Dialogo con i lettori
Non è adesso il momento di creare il sindacato dal basso proposto dal PMLI?

Salve,
vi scrivo per dialogare con voi in merito al ruolo del sindacato. La premessa è che da una parte il governo Renzi sta distruggendo i sindacati, li vuole rendere marginali, dall’altra parte sono i sindacati stessi a non reagire come si dovrebbe accettando le leggi di questo governo o non criticandolo come si deve rinchiudendosi nel silenzio (che somiglia ad un assenso alle riforme governative, vedi CGIL).
La vostra proposta per rifondare il sindacato partendo dal basso, dal popolo, mi trova completamente d’accordo e la domanda che vi pongo è: non è adesso il momento di creare questo sindacato dal basso, visto e considerato che tutti gli altri sindacati si lasciano insultare, dileggiare, offendere da questo governo in questo momento?
Grazie.
Alessandro - Firenze
 
Salve,
dialoghiamo con piacere con te su un tema della massima importanza: l'esigenza di un nuovo sindacato che sappia rispondere agli attacchi dei governi e dei padroni e faccia veramente gli interessi dei lavoratori e dei pensionati. Il “titolo” che dai alla tua mail recita: Se non ora, quando? In questo modo crediamo tu intenda dire che le condizioni economiche in cui versano le masse popolari, gli attacchi ai diritti dei lavoratori, l'atteggiamento arrendevole, quando va bene, o connivente dei vertici sindacali, sono arrivati a un tale livello che richiederebbero immediatamente la creazione del sindacato dal basso proposto dal PMLI. Un ragionamento che oggettivamente non fa una grinza e finché rimaniamo su di un piano teorico, difficilmente contestabile.
Altresì notiamo con piacere che sei d'accordo con la proposta del PMLI, quella di costruire dal basso un grande Sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori. La nostra è una proposta strategica, di lungo respiro, non perché ci piace perdere tempo o sottovalutiamo la gravità degli attacchi che vengono portati contro i lavoratori e i sindacati. Si tratta di un progetto a lunga scadenza perché le condizioni necessarie per la sua realizzazione al momento non sono dietro l'angolo, ma richiedono un radicale cambiamento dell'attuale situazione sindacale e politica.
In sintesi vogliamo dire questo: già adesso non mancano di certo le motivazioni che rendono necessaria la creazione del sindacato proposto dai marxisti-leninisti, un sindacato libero dalle logiche della compatibilità e della collaborazione con i capitalisti, dove vige la democrazia a tutti i livelli anziché la burocrazia e il verticismo come ora. Allo stesso modo riteniamo indispensabile abbattere il capitalismo e instaurare il socialismo per rompere veramente le catene dello sfruttamento. Poi però dobbiamo scontrarci con la realtà, con la situazione oggettiva, non quella che noi vorremmo fosse. Non basta proclamare questo nuovo sindacato se non ci sono le condizioni per la sua realizzazione.
Certo noi lo crediamo possibile, ma non nell'immediato, anche perché i marxisti-leninisti non intendono creare una nuova sigla sindacale, la quale si andrebbe ad aggiungere alle tante già esistenti senza cambiare sostanzialmente nulla, ma un sindacato che raccolga la stragrande maggioranza dei lavoratori privati, pubblici, precari, dei pensionati. Questo ha come passaggio obbligato lo scioglimento di organizzazioni come Cgil-Cisl-Uil, sindacati di regime più attenti alle esigenze dei padroni, dei governi e delle loro controriforme (come dici tu stesso) che dei lavoratori. Richiede anche lo scioglimento dei sindacati non confederali (USB, Cobas e simili), spesso espressioni dirette di piccoli partiti o correnti trotzkiste o operaiste o anarco-sindacaliste che si comportano come tali: settari e corporativi e comunque incapaci di rappresentare milioni di lavoratori e pensionati, più bravi a dividere che unire, a separare le lavoratrici e i lavoratori più avanzati dal resto delle masse lavoratrici.
Capirai che ciò richiede un percorso lungo che non si può completare dall'oggi al domani. E allora ce ne stiamo con le mani in mano? Certamente no. I compagni, militanti e simpatizzanti del PMLI, ed elementi che condividono semplicemente la linea sindacale del PMLI, già stanno cercando di portare all'attenzione delle lavoratrici e dei lavoratori questa nostra proposta, lavorando principalmente nella Cgil perché al momento è l'organizzazione sindacale che raccoglie la maggioranza della classe operaia del nostro Paese, senza escludere a priori i cosiddetti “sindacati di base” in particolari situazioni dove questi hanno la maggioranza della rappresentatività dei lavoratori. Per avere successo si dovranno creare altre condizioni: la crescita del PMLI e la presenza nel sindacato di un numero maggiore di suoi militanti o sostenitori, una corrente organizzata che lavori dentro e fuori la Cgil alla creazione del Sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, solo per citarne alcune.
Ma non scoraggiamoci, proprio ora che anche in una parte della Cgil comincia pian piano a farsi strada, seppur ancora in maniera confusa e nebulosa, l'idea che occorra qualcosa di nuovo per scompaginare l'attuale situazione sindacale italiana e fornire ai lavoratori e ai pensionati uno strumento sindacale più efficace per difendere i propri interessi. Intanto dobbiamo essere tra i più attivi nel nostro posto di lavoro e nella Cgil, ricercando l'unione con tutti i settori della sinistra sindacale, senza rinunciare al progetto sindacale strategico del PMLI. Propagandandolo nei luoghi di lavoro, nella CGIL e ovunque possibile, occupandoci delle questioni concrete delle masse lavoratrici e pensionate.

5 gennaio 2016