Al Sud stipendi più bassi del 30%

Le famigerate “gabbie salariali”, formalmente abolite nel 1969 ma di fatto mai cancellate, sono una triste realtà nell'Italia di Renzi e confermano l'aggravamento del divario che separa il Nord dal resto del Paese.
A certificarlo sono i dati pubblicati dall’Osservatorio JobPricing e Repubblica.it elaborati sulla base di 140mila rilevazioni su 350mila utenti rilevati nel luogo della loro produzione escluso le fonti di guadagno (da pensione, da attività in proprio, da rendite ecc...) che normalmente vengono incluse nelle statistiche Istat.
Lo studio evidenzia che, mentre a Milano un lavoratore guadagna in media 2.500 euro lordi al mese (circa 34.508 euro lordi all'anno) nel Medio Campidano, nel Sud della Sardegna, lo stesso dipendente guadagna circa il 30% in meno e la sua busta paga media lorda scende ad appena 1.600 euro pari a circa 22.500 lordi all'anno.
Il solco comincia ad approfondorsi a partire già dalla seconda in classifica: Bolzano che arriva a 32.897 euro.
Gli assegni più poveri si trovano tutti al Sud. Roma occupa l’undicesimo posto, con assegni da 30.126 euro. Ma per trovare le altre province laziali bisogna scendere fin nella seconda metà della classifica: Latina al 52° posto, con 27.258 euro, poi Viterbo al 63°, Frosinone al 73°e Rieti al 79°.
Anche a livello regionale il Centro-Nord svetta su tutte. Fatto 100 il reddito annuo medio lordo che in Italia ammonta a 28.653 euro, risulta che in Lombardia si sale a 108,8, in Trentino Alto Adige a 107,5 e in Emilia Romagna a 104,3. In Calabria, fanalino di coda, non si arriva a 82 euro. D’altra parte, a testimoniare il baratro che divide il Nord dal Sud ci sono anche i dati forniti recentemente dall’Istat nell’approfondimento sui conti economici territoriali del 2014. Numeri che dimostrano il nesso tra remunerazione dei lavoratori e produttività tanto che il Nord-ovest è l’area con il Prodotto interno lordo (che considera la ricchezza di tutti i soggetti economici) per abitante più elevato: con 32.500 euro, già l’anno scorso ha segnato una leggera risalita rispetto al 2013, anticipando la timida ripresa che si sarebbe manifestata a livello nazionale solo quest’anno.
Il divario con il Mezzogiorno è impressionante: il Sud si ferma a 17.600 euro, poco più della metà della parte settentrionale del Paese. Se si parla di valore aggiunto per abitante, cioè la cifra che sintetizza la crescita del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della popolazione, Milano svetta ancora con 45mila euro, seguita da Bolzano e Bologna. Al fondo di quest’altra classifica troviamo ancora il Medio Campidano, Barletta-Andria-Trani, Carbonia-Iglesias, Vibo Valentia, Crotone e Agrigento, con circa 13mila euro per abitante, contro i 23.900 a livello nazionale.
Questi dati sono la prova provata che il governo Renzi non solo non ha adottato politiche in grado di colmare i devastanti effetti della crisi economica capitalistica sul già martoriato Meridione ma peggiorato sensibilmente la già grave situazione con le controriforme come il Jobs Act e le leggi di stabilità approvate.

16 dicembre 2015