A Roma, su invito della FIOM
I metalmeccanici in piazza contro il governo Renzi e il Jobs Act
In corteo 50 mila lavoratori, studenti, associazioni e organizzazioni politiche venute da tutta Italia. Grande combattività degli operai. Molti slogan contro Renzi. Cantate “Bandiera Rossa”, “Bella ciao” e l'”Internazionale”. Susanna Camusso defilata sul palco. Il servizio d'ordine allontana da sotto il palco le bandiere e i cartelli del PMLI. Landini sparge illusioni politiche, sindacali e costituzionali con la coalizione sociale riformista
La Delegazione nazionale del PMLI diretta da Cammilli indica la via al proletariato per conquistare il potere politico

Dal nostro inviato speciale
Quando iniziano i primi interventi dal palco Piazza del Popolo si sta riempendo. In poco tempo 50mila manifestanti la occupano completamente, compresa la scalinata che la sovrasta. Il corteo, molto combattivo, era partito un paio di ore prima dal concentramento fissato in Piazza della Repubblica dove sono confluiti lavoratori provenienti da tutte le regioni italiane. Assieme a loro anche studenti, precari, disoccupati e movimenti provenienti da tutta Italia che hanno deciso di aderire alla Coalizione sociale promossa da Landini ma anche gruppi, associazioni e partiti che non vi aderiscono, come il PMLI, ma che sono venuti a Roma per manifestare contro il governo del nuovo Berlusconi Renzi.

Il governo Renzi nel mirino
Il governo, i suoi attacchi ai diritti dei lavoratori, le controriforme che restringono le stesse libertà democratiche borghesi sono stati i principali obiettivi di tutti quelli che si sono ritrovati in piazza il 28 marzo. Una fortissima carica antigovernativa ha pervaso tutta la manifestazione, nel corteo sono risuonati sopratutto slogan contro Renzi, il Jobs Act, il PD. La classe operaia, i lavoratori, hanno espresso tutta la loro rabbia, la voglia di lottare, l'insofferenza verso i continui attacchi a cui sono sottoposti. La cancellazione dell'articolo 18 che porta con sé oltre alla libertà di licenziamento anche la negazione di qualsiasi libertà al lavoratore dentro la fabbrica, l'impoverimento dei pensionati e l'innalzamento dell'età pensionabile, il blocco dei contratti del pubblico impiego e più in generale il blocco salariale in tutte le categorie, la disoccupazione, la cassa integrazione, il lavoro sempre più precario, questo e altro hanno fatto tabula rasa dei diritti conquistati in decenni di lotte dal movimento operaio.
Contro tutto questo si è scagliata la rabbia dei manifestanti. In larga parte costituiti da lavoratori organizzati dalla Fiom. Ad aprire il corteo lo striscione dei lavoratori della Fincantieri impegnati in una difficile vertenza contrattuale. Proprio in questi giorni nei cantieri navali ci sono stati degli scioperi contro l’atteggiamento dell'azienda pubblica che vorrebbe estendere il ricorso agli appalti scorporando le unità produttive, pretende di ridurre diritti e salari, allungare gli orari e controllare i lavoratori con dei microchip negli scarponi (il famigerato “controllo a distanza” del Jobs Act). Pochissimi gli striscioni di fabbriche, nella stragrande maggioranza i lavoratori erano organizzati nelle varie federazioni territoriali della Fiom. Particolarmente imponenti quelle di Brescia, Modena, Torino e altre città del nord, numerosa quella laziale, in tanti anche dalla Sicilia.
In tutto il corteo sono state cantate ripetutamente Bandiera rossa, Bella Ciao e anche l'Internazionale mentre slogan e cartelli prendevano di mira Renzi “Renzi fascista, sei il primo della lista” e il PD, “dove vanno gli operai il PD non c'è mai”, il Jobs Act e la “riforma” della scuola. Le bandiere rosse dominavano la scena e il loro colore tingeva il corteo e Piazza del Popolo in maniera talmente forte che Rosy Bindi (PD), presente, ha esclamato: “avrei preferito meno bandiere rosse”. Tanta Fiom, collettivi studenteschi, precari e disoccupati, qua e là Emergency, Libertà e Giustizia. Tra i partiti erano presenti SeL, PRC, PCDI, PCL.
La carica antigovernativa e in certi spezzoni anche anticapitalista non è stata raccolta dagli organizzatori bensì è stata cavalcata e addomesticata per essere utilizzata ad uso e consumo della “sinistra” borghese, riproponendo, seppur con nuove forme organizzative, le vecchie ricette riformiste e spargere l'illusione che si possa addolcire il capitalismo avendo come bussola la Costituzione borghese ormai ridotta a carta straccia del 1948. I discorsi tenuti da Landini e Rodotà confermano pienamente le nostre analisi che abbiamo sviluppato su Il Bolscevico a mano andava avanti il loro progetto.
Apparentemente unire tutte le forze del mondo del lavoro, di chi è sfruttato, per far valere i propri diritti sembra una parola d'ordine da appoggiare ma quello di Landini e soci è ben altro, è un progetto, ancora in corso, per ricostruire una rappresentanza politica che sappia di nuovo riunire l'elettorato di partiti a sinistra del PD fatta a pezzi dalle innumerevoli sconfitte elettorali e dalla partecipazione a governi di “centro-sinistra” che hanno portato avanti le stesse politiche liberiste e antioperaie di quelli guidati da Berlusconi, con l'intenzione di prenderne il posto.
Alla manifestazione assieme a Vendola, Ferrero, Diliberto, c'erano persino i redivivi Ingroia e Casarini che, pur con posizioni diverse, sono pronti a risalire su un nuovo carro che li possa riportare, assieme ai loro partiti o movimenti, dentro al parlamento e rimettere in gioco una forza a sinistra del PD, visto anche lo spazio lasciato dal partito di Renzi che si è ulteriormente spostato verso destra. Si sono fatti vedere anche gli esponenti della minoranza PD, accolti freddamente dalla piazza, Civati, Fassina e Cuperlo, che cercano visibilità alla loro corrente pur rimanendo ancorati alle poltrone dentro al loro partito. Ma sia per i primi che per i secondi stiamo sempre parlando di “sinistra” borghese che alla fine fa da copertura al PD e a futuri governi di “centro-sinistra” come avvenuto in passato con Prodi.

Dal palco vecchie ricette riformiste
A questo riguardo gli interventi dal palco sono stati esemplari. Naturalmente non ci riferiamo a quelli delle delegate operaie o del rappresentante degli studenti, anzi. Quest'ultimo ha fatto un intervento molto applaudito dove denunciava con forza la “Buona scuola” di Renzi che prevede presidi baroni, subordinazione ai padroni e soldi alle scuole private. Ci riferiamo agli interventi di Rodotà e Landini. Il primo ha fatto un lungo discorso incentrato sulla democrazia che sarebbe “mutilata” e la Costituzione non completamente attuata. Ma forse se ne è accorto solo adesso che la democrazia è solo formale e non sostanziale? Ma in ogni caso, fermo restando il capitalismo e la divisione della società in classi, non può essere diversamente. Mentre la Costituzione è stata oramai cancellata da destra, ma anche nella sua forma originale la possiamo definire formalmente antifascista e popolare, ma sostanzialmente ancorata ai principi borghesi, primo fra tutti la proprietà privata.
Per l'ex garante della Privacy la Coalizione sociale dovrebbe fare da “massa critica sociale” ma al tempo stesso politica. Per fare cosa? “Per contribuire all’agenda politica del Paese”. Insomma, portare avanti le rivendicazioni dei lavoratori e le proposte di “riforma” delle istituzioni borghesi per correggere le “storture” del sistema capitalistico rendendolo meno ingiusto e più democratico. Un film già visto che non porta da nessuna parte, tra l'altro in un momento di controriforme neofasciste.
Landini si è mantenuto su quella falsariga anche se ha usato toni più duri per cercare l'investitura della piazza a nuovo leader della sinistra: “Renzi ha fatto peggio di Berlusconi perché lui si fermò davanti alla mobilitazione dei lavoratori”, “Il governo e Confindustria vogliono solo rendere il lavoro una merce (ma lo sarà sempre finché perdura il capitalismo, ndr), come era nell’800” minando “diritti, lavoro e democrazia”. Ma contemporaneamente ha fatto affermazioni più che discutibili come all'inizio del suo intervento, quando ha esordito con un “non siamo in piazza per difendere cose che non ci sono più, anche perché ci hanno tolto tutto. E Renzi stia tranquillo, non siamo qui contro di lui, ma abbiamo l’ambizione di proporre idee per il futuro dell’Italia”.
Ma come, non era una manifestazione contro Renzi e il suo governo? Che vuol dire “non difendiamo cose che non ci sono più?” Allora non ha più senso difendere l'articolo 18? E le “idee per il futuro dell'Italia” quali sono? Le stesse di Rodotà, riformare il capitalismo collocando i lavoratori sotto l'ala della borghesia riformatrice e socialdemocratica, spargendo illusioni politiche, sindacali e costituzionali, legare i lavoratori al gioco elettorale che prevede l'alternarsi delle varianti di destra e “sinistra” della borghesia infognando i lavoratori dentro il capitalismo. Landini dimostra di non essere “più a sinistra” di altri esponenti di quella stessa parte politica che abbiamo visto alla manifestazione, è dello stesso stampo. La differenza sta nell'influenza che ancora esercita sui lavoratori, sulla sua figura personale per il momento non ancora screditata da scandali o inciuci.
Landini non scioglie nemmeno tutti i nodi organizzativi e per ora non si autocandida a leader della Coalizione sociale anche perché sono in molti a pensare che lui punti alla segreteria generale della Cgil, quando nel 2018 scadrà il mandato della Camusso. Il bacio affettuoso che le ha dato sul palco forse vuol dire che c'è un accordo tra i due? Non a caso Landini vuole rinnovare il sistema di voto nella Cgil perché quello attuale impedirebbe la sua nomina a segretario poiché questo è scelto dal gruppo dirigente dove non ha grande sostegno, mentre un'elezione di tipo diretto, tipo primarie, grazie anche alla sua esposizione mediatica, lo favorirebbe. La Camusso era sul palco, con un atteggiamento freddo e distaccato, sempre in un angolo, rendendo palese come il suo appoggio all'iniziativa era più formale che sostanziale. L'unica licenza che si è presa è stata alla conclusione quando ha rimproverato a Landini di aver citato il papa Giovanni XXIII: “te la potevi risparmiare” (e in effetti...).

Il PMLI
Alla manifestazione ha partecipato una rossa e combattiva delegazione nazionale del PMLI guidata dal compagno Andrea Cammilli e composta da compagni provenienti da Lazio, Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna. Con i loro corpetti, le spille e i fazzoletti hanno dato una bella immagine proletaria sia i giovani che i più maturi. Hanno portato cartelli, bandiere dei Maestri e del Partito, lanciato slogan e cantato. Il PMLI non si è limitato a trattare la questione attraverso Il Bolscevico on-line ma ha voluto essere fisicamente in piazza portando il punto di vista dei marxisti-leninisti tra i lavoratori presenti in massa alla manifestazione, per non lasciare completo campo libero a vecchi e nuovi imbroglioni riformisti. A tutti i membri della delegazione è giunta una lettera di ringraziamenti (pubblicata a parte) per il lavoro svolto da parte dei dirigenti nazionali con alla testa il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi
Pur con forze numericamente limitate già i primi compagni giunti al concentramento sono stati avvicinati da molti manifestanti. Un lavoratore voleva acquistare la bandiera dei Maestri, un altro ha lasciato un contributo per una spilla, altri hanno richiesto Il Bolscevico e noi li abbiamo invitati a seguirlo sul web. Sono state diffuse centinaia di volantini con le parole d'ordine e quelli dal titolo “Il potere politico spetta di diritto al proletariato” e “Viva la lotta di classe”. Innumerevoli le foto che ci sono state scattate, special modo ai cartelli che invitavano a spazzare via Renzi e allo sciopero generale. Molte foto del PMLI sono apparse su vari siti, come l'Ansa , youreporter e la.repubblica.it . Sul sito del quotidiano romano si trova anche una breve intervista al compagno Andrea Cammilli, seppur tagliata nella sua significativa parte finale, nella quale il compagno sottolinea la partecipazione attiva del Partito per “manifestare contro questo governo reazionario e antioperaio che sta togliendo ogni diritto ai lavoratori come l'art. 18 o lo Statuto dei lavoratori e contemporaneamente favorisce i padroni. Renzi ci vuole riportare indietro di cent'anni”.
Lo spezzone del PMLI ha sfilato in mezzo ai metalmeccanici, cantato assieme a loro le canzoni proletarie, anche parecchi dei nostri slogan sono stati rilanciati sia più avanti che indietro a noi, anche quelli politicamente più impegnativi come “Tutti uniti contro il capitalismo, tutti uniti per il socialismo”. Al nostro passaggio molti facevano cenni di approvazione, altri ci salutavano e ci incitavano. Come accade generalmente alle manifestazioni sindacali o a forte connotazione operaia i marxisti-leninisti si ritrovano in mezzo al corteo come pesci nell'acqua. Ben diverso invece l'atteggiamento degli organizzatori nei nostri confronti.
Al nostro arrivo in piazza del Popolo ci siamo posizionati abbastanza vicino al palco, anche perché la piazza non era ancora completamente piena. Nessun problema con chi ci stava vicino, anzi, qualcuno si è persino offerto di aiutare una compagna a reggere la bandiera. A un certo punto però è arrivato il servizio d'ordine che con fare aggressivo ha invitato alcune compagne e compagni a indietreggiare perché non volevano bandiere di partito davanti a Landini. Gli è stato risposto prontamente che c'erano anche bandiere di altri partiti e non si può vietare di esporre i propri simboli.
In seguito un altro elemento, con fare meno arrogante, si è avvicinato per chiedere di spostarci e gli è stato fatto notare il suo atteggiamento in netta contraddizione con quanto declama la Coalizione sociale, “democratica e aperta a tutti” ma evidentemente non alla falce e martello, quantomeno quella del PMLI. Alla fine siamo tatticamente indietreggiati di alcuni metri ma ciò non ha impedito che nella piazza il PMLI tra i partiti fosse quello più visibile e tanti filmati sono lì a dimostrarlo. Ciò non toglie la gravità del fatto perché erano anni che non succedeva una cosa del genere. Magari veniva mandato appositamente uno striscione a coprirci ma qui ci è stato chiesto “ufficialmente” di indietreggiare.
Staremo a veder gli sviluppi, se su certe questioni la Coalizione sociale porterà avanti battaglie specifiche da appoggiare e adotterà veramente un atteggiamento aperto come declama a parole. Certamente le scadenze elettorali potrebbero restringere queste possibilità. Il PMLI è più che disponibile a un fronte unito di lotta contro il governo Renzi, siamo stati i primi, inascoltati, a proporlo. Uniti per spazzarlo via, per farlo cadere con la piazza, poi ognuno andrà per la propria strada. Siamo invece fortemente contrari al progetto politico di Landini perché, come abbiamo detto nell'intervista rilasciata a repubblica.it , pensiamo che solo il socialismo possa garantire un reale cambiamento ai lavoratori e alle masse popolari.
La Coalizione sociale si presenta invece come l'ennesimo inganno per legare i lavoratori al capitalismo. Sarebbe un suicidio politico per le lavoratrici e i lavoratori farsi abbindolare, perché la negazione del partito del proletariato, indicata quasi come indispensabile da Landini e soci, significa la rinuncia per la classe operaia alla propria emancipazione e a quella dell'intera società, l'accettazione del capitalismo e la rinuncia al socialismo e alla conquista del potere politico.

1 aprile 2015