A pezzi un'altra illusione elettorale e parlamentare per cambiare l'Italia
Il M5S si sfascia tra espulsioni e dimissioni
Renzi a caccia di parlamentari penta-stellati. Il padre padrone Grillo impone un direttorio a sua immagine e somiglianza e si arroga poteri sulle espulsioni
Senza il socialismo e il proletariato al potere non si cambia l'Italia

L'ennesima illusione elettorale borghese, il Movimento 5 stelle del miliardario show man Grillo, si sta rivelando per quello che è: una truffa organizzata dalla borghesia per tenere le masse impantanate all'interno del sistema capitalistico e soprattutto nell'elettoralismo e nel parlamentarismo borghesi. Il fenomeno non deve essere sottovalutato. Così come da noi ampiamente documentato all'indomani delle elezioni politiche del 2013, quelle che per un soffio non videro l'affermazione del M5S come prima forza politica, non può sfuggire che il M5S ha assunto il ruolo di una vera e propria valvola di sfogo per una parte di elettorato che non si riconosceva più nei partiti tradizionali, per settori operai, giovanili, studenteschi e popolari che più di tutti hanno sofferto sulla loro pelle gli effetti della macelleria sociale imposta dagli ultimi governi sostenuti anche dal "centro-sinistra". Il Movimento 5 stelle ha assunto la funzione di incanalare la crescente indignazione, protesta, malessere e sofferenza sociale sul terreno paludoso dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghesi impedendo, in ultima analisi, che la ribellione e la protesta rompessero gli argini ed esplodessero nelle piazze. In questo senso Il M5S ha avuto la funzione di stabilizzare il sistema capitalistico e le sue istituzioni rappresentative borghesi. Questo nuovo inganno riformista, elettoralista e parlamentarista sta ora andando in frantumi e si trova in piena crisi. Quello che avrebbe dovuto essere il movimento fatto dalla gente comune, onesta e ben distante dalla corrotta politica di palazzo si sta sciogliendo come neve al sole ed i suoi “cittadini”, termine coniato per indicare i deputati ed i senatori eletti, stanno abbandonando la nave che affonda con un trasformismo degno della prima repubblica.
 

Espulsioni pilotate da consultazioni on-line
La vita politica borghese del M5S è stata fin dagli inizi costellata da continue espulsioni e non possono davvero esserci dubbi sulla mano che si cela dietro alla loro messa in scena. Il padre-padrone del Movimento, Beppe Grillo e l'imprenditore Gianroberto Casaleggio, le cui società sono la base organizzativa reale del Movimento, hanno sempre imposto con pugno di ferro le proprie decisioni. In barba alla tanto decantata “democrazia diretta” ogni oppositore interno è stato cacciato dietro la parvenza di decisioni condivise partite dal basso. Campagne mediatiche diffamatorie orchestrate ad arte e, a corollario di queste, pseudo-votazioni on-line gestite e validate dallo staff del miliardario Casaleggio che gestisce il blog ufficiale del M5S.
Le motivazioni date per giustificare le espulsioni dei “dissidenti” sono state sostanzialmente sempre le stesse: partecipazione a trasmissioni televisive, interviste e mancata rendicontazione dei rimborsi. Sempre e solo mere questioni disciplinari interne riguardanti la forma, non la sostanza. Non poteva essere diversamente. Il M5S checché se ne dica è un partito borghese uguale a tutti gli altri e, in quanto tale, funzionale al capitalismo ed alla classe dominante borghese. Nei quasi due anni dell'attuale legislatura, pur disponendo di uno dei gruppi più numerosi tanto alla Camera quanto al Senato, mai il M5S ha messo in discussione l'attuale sistema capitalistico e le sue ingiustizie. Show mediatici, caricature politiche, cori goliardici ma mai nulla di concreto in favore delle lavoratrici e dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, dei cassaintegrati, dei pensionati e degli studenti.
Tutti i deputati ed i senatori del M5S si sono sempre comportati come dei bravi soldatini di guardia al capitale e, da questa consegna, mai nessuno si è discostato. Gli espulsi non lo sono stati per avere attaccato la dittatura della borghesia o messo in dubbio il sistema capitalistico ma solo per avere infranto le regole interne del Movimento che garantiscono al duo Grillo-Casaleggio il controllo assoluto. Nell'aprile del 2013 il senatore Mastrangeli è stato espulso per aver parteicpato a una serie di trasmissioni televisive. Nel giugno dello stesso anno la senatrice Gambaro è stata espulsa per avere criticato la gestione verticistica da parte di Grillo. Nel febbraio del 2014 il “giro di vite” si è aggravato. Per avere criticato Grillo e rilasciato alcune interviste ad essere cacciati sono stati i senatori Orellana, Campanella, Bocchino e Battista. Nel novembre scorso hanno avuto luogo altre due cacciate: i deputati Pinna e Artini, rei di non avere rendicontato spese e rimborsi.
 

Le fughe e la campagna acquisti del Berlusconi democristiano Renzi
La vita parlamentare del M5S è stata caratterizzata oltre che dalle espulsioni anche e soprattutto da continui abbandoni. Decine i deputati e i senatori che in questi due ultimi anni hanno lasciato il Movimento per approdare ad altri gruppi o formazioni politiche borghesi. Anche in questi casi nessuna vera voce critica sul capitalismo e sullo sfruttamento della classe dominante borghese. Gli abbandoni sono stati tutti per meri dissapori interni, soprattutto su questioni organizzative. I primi a lasciare sono stati, nel giugno del 2013, i deputati Labriola e Fumari. Pochi giorni dopo, in solidarietà alla senatrice Gambaro che era stata espulsa, hanno abbandonato il M5S le senatrici De Pin e Anitori e il deputato Zaccagnini. Nel febbraio del 2014 si sono dimessi i senatori Grasso, Mussini, Casaletto, Romani, Bencini, Bignami seguiti poco tempo dopo dai deputati Catalano e Tacconi. Il 15 ottobre scorso anche la senatrice De Pietro ha abbandonato il Movimento passando al gruppo misto. Se sugli abbandoni più recenti molti hanno ritenuto non esente da responsabilità lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi su quello avvenuto il 17 dicembre scorso, quello del deputato Currò, non possono davvero esserci dubbi a riguardo. In quella occasione il Berlusconi democristiano Renzi ha sfoderato tutta la sua faccia tosta e la sua arroganza dimostrando di infischiarsene della stessa democrazia borghese che dovrebbe tutelare.
L'operazione è stata orchestrata ad arte. In accordo con lo stesso Currò, Renzi ha aspettato l'intervento del capogruppo grillino Sibilia che, come poteva facilmente aspettarsi, è stato molto critico nei confronti dell'operato del suo Governo. In veste di presidente del consiglio il Berlusconi democristiano ha quindi ribattuto ma non sui contenuti sollevati da Sibilia bensì, attenendosi così al copione prestabilito, con un generico appello di responsabilità ai deputati del M5S a non isolarsi e anzi a rendersi disponibili a collaborare con il governo. La parola è stata quindi presa dal deputato Currò che, mentre il governo e l'intero gruppo del PD ascoltava in silenzio tombale già pregustandone l'annuncio, ha proclamato la sua disponibilità alla collaborazione con il governo e la conseguente uscita dal M5S. Il breve intervento di Currò è stato ascoltato da un gongolante Matteo Renzi che, come le telecamere hanno ripreso chiaramente, per tutto il tempo ha fissato ironicamente il capogruppo grillino Sibilia a cui alla fine ha anche rivolto un occhiolino in segno di sfida, a sottolineare il successo della sua compravendita. Non soddisfatto di questi vergognosi ammiccamenti, nel corso di una successiva intervista Renzi si è assunto il pieno “merito” dell'operazione dichiarando con il suo sorriso sornione, a chi gli chiedeva della possibilità di formare un gruppo parlamentare di fuoriusciti 5 stelle vecchi e nuovi, che probabilmente di fuoriuscite ce ne sarebbero state ancora. Le parole di Renzi, reincarnazione moderna e tecnologica di Berlusconi e Mussolini, sono state presto confermate dai fatti. Neppure dopo una settimana, il 22 dicembre scorso, i senatori Vacciano e Simeoni e il deputato Iannuzzi hanno abbandonato il M5S per approdare al gruppo misto.
Che le istituzioni borghesi fossero corrotte fino al midollo lo sappiamo da tempo ma mai le cose si erano spinte fino a questi livelli. Renzi ha dimostrato ancora una volta tutto il suo disprezzo per il parlamento, trattato alla stregua dell'“aula sorda e grigia” di mussoliniana memoria, come e peggio del suo maestro Berlusconi. Mentre quest'ultimo infatti svolgeva le sue compravendite di nascosto e per tramite di intermediari e faccendieri Renzi lo fa in prima persona, alla Camera, sbeffeggiando gli avversari con l'arroganza di un boss mafioso.
 

Il nuovo direttorio non salverà il M5S dallo sfascio.
La campagna acquisti di Renzi ha uno scopo politico ben preciso: garantirsi numeri sicuri all'elezione del successore di Napolitano, le cui dimissioni sono attese per i prossimi giorni. Anche se Renzi è al momento il cavallo di battaglia della borghesia non bisogna commettere l'errore di ritenere il fronte borghese-capitalistico come unito e compatto. Per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica è probabile che la corrente interna ai partiti borghesi, curatori d'affari dei rispettivi gruppi economici e finanziari, non lesineranno colpi bassi. In un siffatto contesto ogni singolo voto potrebbe rivelarsi decisivo e, in quest'ottica, il M5S costituisce fin d'ora un bacino di voti a cui attingere. Consci del pericolo rappresentato dalla campagna acquisti di Renzi, soprattutto dopo il recente tracollo elettorale del M5S in Emilia-Romagna e le critiche alla sua gestione verticistica, il duo Grillo-Casaleggio non si è fatto trovare impreparato creando ad hoc un direttorio per il M5S.
Al momento, dopo più di un mese dalla sua nascita, ancora non si conoscono le funzioni e gli scopi di questo organismo il cui stesso nome sembra essere intercambiabile: direttorio, collegio dei garanti, comitato di garanzia. La sua costituzione è stata effettuata secondo gli sperimentati metodi “Grillo-Casaleggio”: nominativi fidatissimi scelti solo da loro due, lista bloccata di cinque componenti, una consultazione online (sul blog del M5S gestito dall'azienda di Casaleggio) dall'esito plebiscitario più che scontato. Il direttorio così creato non solo non allenterà il controllo diretto di Grillo e di Casaleggio sul M5S ma anzi ne aumenterà la forza. Per tramite dei loro nuovi cinque fidatissimi burattini potranno imporre ogni loro decisione, anche e soprattutto in tema di espulsioni, e mantenere così la disciplina interna in un partito borghese che rischia di esplodere. Fanno ridere le altre novità recentemente introdotte quali un comitato d’appello per fare ricorso contro le espulsioni, un ente terzo per certificare le votazioni online e la possibilità per un quinto degli iscritti di chiedere l’indizione di una consultazione in rete.
Tutto questo nuovo fumo non nasconde minimamente la verità: il M5S si è rivelato fallimentare. Non avrebbe potuto essere diversamente. Le sue contraddizioni lo viziavano dall'origine e la sua natura borghese non poteva che scompaginarlo. Non esistono, e la storia del M5S ne è l'ulteriore prova, terze vie. O con la borghesia ed il suo capitalismo o con il proletariato ed il socialismo. Interessi contrapposti
Alla lunga è impossibile conciliare gli interessi dei grandi capitalisti con quelli della classe operaia, dei disoccupati, dei pensionati, delle masse popolari, giovanili e femminili, o conciliare il liberismo economico con la necessità di garantire scuole, università, servizi sociali e sanitari pubblici e universali per tutti.
Alla fine quella parte degli elettori di sinistra che si sono fatti momentaneamente irretire e turlupinare da Grillo e Casaleggio finiranno per comprendere che solo il socialismo può cambiare davvero l'Italia, abbattere il capitalismo e la dittatura borghese e dare il potere al proletariato.

8 gennaio 2015