popolazioni. Le "iniziative umanitarie", insomma, non devono in alcun modo interferire né tantomeno intralciare i piani di conquista e le operazioni militari sul campo degli aggressori imperialisti angloamericani, a cui l'Italia dà tutto il suo appoggio.
Lo ha ribadito, in risposta alla "sinistra" parlamentare che si ostina ad accusare Berlusconi di essere "ondivago" e "latitante" sulla guerra, il sottosegretario agli Esteri, la craxiana Margherita Boniver, che in apertura del suo intervento ha subito precisato che il governo "sente il dovere, ancora una volta, di dichiarare la sua coerenza con le scelte fatte e approvate dal Parlamento, di solidarietà con le grandi democrazie, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che sono, in questo momento, impegnate sul terreno". L'Italia, ha aggiunto con gelido cinismo la Boniver, "non è belligerante ma non è neutrale. Il ricorso alla forza è certamente un fatto estremamente doloroso. Ci auguriamo che le vittime siano contenute al minimo e siamo certi che questa sia la strategia adottata dai comandi degli alleati". Stop.
Quindi, per il governo, gli "aiuti umanitari" vengono - se verranno - in subordine e nell'ambito di questo quadro militare assolutamente prioritario. Inoltre, non facendo cenno al problema dell'accoglienza dei profughi iracheni sul nostro territorio, ma specificando anzi che gli interventi saranno "in territorio iracheno" o nei "paesi limitrofi", la risoluzione della Casa del fascio sposa in pieno la posizione dei razzisti della Lega, che hanno chiesto di respingere alle frontiere i profughi di guerra trattandoli alla stregua di clandestini. Come ha precisato infatti il sottosegretario all'Interno, il fascista di AN Mantovano, il governo esclude l'adozione di una legislazione speciale per i profughi iracheni, ai quali continuerà invece ad essere applicata la legge Bossi-Fini, che notoriamente rende estremamente difficile il riconoscimento dello status di rifugiato politico.
Per la "sinistra" parlamentare questo passaggio alla Camera poteva essere l'occasione per chiedere le dimissioni del governo guerrafondaio del neoduce Berlusconi e l'uscita degli angloamericani dall'Iraq, cosa che al di là dell'esito pratico avrebbe comunque marcato una presa di distanza netta e inequivocabile dagli aggressori imperialisti e dai loro alleati. Invece è andata in tutt'altra maniera.
Non solo questa presa di distanza netta e inequivocabile dal governo e dall'aggressione all'Iraq non c'è stata, ma l'opposizione di cartone non è riuscita neanche a mettersi d'accordo su una mozione unitaria che contenesse almeno la richiesta di un "cessate il fuoco" per consentire l'effettuazione pratica degli "aiuti umanitari". Fallite le trattative per trovare una sintesi unitaria tra Bertinotti e i leader dei partiti del "centro-sinistra", e tra le stesse componenti della coalizione, la "sinistra" parlamentare si è presentata in aula con tre distinte mozioni.
La prima, firmata da PdCI, Verdi e PRC, che chiedeva un "cessate il fuoco" e l'istituzione di "corridoi umanitari" per soccorrere le popolazioni colpite. Una richiesta già di per sé abbastanza ambigua e ben lontana da quella qualificante dell'uscita degli aggressori imperialisti dall'Iraq. Senza contare che questa richiesta è rivolta come impegno al governo Berlusconi, invece di chiamarlo in causa come complice e alleato degli aggressori angloamericani e chiederne le dimissioni come corresponsabile dei massacri in Iraq.
La seconda, di DS e Margherita, ancora più ambigua e ipocrita della prima, che riduceva la richiesta ad una "tregua", contestualmente per di più a una "lotta intransigente al terrorismo internazionale". Ambiguità e ipocrisia ulteriormente aggravate dall'esposizione fattane in aula dal capogruppo diessino Violante il quale, dopo aver tentato (inutilmente) di attirare addirittura il voto separato della Casa del fascio su quelle parti della mozione che la Boniver aveva detto di condividere, ha tirato fuori altre "perle" come la "necessità di un sistema di difesa europeo" e del sostegno alle posizioni di Blair, per poi scagliarsi contro le "posizioni antiamericane" e "alcuni accenni di antisionismo" (non di antisemitismo) che "stanno emergendo nei movimenti".
E infine una terza mozione dello SDI di Boselli e dell'UDEUR di Mastella, che non chiedeva neanche una tregua nei combattimenti, ma si limitava ad auspicare "il superamento, più sollecito possibile, di questa fase bellica".
Ad aumentare il caos e l'opportunismo regnanti a "sinistra", il PdCI votava anche per la mozione DS-Margherita, ritenendola sostanzialmente uguale alla sua, e la corrente cofferatiana dei DS, che a parole aveva detto di riconoscersi di più nella mozione PdCI-Verdi-PRC che in quella DS-Margherita, ha finito per votare disciplinatamente per quest'ultima e votare invece contro la prima. E pensare che nei giorni precedenti Cofferati e Berlinguer erano stati oggetto di duri attacchi da parte della maggioranza della Quercia per aver criticato la posizione opportunista e sostanzialmente filoimperialista di quest'ultima favorevole a una conclusione "rapida" della guerra.
Alla fine la "sinistra" diessina ha finito invece per avallare proprio quella linea filoimperialista, ispirata a Blair, dei vari D'Alema, Fassino, Violante, Rutelli e Castagnetti, e che è alla base dell'ipocrita mozione DS-Margherita, nel timore di fornire pretesti ai dalemiani che ormai premono per una resa dei conti e la sua espulsione dai ranghi della Quercia.