L'uomo forte di D'Alema è accusato di corruzione e associazione per delinquere. Intascava 12 mila euro al mese e fruiva gratis di escort
Arrestato Frisullo (Pd), ex vice governatore della Puglia
Indagato anche Mazzarano (dalemiano doc) candidato con Vendola. In manette il primario e due funzionari dell'Asl di Lecce
Vendola non poteva non sapere. Non può sottrarsi alle sue responsabilità politiche

A poco più di un anno dall'esplosione della "sanitopoli" pugliese che tra febbraio e settembre 2009 ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di Alberto Tedesco (ex assessore regionale alla Sanità) e agli arresti di Lea Cosentino (alias Lady Asl) e dell'imprenditore Gianpaolo Tarantini (organizzatore tra l'altro dei festini a base di escort alla corte del neoduce Berlusconi), il 19 marzo è finito in carcere anche Sandro Frisullo ex vicepresidente (Pd) della giunta regionale pugliese. L'uomo forte di D'Alema in Puglia, piazzato da Vendola nella prima giunta regionale di "centro-sinistra" sulla poltrona di vice governatore, è accusato di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta.
Le accuse a suo carico sono confermate anche dalle dichiarazioni di Tarantini che a partire dal novembre scorso collabora con gli inquirenti e ha riferito dei rapporti avuti con Frisullo quando questi era il vice di Vendola con cui lavorava a strettissimo contatto. Tarantini ha confermato ai Pubblici ministeri (Pm) Ciro Angelillis, Eugenia Pontassuglia e Giuseppe Scelsi di avere avuto a libro paga Frisullo e di avergli elargito tangenti, regalie e disponibilità anche di natura sessuale in cambio di vantaggi per le sue società nell'aggiudicazione di appalti presso la Asl di Lecce.
Insieme a Frisullo sono finiti in manette anche Vincenzo Valente, direttore amministrativo dell'Asl di Lecce; Antonio Montinaro, primario di Neurochirurgia del Vito Fazzi di Lecce e Roberto Andrioli, funzionario dell'area gestione Patrimonio dell'Asl di Lecce. Secondo gli inquirenti i tre medici hanno concorso a vario a titolo, con l'ex amministratore regionale nella commissione, negli stessi reati contestati a Frisullo.
Oltre ai quattro arrestati, fra gli indagati a piede libero spicca un altro dalemiano doc; si tratta di Michele Mazzarano: già segretario regionale dei Ds, poi vice del Pd pugliese, quindi responsabile organizzazione del Pd e ora anche candidato alle prossime regionali a sostegno di Vendola. Il suo nome, coperto da un "omissis" nell'ordinanza di arresto per Frisullo, era già saltato fuori l'anno scorso in riferimento a varie inchieste baresi e in particolare per la "famigerata" cena elettorale organizzata da Tarantini a sostegno di D'Alema, invitato d'onore. A tal proposito, il sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha raccontato agli inquirenti di ricordare bene quella cena, e di aver portato subito via D'Alema appena riconobbe Tarantini, su cui aveva indagato anni prima. Una versione che, alla luce delle intercettazioni non regge: D'Alema avrebbe occupato il posto d'onore con a fianco l'inquisita Lea Cosentino e i Tarantini e avrebbe pronunciato anche un discorso elettorale.
"Con Frisullo e Mazzarano - ha confessato Tarantini - avevo un accordo per una sorta di protezione politica a un costo fisso di 12mila euro al mese, somma che ho versato da gennaio/febbraio 2008 fino a novembre 2008. Per le delibere che avevo vinto alla Asl Lecce consegnai a Frisullo in due, tre tranches 50mila euro. Di seguito iniziai i pagamenti mensili". L'ammontare è di circa 150mila euro in danaro più costosi capi di abbigliamento, buoni benzina, regali di vario genere e prestazioni di natura sessuale da parte delle escort della "scuderia di Gianpi": Maria Teresa De Nicolò, Vanessa Di Meglio e Sonia Carpentone.
"A Frisullo - ha precisato ancora Tarantini - i soldi li ho dati o nella sua stanza alla Regione o nella sua macchina, a volte messi in busta. Nessuno era a conoscenza di queste tangenti; spesso ci incontravamo al distributore Q8 a San Giorgio Torre a Mare di Bari. Lui arrivava con la sua macchina, faceva uscire l'autista della Regione, e io entravo e gli davo i soldi". In cambio gli uomini di D'Alema alla corte di Vendola hanno fatto vincere a Tarantini e all'imprenditore barese Domenico Marzocca (indagato a piede libero) appalti per un milione di euro per la fornitura di materiale sanitario da parte delle società di Tarantini e per quattro milioni di euro per la "gestione dinamica dei documenti cartacei e cartelle cliniche" banditi dalla Asl di Lecce e aggiudicati a Tarantini e alla società Prodeo spa di Marzocca. Per il buon lavoro svolto Frisullo ha anche ottenuto la disponibilità, da parte di Tarantini, di un'autovettura con autista e del servizio di pulizia settimanale della sua casa barese in via Giulio Petroni.
Tarantini ha descritto anche l'evoluzione del suo mercimonio con i vertici del Pd pugliese: "il legame con Frisullo si intensificò fino all'estate del 2008 e si raffreddò dopo la mia vacanza in Sardegna perché lui aveva appreso del mio rapporto con Mannarini... Nonostante i rapporti si fossero un po' allentati nel periodo settembre 2008/marzo 2009 continuai a pagare. In qualche occasione si lamentò con me perché per un paio di volte non ero stato puntuale dicendomi che quei soldi gli servivano per aiutare i fratelli". Fino a questo momento Frisullo e Mazzarano hanno negato ogni addebito davanti ai giudici.
Di fronte a tutto ciò, come è possibile che, mentre il suo vice e "le personalità più di spicco della sinistra salentina... le più autorevoli che venivano dagli ex Ds" intascavano fior di tangenti ed erano a libro paga dei vincitori degli appalti delle Asl, Vendola fosse all'oscuro di tutto?
È possibile che l'imbroglione trotzkista liberale, Vendola specie ora che si è completamente convertito al liberalismo e al cattolicesimo, sia diventato anche completamente cieco?
La verità è che Vendola, per quanto riguarda le responsabilità politiche, è dentro fino al collo nello scandalo della sanitopoli pugliese. La stessa Cosentino, sospesa da Vendola il 3 luglio 2009, durante un lungo interrogatorio durato oltre 5 ore ha vuotato il sacco sulle nomine dei primari, le pressioni per gli appalti e dei rapporti corruttivi fra fornitori della Asl e i partiti chiamando direttamente in causa il governatore e asserendo fra l'altro che "Il presidente Vendola non poteva non sapere" di tutto questo mercimonio che avveniva sotto i suoi occhi. E il fatto che, come egli dice, "Quando è scoppiato lo scandalo, che ha scalfito la mia amministrazione, ho azzerato la giunta e non ho contribuito a delegittimare i giudici" non sminuisce le sue responsabilità ma al contrario le aggrava perché ha frenato il lavoro investigativo e ha evitato la decapitazione giudiziaria della sua prima giunta regionale.
Una verità confermata dagli arresti di questi giorni, giunti con oltre un anno di ritardo, e dall'atteggiamento protettivo che ancora oggi Vendola riserva al suo ex vice quando dice che: "Io Frisullo non lo attacco e non lo difendo, nei comizi"; quando mette in dubbio il lavoro degli inquirenti parlando di "verità per me impensabile, se è quella la verità" e afferma che "Per me, e immagino per D'Alema, è stato traumatico leggere quelle cose".

24 marzo 2010