Incontro tra il nuovo zar e il nuovo duce all'Expo
Renzi e Putin uniti contro lo Stato islamico
Il papa invita l'inquilino del Cremlino alla pace sull'Ucraina. Perfetta intesa con Berlusconi

 
Lo scorso 4 marzo la visita di Matteo Renzi a Mosca e l'incontro con Vladimir Putin avevano avuto al centro la questione del rilancio dei rapporti commerciali tra i due paesi e in merito alle questioni politiche la situazione in Ucraina e quello delle varie crisi in Medio Oriente. Il tema centrale era comunque stato quello della crisi libica che aveva visto il nuovo duce e il nuovo Zar del Cremlino d'accordo per combattere il terrorismo, ossia lo Stato Islamico (Is). Gli stessi temi e le stesse conclusioni sono state al centro del loro nuovo incontro il 10 giugno nel Padiglione Italia all'Expo di Milano.
Nel suo intervento Renzi ha affermato che “viviamo un quadro internazionale difficile, non solo per le questioni che non ci vedono uniti, ma anche per questioni che dovranno vederci sempre più dalla stessa parte in uno scenario sempre più complicato, a partire dalla minaccia terroristica internazionale” e ha chiesto esplicitamente che “la Russia sia in prima fila contro le minacce globali”, a partire dall'Is. Una chiamata alla collaborazione imperialista con Mosca che trova orecchie attente al Cremlino, impegnato a rompere l'isolamento cui lo ha stretto la politica aggressiva dell'imperialismo americano in merito alla questione Ucraina; la posizione di Renzi conferma come l'imperialismo italiano voglia giocare, soprattuto sullo scenario europeo, anche in proprio; magari prendendo il posto della Germania che finora guidava le danze nei rapporti con la Russia ma che, come dimostrato al recente G7, si sta allineando alla posizione dura di Washington.
A un Renzi che affermava che “abbiamo condiviso il principio fondamentale che l’accordo di Minsk 2” sull’Ucraina “è la stella polare, la bussola, il punto di riferimento di tutti gli sforzi e credo che tutte le donne e gli uomini di buona volontà lavorino perché possa essere pienamente attuato”, Putin in sintonia ripeteva che “l’accordo di Minsk deve essere applicato in tutti i suoi aspetti di natura politica, militare umanitaria e sociale, ma non tutti sono stati attuati in pieno”; “non ci sono altre soluzioni se non la pace“, chiosava il nuovo zar che al momento punta con gli accordi di Minsk a congelare sul terreno quella spartizione che divide l'Ucraina.
Dalla questione Ucraina e dal tema della sanzioni Putin è partito per sottolineare che “con Renzi abbiamo parlato del tema delle sanzioni che non possono essere un ostacolo, o si eliminano o si modificano per sostenere le aziende che vogliono collaborare con noi. E questo vale anche per i contratti firmati in campo militare e tecnologico”. “L’Italia è il quarto partner commerciale della Russia – ha ricordato il leader del Cremlino – ma recentemente gli scambi si sono ridotti del 10% e nell’ultimo trimestre sono scesi del 25%. Una situazione non soddisfacente per i russi ma io credo anche per l’Italia”. E soprattutto per le “oltre 400 aziende italiane presenti in Russia con oltre un miliardo di scambi commerciali mentre i nostri investimenti in Italia sono del valore di 2-3 miliardi di euro”. Tra Italia e Russia “i rapporti culturali, commerciali e politici durano da più di 500 anni“, ricordava Putin e “l’Italia è un grande partner della Russia in Europa”. Renzi assicurava che l’Italia “lavorerà insieme” alla Russia “per riuscire insieme a ripartire dalla tradizionale amicizia italo-russa, per affrontare le sfide, sia quelle che ci vedono su posizioni differenti sia su quelle che ci vedono sulle stesse posizioni. Il lavoro che ci vede insieme noi vogliamo che abbia un futuro”.
La giornata politica di Putin proseguiva nel pomeriggio a Roma e in Vaticano per un nuovo appuntamento con papa Francesco, chiesto pare all'ultimo momento e concesso con altrettanta rapidità. Il papa e il presidente russo hanno parlato “principalmente” di Ucraina precisava un comunicato della sala stampa della Santa sede. E in merito, spiegava la nota vaticana, il pontefice “ha affermato che occorre impegnarsi in un sincero e grande sforzo per realizzare la pace, e si è convenuto sulla importanza di ricostituire un clima di dialogo e che tutte le parti si impegnino per attuare gli accordi di Minsk”. Come sostiene Putin.
Putin e Bergoglio discutevano anche dei conflitti in corso in Siria ed Iraq, confermando, puntualizzava la nota vaticana, “quanto già condiviso circa l’urgenza di perseguire la pace con l’interessamento concreto della comunità internazionale, assicurando nel frattempo le condizioni necessarie per la vita di tutte le componenti della società, comprese le minoranze religiose e in particolare i cristiani”. Una sottolineatura che trovava ben disposto Putin che già in passato si era presentato come protettore dei cristiani d'Oriente.
Sulla questione ucraina Russia e Vaticano hanno da tempo una sintonia significativa. Il papa non ha mai condannato apertamente l'intervento della Russia e si è limitato ad auspicare la fine della guerra “fratricida” a fronte della pressioni della chiesa cattolica di Kiev che denuncia l’invasione russa. E alle pressioni degli Usa che volevano che il Vaticano “manifestasse l’aumentare della sua preoccupazione” per la situazione in Ucraina durante l’incontro, come aveva chiesto alla vigilia l’ambasciatore americano presso la Santa Sede, Kenneth Hackett: “noi pensiamo che il Vaticano possa dire qualcosa in più circa le preoccupazioni sull’integrità territoriale” dell’Ucraina. Bergoglio non lo ha fatto, quantomeno pubblicamente.
Fra Bergoglio e Putin si era registrata piena sintonia nel settembre 2013, alla vigilia di quello che sembrava l'imminente aggressione militare dell'imperialismo occidentale alla Siria di Assad. La Russia era contraria e difendeva il regime di Damasco per non perdere il suo prezioso alleato regionale e trovò un insperato sostegno in Bergoglio che, in occasione del G20 di San Pietroburgo, scrisse a Putin chiedendo ai capi di Stato e di governo di abbandonare “ogni vana pretesa di una soluzione militare” contro Damasco e di impegnarsi ad “una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato”. L'asse Mosca-Vaticano dette un contributo a rallentare la corsa della macchina da guerra imperialista, la crisi siriana virò verso l'intesa sulla distruzione delle armi chimiche di Damasco e l'imperialismo americano cambiò tattica e passò a finanziare e addestrare la resistenza armata al regime.
A Putin fa molto comodo una sponda “politica” del peso di quella del Vaticano e non ha mancato di esprimere pubblicamente la sua stima per le posizioni del pontefice, come lo scorso16 aprile, quando affermò che “io ritengo che il Papa ha una tale autorità nel mondo che troverà il modo di ottenere comprensione con tutte le persone della terra, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa”. Certo Bergoglio, a differenza dei predecessori Wojtyla e Ratzinger, rifiuta il ruolo di baluardo morale dell’Occidente guidato dagli Usa e punta a partecipare al governo multilaterale del mondo; gli serve dialogare con tutte le maggiori potenze e il dialogo con Mosca può anche facilitargli l'apertura della strada verso la seconda superpotenza imperialista mondiale, la Cina.
L'intensa giornata italiana del nuovo zar del Cremlino si concludeva con un breve incontro e un abbraccio in serata all'aeroporto di Fiumicino col vecchio amico Berlusconi. “Domani presenteremo alla Camera una mozione che si rivolge al governo per non continuare nelle sanzioni verso la Russia, sanzioni che ledono i nostri interessi per degli importi molto consistenti”, affermava l'ex presidente del Consiglio italiano al termine dell'incontro. La perfetta intesa tra i due resiste agli anni e alle alterne vicende.

17 giugno 2015