Legge di stabilità da 28,6 miliardi
7,80 euro lordi al mese agli statali. Miliardi a palate ai padroni
Tagli alla sanità e alla spesa pubblica. Bloccati i pensionamenti anticipati. L'”opzione donna” costa dal 30 al 50% in meno rispetto all'assegno previdenziale. Migliaia di esodati rimangono fuori dalla “salvaguardia”. Elemosina ai poveri. L'aumento del contante favorisce l'evasione e l'elusione fiscale, le mafie e il lavoro nero. Incentivato il gioco d'azzardo
Niente per il Mezzogiorno

All'insegna dello slogan “tasse giù e Italia col segno più”, il nuovo duce Renzi ha presentato il 15 ottobre alla stampa la sua legge di Stabilità per il 2016 appena approvata in un paio d'orette dal Consiglio dei ministri. Un provvedimento da 28,6 miliardi mirato sfacciatamente al consenso elettorale, abbassando con una mano le tasse ai ricchi e alle imprese e strizzando l'occhio all'evasione e all'elusione fiscale, all'economia in nero e alle mafie, mentre con l'altra taglia ulteriormente la sanità e i finanziamenti a Regioni e Comuni, concedendo solo qualche elemosine ai poveri, ai lavoratori e ai pensionati e niente al Mezzogiorno.
Le due principali novità ad effetto che ha voluto inserire in questa legge – l'abolizione della Tasi sulla prima casa per tutti, abitazioni di lusso comprese, e l'innalzamento del limite ai pagamenti in contanti da 1.000 a 3.000 euro che incoraggia l'economia in nero – sono infatti due cavalli di battaglia storici di Berlusconi, tanto che col primo (l'abolizione dell'Ici sulle prime case) ci vinse le elezioni del 2008. Renzi è andato addirittura oltre, cancellando la Tasi anche per ville e castelli, anche se poi su quest'ultimo punto ha dovuto fare marcia indietro per l'indignazione popolare, ma facendo comunque lauti sconti ai ricchi sia sulle tasse per la prima casa che per l'Imu sulle seconde case. Se ne è vantato sfacciatamente anche in tv, dichiarando a “Otto e mezzo”: “Lo dico alla Berlusconi: meno tasse per tutti. Solo che lui ha fatto lo slogan e se ne è andato, noi lo facciamo davvero”.
Ma quello che lavoratori e pensionati risparmieranno con la cancellazione della Tasi lo ripagheranno con gli interessi con il taglio di 4 miliardi dal Fondo sanitario nazionale, con i tagli alla spesa pubblica della spending review per quasi 6 miliardi, con i tagli di 3,7 miliardi dalle spese dei vari ministeri, e con le “clausole di salvaguardia” se le entrate messe preventivamente a bilancio per coprire alcune voci di spesa saranno inferiori alle attese.
Su oltre metà della manovra pesa infatti la “clausola di salvaguardia” europea da 16,8 miliardi, con l'aumento automatico di iva e accise e la cancellazione delle detrazioni fiscali per lavoratori e pensionati, introdotta nel 2011 a garanzia della riduzione del debito, che doveva scattare nel 2016 e che il governo ha “sterilizzato”, ossia rinviato di un anno. Se non dovessero arrivare i 2 miliardi attesi nel 2016 dalla “voluntary disclosure” (il condono fiscale per gli evasori che hanno nascosto capitali all'estero) e gli altri soldi attesi dall'aumento del gioco d'azzardo e altre entrate aleatorie ma già conteggiate a bilancio, si arriverebbe a 21 miliardi da trovare nel 2017, 30 nel 2018 e 35 nel 2019: una manovra da 85 miliardi nel triennio che Renzi ha solo nascosto sotto il tappeto, ma che pende come una spada di Damocle sulla testa delle masse popolari italiane che saranno chiamate a pagarla fino all'ultimo centesimo. Senza contare che per l'altra metà la manovra è finanziata in deficit, vale a dire scontando uno 0,8% di aumento del rapporto deficit/Pil (dal 1,4% al 2,2%), e mettendo altresì in conto un aumento del Pil del 1,6% nel 2016 che va oltre tutte le più ottimistiche previsioni.
Ma i padroni e le loro imprese godranno subito e comunque della riduzione delle tasse promessa da Renzi: a parte la riduzione dell'Ires, che scatterà dal 2016 (e in tutti i casi dal 2017) se la Ue riconoscerà al governo Renzi i miliardi dell'assistenza ai migranti, che andranno in questo caso direttamente nelle loro tasche, i padroni avranno la cancellazione dell'Imu sui macchinari imbullonati, il superammortamento al 140%, gli incentivi, anche se decrescenti, per le assunzioni con il Jobs Act, e la detassazione dei premi di produttività.
 
Il gioco dei bussolotti di Renzi
Ai lavoratori, ai pensionati, ai poveri e al Mezzogiorno, toccano invece solo le briciole o anche niente: per i lavoratori del pubblico impiego, senza contratto da oltre sei anni, ci sono solo 7,8 euro lordi in più al mese, e per i pensionati, invece degli 80 euro promessi ci sono solo 10 euro al mese per quelli più poveri. Disattesa anche la promessa dei pensionamenti anticipati e l'”Opzione donna” viene prorogata ma a condizioni pesantemente penalizzanti, mentre restano esclusi per sempre dalla salvaguardia almeno 23.200 esodati.
Per i poveri c'è solo l'elemosina della social card da 100 euro al mese per un milione di bambini in condizioni di “comprovata indigenza”, mentre per il Mezzogiorno non c'è nulla, neanche la proroga degli sgravi fiscali da 8.000 euro l'anno per le assunzioni col Jobs Act, che andranno ad esaurirsi progressivamente entro il 2017 come per le imprese del Centro e del Nord. A meno che non si voglia chiamare aiuti allo sviluppo i fondi stanziati per i soliti rattoppi sulla Salerno-Reggio Calabria.
Non ultimo va denunciato anche il metodo infingardo e arrogante con cui il nuovo duce ha gestito la presentazione della legge, facendo approvare in quattro e quattr'otto dal Consiglio dei ministri una bozza solo approssimativa, salvo poi ritardarne la consegna al Quirinale e al parlamento, per aggiustarla via via nei giorni successivi, giocando coi numeri e cambiandoli a proprio piacimento dopo aver sondato le reazioni dell'opinione pubblica, come dimostra il caso dell'abolizione della Tasi sulle abitazioni di lusso, prima sbandierata ai quattro venti e poi ritirata, o delle sale gioco, prima aumentate a 22 mila e poi ridotte a 15 mila, e così via.
Un gioco dei bussolotti particolarmente odioso e furbastro il suo, se si pensa che la legge di Stabilità va presentata in parlamento entro il 15 ottobre, e che solo poche settimane prima egli aveva messo alla frusta il Senato e il presidente Grasso per far approvare la controriforma costituzionale prima del 15 ottobre, con la scusa appunto che altrimenti si sarebbe sovrapposta alla sessione di Bilancio. Mentre invece ha ritardato di ben 11 giorni la sua presentazione al parlamento, avvenuta il 26, togliendo così spazio al dibattito parlamentare per arrivare più facilmente ad approvarla magari col voto di fiducia. Che cosa aspettano le direzioni sindacali a proclamare uno sciopero generale nazionale di 8 ore con manifestazione a Roma sotto Palazzo Chigi per cacciare via il nuovo duce Renzi e il suo governo filopadronale e piduista?
Ecco il quadro delle principali misure di questa odiosa legge che va risolutamente respinta con una adeguata mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari:
 
Sanità
Bloccato da due anni a 110 miliardi, nel 2016 il Fondo sanitario sale a 111 miliardi, col che Renzi si è vantato di averlo aumentato di un miliardo. Ma come sempre bara spudoratamente, perché in realtà lo ha tagliato di ben 4 miliardi. Infatti per l'anno prossimo il Fondo avrebbe dovuto aumentare a 115 miliardi, come stabilito dal pur penalizzante patto per la salute siglato tra il ministro e le Regioni a luglio, poi ridotti dal governo a 113,1 nel Def e infine a 111 con la legge di Stabilità.
Protestano le Regioni, perché con un miliardo si copre a malapena la metà delle necessità previste per il 2016, tra cui 850 milioni per i nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea), 500 per i nuovi farmaci innovativi, tra cui quelli per l'epatite C, 450 per il rinnovo dei contratti e almeno altri 300 per il piano vaccini. E siccome il Fondo dovrà restare fermo a 111 miliardi per tutto il prossimo triennio, nel 2017 le Regioni dovranno tagliare 3,9 miliardi nel 2017e altri 5,4 nel 2018, più 1 miliardo a carico delle Regioni a statuto speciale. Esse lamentano che il Fondo sanitario è arrivato ormai vicino alla soglia del 6,5% del Pil, al di sotto della quale per l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si rischia una riduzione della speranza di vita.
 
Pensioni
La flessibilità in uscita promessa da Renzi per alleggerire la legge Fornero (pensionamento anticipato con riduzione dell'importo) è stata rinviata a “quando i numeri saranno chiari”, dato che non poteva essere fatta proprio “a costo zero” come la vuole lui. Come premio di consolazione c'è la possibilità di chiedere il part time dopo i 63 anni.
Stessa musica per la vagheggiata promessa dell'estensione degli 80 euro ai pensionati: al suo posto c'è solo l'elemosina dell'allargamento della no tax area, portandola da 7.500 a 8.142 euro come per i lavoratori dipendenti (125 euro medi a pensionato, 10 euro lordi al mese!), e per giunta solo dal 2017.
E' stata prorogata l'“Opzione donna” che interessa 36 mila lavoratrici con 35 anni di contributi e 57 anni e tre mesi di età (58 anni e tre mesi per le lavoratrici autonome), che potranno andare in pensionamento anticipato, ma con l'importo calcolato interamente con il sistema contributivo anziché misto e con un anno di ritardo rispetto a quello di maturazione dei requisiti, il che porta a una decurtazione tra il 30 e il 50% dell'assegno. E come regalino dell'ultimo momento ai pensionati è stata inserita anche la proroga fino al 2017-18 della riduzione progressiva dell'indicizzazione delle pensioni al di sopra di tre volte il minimo (circa 1500 euro lordi).
 
Esodati
Prevista la settima (e anche ultima) salvaguardia per gli esodati. Secondo Poletti doveva riguardare 32 mila persone, ma nel testo definitivo se ne contano solo 26.300. Mentre per l'Inps sono 49.500: “E così il governo – denunciano i comitati degli esodati - dopo aver certificato al parlamento che gli esodati da salvaguardare sono 49.500, e dopo aver manifestato solenni impegni a chiudere la vertenza esodati di fronte a quattro commissioni parlamentari riunite, partorisce una parziale soluzione spacciandola per definitiva”.
 
Dipendenti pubblici
Per il rinnovo dei contratti dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici (obbligatorio per una sentenza della Corte costituzionale), scaduti da 6 anni con una perdita del 20% dei salari pari a una media di 250-300 euro a lavoratore, ci sono solo 200 milioni. Una mancia da 7,8 euro lordi a testa, meno di 5 euro netti! Con in più la beffa che con tale “aumento” chi già beneficiava del bonus di 80 euro potrebbe superare la soglia massima e perderne il diritto.
In compenso c'è una nuova stretta sul turn over: fino a tutto il 2018 la spesa per l'assunzione di personale non dirigenziale a tempo indeterminato non potrà superare il 25% di quella sostenuta per i dipendenti pensionati nell'anno precedente. Ai ministeri si chiede un “efficientamento” (leggi tagli lineari) da 3,7 miliardi, più 216 milioni nel 2016 e 700 nel biennio successivo di “risparmi” sugli acquisti centralizzati.
Contro tutto ciò i sindacati annunciano “mobilitazioni durissime”. I Cobas propongono uno sciopero unitario della scuola il 13 novembre con manifestazione nazionale a Roma.
 
Poveri e disabili
Come le dame di carità d'altri tempi Renzi si è vantato di aver stanziato 600 milioni nel 2016 e 1 miliardo nel 2017 “per i bambini poveri”. Si tratta di un'elemosina sotto forma di social card da 100 a 400 euro (a seconda del numero di figli) per 500 mila famiglie e un totale di 1 milione di bambini “in provata indigenza”. Dovranno contribuire però anche i Comuni, il Terzo settore e le Fondazioni.
Qualche altro spicciolo va al fondo per le persone con disabilità gravi (90 milioni), a quello per le non autosufficienze (150 milioni) e a quello per le adozioni internazionali (15 milioni)
 
Università e ricerca
Un altro fiore all'occhiello esibito da Renzi è lo stanziamento di un “gruzzoletto” di 50 milioni di euro per l'assunzione di 500 ricercatori italiani e stranieri a chiamata diretta dall'estero. A cui ha aggiunto un concorso straordinario per 500 “professionisti del patrimonio culturale” da assumere al Mibact e un piano straordinario per 1.000 ricercatori “tipo A” nelle Università.
Ma Cgil, Rete 29 aprile, studenti di Link e Udu, rispondono che il governo usa il “merito per giustificare una brutale riduzione del finanziamento, la progressiva desertificazione universitaria in varie aree del paese, la cancellazione del diritto allo studio”. Mentre dall'altra parte procede alla revisione dei parametri Isee che sta portando a un taglio del 30% degli aventi diritto alle borse di studio e agli alloggi per studenti.
Con una nota la Cgil denuncia che il “torneo internazionale” per i 500 ricercatori maschera con l'”eccellenza” la distruzione del sistema della ricerca e non scalfisce la carenza d'organico, che avrebbe invece bisogno di recuperare i 20 mila docenti persi in 10 anni a causa dei tagli e l'espulsione di oltre 50 mila precari (il 97%). Mentre i 1.000 ricercatori di “tipo A”, sono temporanei e serviranno solo da tappabuchi della didattica. Servirebbe invece un piano straordinario di almeno 6 mila ricercatori e professori associati all'anno per i prossimi 4 anni, oltre allo sblocco del turn over.
 
Imprese
Tanto ciarlatano e avaro è stato Renzi verso lavoratori, poveri e pensionati, quanto di manica larga nei confronti di imprese, ricchi ed evasori. Parlando davanti alla Confindustria a Treviso aveva annunciato trionfante un “pacchetto imprese” da 2 miliardi, un'Ires ridotta dal 2016 (“più bassa della Spagna”), e la cancellazione di Imu e Tasi “per tutti”: “Chiudiamo una discussione di dieci anni e speriamo che riparta il settore delle costruzioni”, aveva detto suscitando l'ovazione della sala.
La riduzione dell'Ires è stata poi rinviata di un anno, e partirà dal 2016 solo nel caso improbabile che l'Ue riconosca all'Italia la “clausola migranti”, che vale 3,48 miliardi nel 2016 e 3,97 nel 2017: i soldi dell'assistenza ai migranti andrebbero cioè a rimpinguare direttamente le casse delle imprese.
Nel 2016 ci saranno invece sicuramente 600 milioni per cancellare l'Imu e l'Irap agricola (ma sembra solo per le società), 500 milioni per l'Imu sui macchinari imbullonati, 831 milioni di sgravi per le assunzioni nel quadro del Jobs Act e 433 milioni per la detassazione dei premi di produttività.
Particolarmente scandalosi sono poi i superammortamenti per 800 milioni fino al 2023 concessi alle imprese al 140% del valore degli investimenti (occasione ottima per per occultare i falsi in bilancio), e i 500 milioni di sconto fiscale con l'Irpef al 10% su salari derivanti da accordi aziendali, sotto forma di voucher da usare per welfare aziendale (asili nido, anziani, disabilità) o partecipazione agli utili dell'azienda.
 
Tasi e Imu
La cancellazione della Tasi sulla prima casa toglie 3,5 miliardi di finanziamenti ai Comuni, che Renzi ha “promesso” di rimborsare (senza specificare da dove li prenderà). Rispetto agli annunci iniziali di cancellarla “per tutti e per sempre”, “senza eccezioni di sorta”, comprese ville e castelli, ha poi dovuto fare marcia indietro, vista l'indignazione suscitata nel Paese per lo sfacciato regalo ai ricchi, precisando su Facebook che l'errore era dovuto a un “disguido sulla legge del 2008”, e che “i castelli” l'avrebbero comunque pagata.
In realtà si tratta non solo di castelli, ma di tutte le case di lusso accatastate come A1, A8, e A9, circa 74 mila abitazioni, i cui proprietari avrebbero risparmiato in media 2.800 euro, contro i 180 degli altri proprietari di prime case. Tuttavia le abitazioni di lusso avranno comunque uno “sconto Renzi” medio di 1.000 euro, per un totale di 190 milioni. Lo rileva la Uil Servizio politiche territoriali, sottolineando che l'aliquota massima si ferma al 4 per mille anziché al 6 come adesso, a cui si somma la detrazione di 200 euro per la prima casa. Col risultato che dalla Tasi sulle abitazioni di lusso si attendono solo 10 milioni di tasse.
“Sconto Renzi” anche sull'Imu per le seconde case: l'addizionale dello 0,8 per mille la potranno mettere infatti solo i 460 comuni che l'applicavano già, e solo per il prossimo anno. Ne godranno soprattutto i proprietari di alloggi di pregio a Roma e Milano, con sconti medi di 400-500 euro. Gli altri Comuni non potranno farlo. I Comuni potranno però aumentare la tassa sui rifiuti e sull'occupazione di suolo pubblico a tutti.
 
Limite contante a 3.000 euro
Il limite per i pagamenti in contanti (quindi non tracciabili per il fisco) è stato innalzato da 1.000 a 3.000 euro: “Aiuta i consumi”, ha ribattuto Renzi alle critiche di quanti la considerano una rivendicazione tipicamente berlusconiana e che manda un segnale equivoco agli evasori, dicendosi pronto anche a mettere la fiducia per farla approvare.
Tra i critici della misura il presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, perché “trasmette un messaggio sbagliato e può contribuire ad aumentare l'incertezza normativa che serve alla lotta contro la corruzione”; e Rosy Bindi, presidente della commisione Antimafi, per la quale “é un regalo alle mafie”.
Cancellato anche il divieto di pagare in contanti gli affitti e le fatture per le consegne dei corrieri, settore questo considerato a rischio infiltrazione criminalità per il riciclaggio di denaro sporco. Per gli affitti in nero si parla di un'evasione di 3,5 miliardi, e per la Cgil solo quelli versati dagli studenti hanno nascosto un imponibile di 1,5 miliardi.
Pur essendo obbligatorio dal giugno 2014, sono praticamente sparite le sanzioni per chi omette di installare il terminale per pagamenti con carta di credito (Pos). Super sconto anche sulle sanzioni a chi non emette scontrini e ricevute, o per chi non ha nemmeno registratore di cassa e blocco ricevute: entro 60 giorni si paga solo un sesto del minimo (42 euro anziché 250). E se non c'è il registratore si paga solo 692 euro anziché 4.150. Aboliti da Renzi anche i blitz della Finanza nelle località di lusso.
 
Gioco d'azzardo
Nella prima bozza della legge di Stabilità il governo annunciava l'intenzione di aumentare a 22 mila le sale gioco, rinnovando le licenze per le attuali 17 mila e approvando 5 mila nuove concessioni per 1 miliardo di maggiori introiti: “Per far emergere dal nero questi punti gioco”, si è giustificato il sottosegretario all'Economia Baretta. Anche se poi, data l'universale indignazione, Renzi ha fatto retromarcia anche qui, promettendo che ci saranno “solo” 10 mila rinnovi e 5 mila emersioni, 15 mila punti gioco in tutto.
 

28 ottobre 2015