Arrestato un giornalista iraniano, colpevole di aver denunciato sulla stampa la "corruzione e gli scandali di Berlusconi"
Una messa in scena ridicola di cui deve rispondere il governo italiano
Il corrispondente dell'Irib in Italia è accusato di un presunto traffico di armi verso l'Iran in violazione dell'embargo
Il PMLI chiede l'immediata scarcerazione di Masoumi Nejad

"Il governo italiano deve rispondere del suo comportamento indecente e infantile nei confronti di Hamid Masoumi Nejad, corrispondente accreditato dell'Irib (la televisione di Stato iraniana, ndr) presso la Stampa Estera a Roma", affermava il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani, il 7 marzo intervenendo sulla vicenda dell'arresto di quattro giorni prima del giornalista iraniano con l'accusa di essere implicato in un traffico di armi verso la Repubblica islamica. "Nelle condizioni attuali - denunciava Larijani secondo quanto riportato sul sito web in italiano dell'Irib - il piano infantile del governo italiano per arrestare il corrispondente dell'Irib, accompagnato da una messa in scena davvero ridicola, riporta in mente una scena di satira politica più che una realtà" e concludeva sostenendo che "prendiamo atto del fatto che il governo italiano sta mettendo a repentaglio la sua fama sotto il profilo politico ed è inutile insistere perchè questi trabocchetti non possono convincere nessuno".
L'intervento di Larijani seguiva la protesta ufficiale del governo iraniano: il 4 marzo l'ambasciatore italiano a Teheran, Alberto Bradanini, era stato convocato al ministero degli Esteri per dare spiegazioni riguardo all'arresto di due cittadini iraniani. Il portavoce del ministero Ramin Mehman-Parast affermava che la detenzione del giornalista Masoumi Nejad e di un altro iraniano, Homayoun Bakhtiyari, "indicano l'inizio di un'altra sortita propagandistica contro l'Iran". È degno di nota, sottolineava il commento diffuso da Irib, che nell'ultima visita in Israele, il premier italiano Berlusconi aveva promesso alle autorità del regime sionista di intraprendere azioni dure contro l'Iran e il caso Masoumi Nejad appare come un atto della nuova politica italiana nei confronti dell'Iran, voluta ed ordinata da Israele.
Un atto di complicità verso il regime sionista di Tel Aviv col quale il neoduce Berlusconi intende schierare l'Italia in prima fila nell'attacco imperialista contro la Repubblica islamica dell'Iran. Che è condotto dagli Usa di Obama, come ha confermato la visita in Israele del vicepresidente Usa Joe Biden che nella conferenza stampa del 9 marzo col premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito che impedire all'Iran di dotarsi di armi nucleari "è una priorità per gli Stati Uniti".
Con un comunicato del Comando provinciale di Milano delle Fiamme Gialle del 3 marzo, la Guardia di Finanza italiana annunciava di aver arrestato nove persone "cittadini italiani e iraniani per il reato di associazione a delinquere finalizzata all'illecita esportazione di armi e sistemi di armamento verso l'Iran, in violazione del vigente embargo internazionale" e precisava che "tra le persone colpite dalle misure cautelari ci sono anche alcuni soggetti ritenuti essere appartenenti ai servizi segreti iraniani". Nel corso dell'operazione denominata "Sniper" (cecchino) e diretta dal procuratore aggiunto antiterrorismo di Milano Armando Spataro, sono stati sequestrati proiettili esplosivi e puntatori ottici di precisione. A dire il vero è quasi una miseria per un supposto traffico di armi ma tanto basta agli inquirenti, che hanno ritenuto gli arrestati dei membri di una organizzazione che faceva arrivare armi in Iran anche dalla Romania, Gran Bretagna, Germania e Svizzera. In questi termini la notizia è stata rilanciata dagli organi di informazione italiani.
Il sito dell'IRINN, canale news della tv iraniana, denunciava il 4 marzo che "il giornalista iraniano Hamid Masoumi Nejad, arrestato nell'ambito di un'indagine su un presunto traffico d'armi con Iran, è stato in realtà vittima di un complotto ordito per vendicare alcune sue 'rivelazioni' fatte sulla crisi economica italiana e sui casi di corruzione e scandali di Berlusconi". Le "inchieste scomode" di Masoumi Nejad, corrispondente a Roma da più di 15 anni, erano destinate a mettere in luce "la pessima situazione economica" dell'Italia e la diffusa "corruzione" negli ambienti politici. "Aveva cercato di raffigurare nei suoi resoconti le verità della nazione Italia - sottolineava il servizio dell'IRINN - e per questo negli ultimi mesi era stato più volte richiamato dalle autorità italiane che avevano cercato di intimidirlo nella speranza che lui censurasse i suoi reportage a favore del governo italiano. Ora pare che le autorità italiane, con questa messa in scena che non convince nessuno, vogliano vendicarsi dell'uomo che non si era lasciato vincere dalle intimidazioni di un regime fascista. La messa in scena fa parte del piano americano-sionista di accusare ingiustamente l'Iran".
Colpito nel vivo, il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini rispondeva che "non vi è alcun arresto strumentale"; dice il detto popolare che Arlecchino si confessò burlando.
In ogni caso, a parte la vicenda ridicola sollevata dall'inchiesta di Milano, non ci sarebbe nulla di scandaloso nel fatto che l'Iran acquisti armamenti in barba al blocco internazionale imperialista, anzi è un suo diritto di Stato sovrano posto ingiustamente sotto embargo tentare di aggirarlo per difendersi da ogni tipo di aggressione imperialista e sionista.
Il PMLI chiede l'immediata scarcerazione di Masoumi Nejad ingiustamente incarcerato.

10 marzo 2010