Poiché l'astensionismo è probabilmente in gran parte apolitico e individualista, non merita valutare un “ritorno” al voto?

Cari compagni,
in occasione delle elezioni politiche (quando avranno luogo e se, come è assai probabile, seguiranno il sistema detto Italicum) sarà il caso di pensare ad opporsi a questa nuova edizione di legge truffa anche dando il voto a formazioni di sinistra – certo non affidabili dal punto di vista della prospettiva socialista, ma alternative al Pd renziano.
So bene che il PMLI è astensionista e non manca mai di sottolineare giustamente l'importanza del numero enorme di aventi diritto che non partecipano, in questi anni, alle votazioni. Tuttavia io credo che, quando siamo davanti a percentuali di astensionismo che oscillano dal 40 al 50%, sia probabile che tale deriva abbia principalmente caratteristiche di squallida apoliticità, di “individualismo di massa”, e che meriti valutare un “ritorno” al voto.
Saluti.
Nicola Spinosi - Firenze
 
Caro compagno,
come forse saprai la scelta del PMLI di non partecipare alle elezioni non è conseguente a una posizione di principio ma è una scelta tattica, decisa di volta in volta seguendo gli insegnamenti del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e in base all'analisi delle condizioni attuali e concrete in cui il Partito si trova a lottare. In futuro non si può escludere (anche se appare assai improbabile) che cambiando tali condizioni il Partito possa partecipare - sempre per ragioni tattiche - a questa o quella consultazione elettorale, politica o amministrativa, nazionale o parziale che sia. Ma il caso che tu avanzi è ben diverso, e investe invece proprio questioni di principio.
La prima volta che il Partito (l'allora OCBI-ml) si trovò a compiere questa analisi, facendo la scelta astensionista, fu in occasione delle prime elezioni regionali del 1970. Da allora i motivi che portarono il Partito a quella scelta non sono cambiati, anzi sono stati sempre confermati e rafforzati dalla pratica. A maggior ragione, se si dovesse votare con la legge Italicum ideata e imposta dal nuovo duce Renzi - una legge piduista peggiore della stessa legge fascista Acerbo, che distrugge il principio stesso di rappresentanza democratico-borghese, e pensata per favorire solo due grandi partiti della destra e della “sinistra” borghesi per poi dare tutto il potere a uno solo dei due - il PMLI non potrebbe che rafforzare la sua posizione astensionista e chiamare con voce ancor più alta le masse popolari a non legittimare col voto il regime mussoliniano di fatto che un tale sistema elettorale sancirebbe.
D'altra parte è pura illusione pensare che in un simile sistema elettorale possano esistere “formazioni alternative al PD renziano”: non solo per la soglia di sbarramento, che nominalmente è al 3% ma che realmente è molto più alta, anche oltre il 10%, dato il minor numero di seggi che rimangono da assegnare col proporzionale detratti i ben 340 che vanno al partito vincente, e dato anche il basso numero di seggi da assegnare in ognuno dei 100 collegi plurinominali (da 3 a un massimo 9); ma anche perché essendo basata sul premio alla lista (in pratica al partito) e non alla coalizione, un partito piccolo non ha speranza di entrare in parlamento se i suoi rappresentanti non vengono candidati in una delle due-tre liste maggiori. E a decidere le candidature sono solo i capi di questi partiti.
In sostanza un piccolo partito, se vuole entrare in parlamento, può farlo solo accettando di fare il reggicoda a uno dei partiti favoriti, senza più nemmeno quel minimo di potere di contrattazione che poteva avere in passato in una coalizione elettorale. Di fatto, anche ammesso che sia sinceramente di sinistra e animato dalle migliori intenzioni, un tale partito diventerebbe inevitabilmente un'altra delle tante coperture a sinistra del PCI-PDS-DS-PD che abbiamo visto nascere e sparire come meteore dal 1970 ad oggi, dal PdUP a Democrazia proletaria, dal PRC al PdCI (ora PCd'I), dalla Sinistra arcobaleno a SEL, fino ad arrivare oggi alla Coalizione sociale di Landini.
Tu stesso chiami l'Italicum una “nuova edizione di legge truffa”: e come ci si può opporre a una truffa partecipando alla truffa stessa? Sarebbe solo un modo per legittimarla e darle una patente democratica, ingannando il proletariato e le masse, ritardando la loro presa di coscienza politica della necessità e urgenza di abbandonare una volta per tutte le illusioni elettorali, parlamentari e riformiste per scegliere invece la via della lotta per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo.
Infine, non siamo d'accordo con te sul significato da attribuire al grande aumento dell'astensionismo di questi ultimi anni, che non si può assolutamente ridurre ad un fenomeno di spoliticizzazione, o peggio di “individualismo di massa”, ma al contrario è un fenomeno denso di significati politici, che marca da una parte il distacco crescente delle masse in generale dalle marce istituzioni borghesi, sempre più corrotte e screditate, sia a livello locale che centrale, e dall'altra segnala il fatto che l'elettorato di sinistra non si sente più rappresentato dai partiti della “sinistra” borghese rinnegata, riformista e falsa comunista.
E proprio qui sta la differenza con l'astensionismo fisiologico del passato, che per decenni non è andato oltre il 15%, perché era l'elettorato di sinistra che partecipava in massa alle votazioni e teneva alta la media, specie nelle regioni “rosse”. Oggi invece è vero il contrario: è proprio l'elettorato di sinistra che ha cominciato ad astenersi in maniera massiccia, come hanno mostrato inequivocabilmente le regionali dell'anno scorso in Emilia-Romagna, dove ha votato solo il 40% degli elettori, e le regionali e comunali parziali di quest'anno, che hanno visto punte eccezionali di astensionismo in regioni da sempre “rosse” come la Toscana e le Marche, ma anche nella Puglia dove da anni governava il trotzkista Vendola.
Oggettivamente l'astensionismo, soprattutto oggi, è quindi un voto anticapitalista, antigovernativo e antistituzionale, ma non lo è ancora soggettivamente. Sarebbe antistorico e controproducente, per un partito marxista-leninista, remare contro questa oggettiva e positiva tendenza, proprio ora che la definitiva svolta a destra impressa dal nuovo duce Renzi al PD ha aperto gli occhi a tanti elettori di sinistra facendogli fare il passo astensionista, che per loro non è stata certo una scelta fatta a cuor leggero o perché hanno preferito andare al mare, come ha insinuato vergognosamente il governatore toscano neorenzista Rossi. Occorre al contrario lavorare per farli andare al di là di un voto di protesta e far maturare la coscienza dell'astensionsimo come un voto dato al PMLI e al socialismo, e che solo lottando contro il capitalismo per il socialismo è possibile cambiare davvero l'Italia e dare il potere politico al proletariato.

24 giugno 2015