A colpi di voti di fiducia alla Camera e al Senato
Approvata la finanziaria stangatrice, recessiva e ingannatrice di Berlusconi
Le nuove tasse sono il doppio degli sgravi fiscali. Nulla per il Mezzogiorno e l'occupazione. Mazzata su pubblico impiego, regioni ed enti locali
Tornare in piazza, a Roma, con 8 ore di sciopero generale
La legge Finanziaria 2005 stangatrice, recessiva e ingannatoria del governo del neoduce Berlusconi è stata approvata in modo definitivo. Dopo ripetuti passaggi nei due rami del parlamento, il nuovo testo emendato è infatti stato licenziato dal Senato il 28 dicembre scorso con i voti favorevoli della Casa del fascio e quelli contrari dei partiti del "centro-sinistra" più i senatori che fanno riferimento a Di Pietro e quelli del PRC di Bertinotti. Come ormai accade regolarmente in questa legislatura, la votazione è avvenuta su testi "blindati", precedentementi definiti all'interno della coalizione di "centro-destra" e senza possibilità di ulteriori emendamenti, e si è svolta con voto palese sulla fiducia, nonostante che la Casa del fascio detenga una larga maggioranza. Ciò a conferma una volta di più, che nella seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, il parlamento non conta più nulla ed è chiamato solo a ratificare decisioni prese in altre sedi. Basti dire che, solo nel 2004, per ben 17 volte il governo è ricorso alla fiducia.
La legge finanziaria varata a Palazzo Madama contiene i provvedimenti esaminati all'inizio dell'iter parlamentare, oltre al maxiemendamento composto di un solo articolo lungo 95 pagine e ben 593 commi, con dentro la controriforma fiscale iperliberista e solo a favore dei ricchi, ulteriori tagli e balzelli e nuovi capitoli di spesa. Cosicché, la stangata di 24 miliardi di euro (di cui 9,5 miliardi di tagli alla spesa, 7 miliardi di nuove tasse e altri 7 miliardi di euro di cartolarizzazioni e dismissioni di immobili pubblici), si arricchisce di altri 6 miliardi di euro di spesa facendo salire la manovra economica a ben 30 miliardi di euro. Se a questa cifra si aggiunge la "stangatina" di 7,5 miliardi, tra tagli alle spese e nuove imposte, del luglio scorso il totale diventa 37 miliardi di euro, circa 74 mila miliardi di vecchie lire.

Tra le peggiori dal dopoguerra
Insomma, la quarta finanziaria berlusconiana si presenta per dimensioni e per qualità negative, tra le peggiori dal dopoguerra che finirà per aggravare la crisi economica, finanziaria e industriale in cui versa l'Italia capitalistica, la più grave degli ultimi 60 anni, ha riconosciuto sconsolato il neopresidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, per peggiorare le condizioni di vita e di lavoro delle larghe masse popolari, per accentuare il divario Nord-Sud, per smantellare ciò che rimane dello "Stato sociale", sanità e assistenza pubblica, previdenza sociale, scuola e diritto allo studio, università e ricerca, per ridurre al lumicino le prospettive future delle nuove generazioni. Altro che "manovra epocale" come ha sostenuto il neoduce con una faccia di bronzo senza pari!
E la situazione che si prospetta non è affatto buona, se è vero come è vero, che in ottobre la produzione industriale è crollata del 5,6%, che il Pil (Prodotto interno lordo) nel 2004 ha segnato un misero 1,4% in più, rispetto al 2,1% vantato dal governo, e che per il 2005 la crescita sarà dello stesso livello, senza variazioni migliorative a fronte di un 2% preventivato. E se è vero come è vero che 2.778 aziende (tra esse 1.640 al Nord e 381 al Sud) denunciano problemi seri, che 180 mila lavoratori circa rischiano di perdere nei prossimi mesi il posto di lavoro. Nonostante ciò, nulla di serio si trova nel testo varato a sostegno dell'occupazione e del Mezzogiorno, se si esclude l'irrisoria riduzione dell'Irap per le nuove assunzioni al Sud.
Questa analisi non cambia di una virgola se si prende in esame la "riforma" fiscale fortemente voluta da Berlusconi come carta demagogica e propagandistica da giocare nelle prossime elezioni regionali (2005) e politiche (2006); che modifica radicalmente le aliquote Ire (ex Irpef), riducendole a tre (23% fino a 26.000 euro, 33% fino a 33.500, 39% fino a 100.000 euro, più un contributo del 4% sopra questa cifra); che alleggerisce per un totale di 500 milioni di euro l'Irap (imposta regionale sulle attività produttive) alle aziende sulle spese di ricerca e per assunzioni al Sud. Una "riforma" sbugiardata persino dai tecnici del Tesoro, che non dà nulla al 60% dei contribuenti, favorisce solo un pugno di ricchi e di capitalisti e, fatto più importante, cancella il principio della progressività delle imposte. La solenne promessa berlusconiana di diminuire le tasse a tutti gli italiani, che fa il paio con quella lanciata nel cosiddetto "Contratto con gli italiani", di aumentare tutte le pensioni minime sopra il milione di vecchie lire, si è risolta di una gigantesca presa in giro.

Più tasse che sgravi
E c'è di più e di peggio! Valutati complessivamente i provvedimenti governativi emerge chiaramente che le tasse il governo della Casa del fascio non le ha diminuite ma aumentate. La Finanziaria promette 5,7 miliardi di sgravi ma solo dopo aver stangato le masse popolari con aumenti e balzelli di ogni genere per 12 miliardi di euro, cioè più del doppio. Si tratta di quella miriade di balzelli che riguardano la casa, i bolli su atti amministrativi, notarili, le tasse di circolazione auto e il rinnovo delle patenti, i contributi per le spese processuali, l'imposta sulle sigarette, la revisione degli studi di settore e del concordato preventivo per i lavoratori autonomi, l'aggravio delle tasse sulle cooperative, l'anticipo del versamento delle imposte.
Gli artigiani, i commercianti e i professionisti, per effetto della rivalutazione di ricavi e compensi pagheranno maggiori imposte per 3.314 miliardi. L'aumento delle imposte di bollo, ipotecaria, catastale, di concessione governativa e di registro sarà di 1.239 miliardi di euro. Incrementi dell'imposizione indiretta che evidentemente investono a vario titolo tutti i contribuenti, come l'aumento dell'accise sulle sigarette, per un maggiore introito di 500 milioni di euro. Completano il quadro l'insieme delle misure sulle locazioni per 992 milioni (senza condono), gli incrementi su lotto, enalotto e giochi (485 milioni), le imposte varie 2.803 milioni di euro. A tutto ciò vanno aggiunte le cosiddette tasse "invisibili", ovvero il drenaggio fiscale non restituito e l'aumento dell'imposta sulle liquidazioni, pari a 2.687 milioni di euro. Questa stangata valutata per il 2005, si ripeterà praticamente nella stessa dimensione, per il 2006 e per il 2007.
Secondo Intesa consumatori, l'associazione che unisce Codacons, Federconsumatori, Adusbef e Adoc, dal primo gennaio 2005 ogni famiglia dovrà sborsare almeno 272 euro in più all' anno. Una cifra questa che somma 50-58 euro di aumento dell'Ici, 15 di rincaro delle bollette elettriche, 20 euro del gas e 37 euro in più per le tariffe Telecom, 11 euro per l'acqua, 11 euro tariffe autostradali, 12 euro per la raccolta rifiuti, 28 euro per il gasolio, 25 euro per le banche, 32 euro per bolli.
La logica fiscale dissennata e padronale di Berlusconi si muove su queste direttrici: ridurre le imposte dirette sul reddito, anche se per la verità di poco (lo 0,4% sul Pil) e solo per i ricchi, proteggere e condonare l'evasione, non fare niente o quasi per recuperare l'immensa area di elusione fiscale, aumentare, persino più degli sgravi programmati, le imposte indirette che pesano su tutti, poveri e ricchi, nella stessa misura. E pensare che nel nostro Paese, secondo dati ufficiali, 100 miliardi di euro sfuggono al fisco.
La Finanziaria approvata al Senato conferma inoltre una seria di provvedimenti gravi e inaccettabili già presenti nel testo originario. Come: il tetto del 2% di crescita delle spese per ministeri, regioni ed enti locali con un taglio preventivato alla spesa corrente tendenziale di 7 miliardi di euro. Con conseguenze devastanti per la sanità pubblica le cui spese sono gestite a livello regionale. Già nel 2004 il fondo sanitario nazionale risultava sottofinanziato di 6-7 miliardi di euro. Nel 2005 tra la spesa prevista e il finanziamento dello Stato mancano altri 5 miliardi di euro circa. Così sarà impossibile garantire anche le cure minime essenziali!
Le stesse conseguenze si avranno a livello territoriale, essendo i comuni strozzati economicamente e perciò "impossibilitati" a erogare gli stessi servizi pubblici e sociali di oggi; a meno che non aumentino le tasse addizionali, l'Ici e non reintroducano i ticket sanitari.

Pubblico impiego e pubblica amministrazione
Tagliare sistematicamente i finanziamenti agli enti locali, costringendoli poi a incrementare le tasse sui cittadini è diventata una costante del governo Berlusconi: tra il 2001 e il 2003 il 76,4% (come a dire 3 su 4) dei comuni capoluogo di provincia hanno dovuto aumentare l'Ici (Imposta comunale sugli immobili).
Altra conferma, nella Finanziaria approvata, riguarda l'arrogante indisponibilità a stanziare finanziamenti sopra al 3,7% per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro del pubblico impiego, a fronte di una richiesta salariale dei sindacati dell'8%. E sempre a proposito della pubblica amministrazione, rimane il blocco del turn-over che potrebbe portare a un taglio del personale di 75 mila unità in tre anni. A quest'ultimo proposito c'è però da tenere presente che la Consulta ha giudicato incostituzionale il blocco delle assunzioni di personale delle Regioni.
Grave, inoltre, il provvedimento che mette in vendita le strade statali alla società Infrastrutture Spa la quale poi le darà in concessione ai privati che le gestiranno facendo pagare il pedaggio.
Da salutare positivamente è invece lo stanziamento, introdotto all'ultimo minuto, di 160 milioni di euro per i forestali calabresi, grazie alla dura e coraggiosa lotta che hanno condotto questi lavoratori. Negativa infine l'imposizione del Tesoro a danno delle popolazioni umbre colpite dal terremoto del 1997, dalle quali pretende la totale restituzione dei finanziamenti statali allora erogati a loro favore.

Tornare in piazza
Nel procedere al varo della manovra economica e finanziaria, il nuovo Mussolini ha ignorato lo sciopero generale di 4 ore del 30 novembre scorso e la grande mobilitazione di lavoratori, disoccupati, precari, pensionati e studenti che, nell'occasione, riempirono ottanta piazze d'Italia. Stando così le cose, non si deve dar tregua al governo. La mobilitazione non può che proseguire, ampliarsi e intensificarsi. E' tempo che tutti i sindacati pensino a programmare, in tempi brevi, un nuovo sciopero generale nazionale di tutte le categorie, questa volta di 8 ore, e con una grande manifestazione a Roma, sotto Palazzo Chigi.
Per affossare la Finanziaria e buttare giù il neoduce Berlusconi!

5 gennaio 2005