Durante l'assemblea dei parlamentari della Nato a Firenze il ministro della guerra Pinotti calzando l'elmetto tuona: “Nessuno ha i numeri alti come i nostri”
Gentiloni: “Sono più di 5mila i soldati italiani all'estero”
E rivendica: “siamo il principale paese europeo in Iraq, e lavoriamo insieme con la Francia, la Germania, il Regno unito, gli Stati uniti e i nostri alleati”
Come fa Renzi a negare che l'Italia è in guerra?

Mentre il nuovo duce Renzi con abile maestria tattica continua a ripetere che: “Non si è mai parlato dell’estensione alla Siria della nostra missione, perché la posizione italiana è molto chiara dall’inizio. Dove non c’è una chiarezza di percorso politico, non c’è nessun impegno dell’Italia nelle operazioni militari, ma diplomatico”, il 27 novembre, nell’ultimo giorno dell’assemblea dei parlamentari della Nato allargata ad altri dodici paesi del Mediterraneo, il ministro degli Esteri Genitiloni ha invece “mostrato i muscoli” agli alleati Nato ricordando: “Noi abbiamo più di 5.000 militari impegnati all’estero. Siamo il principale paese europeo in Iraq, e lavoriamo insieme con la Francia, la Germania, il Regno Unito, gli Stati Uniti e i nostri alleati”. Perciò ha aggiunto Gentiloni: “È un po' strana questa idea di un paese che sarebbe meno impegnato di altri”.
A dargli man forte è scesa in campo anche il ministro della guerra Pinotti che su un possibile intervento armato congiunto tra Francia e Italia contro lo Stato Islamico ha aggiunto: “La Francia non ha fatto delle richieste specifiche, perché essendo con noi in molti teatri (di guerra, ndr) è consapevole dell’impegno italiano che, se andate a vedere i numeri, è molto più consistente di tante altre nazioni. Quindi la Francia ha chiesto ad altre nazioni che erano meno impegnate di poter dare asset. Il loro problema è soprattutto in Mali, nel Shael e anche nell’Iraq nelle zone dell’Isis. Però non ci sono state richieste specifiche. Anche perché in Libano e in molti altri teatri stiamo collaborando insieme, così come in Iraq”. Non a caso ha chiosato la Pinotti: “Attualmente abbiamo 5.800 militari impegnati nelle missioni. Non abbiamo bisogno molto di aumentarli, se andate a vedere nessuno ha numeri alti come i nostri... Siamo impegnati in un’attività aerea importante che è richiesta dalla coalizione, che prevede 270 militari in Kuwait con due aerei Predator, un aereo da rifornimento, quattro Tornado che stanno facendo una ricognizione accurata, perché individuare gli obiettivi è quanto mai importante... Ad oggi è l’assetto che abbiamo deciso, discusso anche in parlamento”. Insomma siamo pronti e preparati a intervenire in tutta l'area mediorientale per distruggere l'IS e dunque, ha concluso la Pinotti: “Se ci saranno necessità specifiche per un paese così colpito e fratello, abbiamo la massima disponibilità”. Insomma lascia capire che tra le potenze imperialiste è in atto una suddivisione delle missioni e degli interventi militari in base alle rispettive zone di influenza e ai loro ex imperi coloniali.
Checché ne dica Renzi è chiaro che l'Italia non solo è già in guerra ma scalpita per capeggiare l'intervento armato imperialista in Libia per distruggere dell'IS e ridare all'Italia in quella regione quel “posto al sole” di mussoliniana memoria.

9 dicembre 2015