Grande festa della superpotenza europea (i 10 nuovi paesi)
L'Ue si annette 8 Paesi dell'Est e 2 del Mediterraneo
Berlusconi: "Otto dei nuovi paesi sono passati dalla tirannia comunista alla democrazia. Una grande vittoria"
Romano Prodi: "Abbiamo esportato pacificamente la democrazia. L'Ue deve diventare leader mondiale"
Il 1° maggio a Dublino i capi di Stato o di governo dell'Unione europea hanno celebrato l'annessione di dieci nuovi paesi nella superpotenza europea. Una data storica per l'imperialismo europeo, che vede allargare i suoi confini geografici, (per la prima volta l'Ue avrà una frontiera comune con la Bielorussia, l'Ucraina, l'enclave russa di Kaliningrad, la Romania, la Serbia nonché con la Croazia) espandere il mercato interno, contare di più nello scacchiere mondiale.
I governi dei dieci nuovi paesi, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia, Malta e Cipro, hanno organizzato festeggiamenti per il loro ingresso nella Ue, issando accanto a quelle nazionali, la bandiera con le dodici stelle gialle in campo blu che marchierà lo sfruttamento e l'oppressione dei relativi popoli nel prossimo futuro.
All'unisono i rappresentanti dell'imperialismo europeo hanno espresso il loro giubilo per l'evento, ricordando come esso sia stato reso possibile dal crollo del muro di Berlino e dal disfacimento dell'impero sovietico. Anche in questa occasione hanno voluto sbandierare la vittoria della "democrazia occidentale contro il comunismo", mentre sappiamo bene che l'imperialismo europeo ha prevalso sui paesi revisionisti che col socialismo e il comunismo non avevano più niente a che spartire e che si sono svenduti all'imperialismo. Con Lenin e Stalin in sella questo loro sogno sarebbe rimasto in un cassetto.
Per Berlusconi "è il caso di riflettere sul tempo che richiedono trasformazioni epocali di tale portata", nel caso specifico, la "rivoluzione dei sistemi politici, economici e sociali" attuata da otto dei dieci nuovi Stati membri tutti ex componenti del blocco sovietico, passati "dalla dittatura alla libertà, dalla tirannia comunista alla democrazia costituzionale, dall'economia pianificata al libero mercato". Un allargamento, per il neoduce, che spinge ancor di più la superpotenza europea a raggiungere l'obiettivo di "portare pace, libertà e democrazia" a chi non le ha. "Se vuole affermarle come valori universali ed eterni - ha proseguito il premier italiano - l'Europa non può rassegnarsi all'idea che altrove nel mondo non possano prevalere. Una tale rassegnazione sarebbe la capitolazione di fronte a chi pace, democrazia e libertà combatte con tutte le armi. E sarebbe il tradimento delle speranze e degli ideali che i padri fondatori dell'Europa - De Gasperi, Adenauer, Schumann - (tutti democristiani e servi del grande capitale, ndr) ci hanno consegnato".
Emozionati il presidente della Commissione Ue Prodi, "questo è il più bel giorno della mia vita politica, avevo tre sogni quando ho cominciato il mio lavoro: l'euro, l'allargamento a Est e la Costituzione. Forse riuscirò a vederli tutti realizzati prima di lasciare l'incarico a Bruxelles" e il presidente francese Chirac, secondo il quale quella di Dublino "è stata una cerimonia commovente, che ha espresso veramente la volontà di pace e progresso dell'Europa".
Nei suoi innumerevoli interventi, da Gorizia a Dublino, passando da pagine e pagine di interviste rilasciate ai compiacenti quotidiani borghesi, Prodi ha celebrato l'allargamento della superpotenza europea come una grande vittoria: "Abbiamo esportato pacificamente la democrazia", ha affermato con una faccia tosta senza pari, ed ora "l'Ue deve diventare leader mondiale". Se questo lo dice il leader dell'Ulivo, in perfetta sintonia con i suoi colleghi della destra, si ha la conferma dell'ormai avvenuta omologazione imperialista sull'Europa.
Ora l'Europa "è più unita e più forte", ha dichiarato il neopremier spagnolo Zapatero elogiando l'imperialismo europeo. Se questo è il "nuovo che avanza a sinistra" c'è da stare freschi. Mentre per il cancelliere tedesco Schroeder, preso a modello dalla socialdemocrazia europea, l'allargamento è "il compimento di una missione storica, il sogno di generazioni".
Ci vuole coraggio a titolare "Benvenuti, nuovi cittadini d'Europa" come ha fatto il quotidiano della rifondazione trotzkista "Liberazione" nella sua edizione del 1° maggio. L'inglobamento dei dieci nuovi paesi serve alla superpotenza europea per espandersi a Est e allungarsi pelosamente verso l'Africa e il Medioriente, allargare decisamente il suo mercato a oltre 450 milioni di persone. I popoli di questi paesi saranno invece le vittime sacrificali dell'imperialismo europeo. Con le frontiere aperte nuove masse di manodopera qualificata e a basso prezzo saranno preda delle multinazionali, la concorrenza fra poveri si acuirà, così come si acuiranno le differenze regionali. L'allargamento dell'Ue, infatti, non potrà che aggravare la distanza che separa i 15 dai nuovi 10 entranti. Continuando nella politica liberista e liberticida intrapresa negli anni novanta i nuovi membri sprofonderanno sempre più in una società dove una piccola minoranza di ricchi ingrasserà ai danni di una grande maggioranza di esclusi che non disporranno più di un minimo ammortizzatore sociale.
Essi sono e saranno calamite per gli investimenti e per la delocalizzazione di imprese capitaliste. "L'economia è inevitabilmente soggetta a continue trasformazioni strutturali. Le delocalizzazioni e altri aggiustamenti richiesti dal mercato sono ineludibili" sentenzia la Commissione Ue nel suo ultimo rapporto. Mentre per Willem Buiter, capo economista della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo dei paesi dell'Est (Bers) "Ormai nessuno può dirsi al sicuro. è una situazione scomoda per tutti, ma bisogna adattarsi".
Gli Stati più forti punteranno sempre più a creare dei direttori, mentre nell'immediato hanno già alzato barriere protettive per cautelare gli interessi di alcuni settori, come hanno fatto la Francia e la Germania con l'agricoltura. I nuovi Stati dovranno passare sotto le forche caudine dei criteri di Maastricht e del "patto di stabilità", e prima di poter battere l'euro dovranno rinunciare all'indipendenza economica e finanziaria. Dopo alcuni anni insomma le borghesie nazionali dei nuovi arrivati potranno accaparrarsi nuovi profitti, mentre alle masse operaie, lavoratrici e popolari resteranno povertà e miseria. Un'altra mannaia dopo il passaggio al capitalismo e all'economia di mercato che ha già provocato eserciti di disoccupati e di diseredati e che ha visto affermarsi i fenomeni classici del marciume capitalistico come la prostituzione e la criminalità organizzata che ormai dilagano anche in questi paesi.