Dialogo coi lettori
 
Che pensate del futuro dei giovani e del ruolo del “giovane” rottamatore di Palazzo Chigi?
Parlare dei giovani non è molto facile, però una cosa posso dirvela: che tu sia un fannullone o un lavoratore, che tu sia di una parte politica o di un'altra, che tu ti impegni politicamente o meno, se rientri nella categoria “giovani” sei prima di tutto stanco e disilluso: stanco perché le tue possibilità sono tutte altrove (un tempo rischiava chi intraprendeva un lungo viaggio, oggi rischia chi resta dov'è), stanco perché ti senti preso in giro da chi si è travestito della tua stessa giovinezza per farne baluardo di cambiamento, illudendoti che sarebbe stato un cambiamento nei tuoi interessi. E non mi riferisco solo a Renzi, mi riferisco anche al M5S che ha cavalcato l'onda di Internet, dei nuovi mezzi di comunicazione, col chiaro scopo di dialogare, innanzitutto, coi ragazzi.
Insomma, ci hanno, tutti i governi (uno aveva addirittura un ministro della Gioventù, tale Giorgia Meloni), convinto di essere parte integrante della vita del Paese e invitato a partecipare, a “riprenderci” il Paese: un “giovane” si è preso (anzi, gli hanno dato) il Paese ma non ci ha reso nulla, anzi, ci ha tolto prima di tutto la possibilità di fare affidamento su contratti di lavoro che rispettassero dei diritti ormai dati per assodati, ma soprattutto creando un mostro-riforma della scuola che, di fatto, trasforma le classi in covi di piccoli sette-nani che con le penne devono estrarre dai libri il diamante della conoscenza sotto la supervisione di un insegnante a sua volta guardato e guidato da un preside-manager con l'obiettivo di renderci produttivi - quantitativamente e non qualitativamente. E ho toccato solo superficialmente delle questioni importantissime.
La gioventù e la sua inventiva sono state asservite a meccanismi di potere vergognosi: siamo stati traditi, effettivamente. Io personalmente non ho mai appoggiato il “caro” rottamatore, ma in tanti l'hanno fatto, proprio perché volevano innovare, cambiare le cose. Il paradosso di questo nostro tempo è che per essere innovatori bisogna guardare indietro, per essere di sinistra bisogna avere un atteggiamento conservatore, cercando di preservare la nostra Costituzione e i nostri diritti.
Un giovane della Valdisieve (Firenze)
 
Innanzitutto ti ringraziamo sinceramente per averci posto le tue interessanti riflessioni, che ci danno un'ulteriore occasione di discutere temi fondamentali per la lotta di classe oggi, quali la condizione giovanile in Italia e il grado di coscienza e di combattività dei giovani, nonché i compiti dei marxisti-leninisti su questo fronte. Intanto apprezziamo molto la tua denuncia di Renzi e della sua opera mistificatoria, demagogica e ingannatoria.
Siamo pienamente d'accordo con le considerazioni circa la delusione dei giovani e le meschine operazioni di Renzi e non solo per accreditarsi mediaticamente fra le masse giovanili del nostro Paese e poi tradirli col “Jobs act”, la “Buona scuola” e così via. Tuttavia, sulla base dei fatti, non troviamo corretto sostenere che “la gioventù e la sua inventiva sono state asservite a meccanismi di potere vergognosi”, perché sembrerebbe che la gioventù nel suo complesso accetti questo stato di cose. Bisogna distinguere tra i giovani di sinistra, di centro e di destra. I giovani di sinistra più informati e coscienti non ci stanno. Ora come in passato sono partecipanti essenziali alle più grandi lotte del nostro Paese. Essi sono stati i primi a imbracciare le armi per dare vita alla Resistenza, la scintilla della Rivolta del luglio '60, i protagonisti assoluti delle Grandi Rivolte del Sessantotto e del Settantasette, sempre in prima fila nelle lotte contro Berlusconi, Monti e Renzi. Essi sono impegnati nel volontariato, nei movimenti, nei centri sociali, finanche nella base delle organizzazioni giovanili e dei partiti di “sinistra”, tutte attività che, al di là delle critiche che gli muoviamo, dimostrano comunque che c'è voglia di impegnarsi per il cambiamento. Non si può immaginare un vero cambiamento senza la partecipazione dei giovani a milioni, perché il futuro appartiene a loro e sta a loro conquistarlo.
Il problema è che le masse giovanili in lotta, in generale, sono ancora sotto l'egemonia del riformismo, cioè della tendenza, comunque mascherata, a non mettere in discussione l'intero sistema capitalistico ma a tentare tutt'al più di smussarlo, di correggerne alcuni punti, mantenendone sostanzialmente in piedi l'assetto economico e sociale fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e quindi sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo con tutto ciò che si porta dietro: sfruttamento dei giovani coi contratti precari, cancellazione dei loro diritti fondamentali a partire da quello per la pensione (l'Inps ha ammesso che i nati nel 1980 potrebbero andarci a 75 anni), sfacelo della scuola pubblica e suo asservimento al mercato e potremmo andare avanti ancora a lungo.
Oggi questa egemonia è messa alla prova dalla crisi devastante del capitalismo e dal sempre più becero e palese asservimento della “sinistra” parlamentare (o aspirante tale) alla classe dominante borghese, tutti fattori che portano settori sempre più ampi di giovani a maturare una coscienza anticapitalista. Ancora però non hanno ben chiaro come sconfiggere il capitalismo e con che cosa sostituirlo. Sui giovani e sulla loro coscienza politica infatti pesano molto la decomunistizzazione e la deideologizzazione: generalmente non conoscono la storia del movimento operaio italiano e internazionale, dei movimenti studenteschi e del socialismo, non conoscono nemmeno il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e in numero fin troppo ridotto conoscono e apprezzano il PMLI e la sua linea giovanile e studentesca.
Bisogna porre la nostra massima attenzione sui giovani che scendono spontaneamente in piazza contro la “Buona scuola”, il precariato, la disoccupazione, il fascismo, il razzismo, la xenofobia, l'omofobia, la guerra, le mafie, la devastazione ambientale, le energie fossili, gli inceneritori e le discariche. Essi sono i primi che dobbiamo cercare di convincere a liberarsi dal riformismo, dal parlamentarismo, dall'elettoralismo, dal governismo e dal costituzionalismo e a combattere contro il capitalismo per il socialismo. Un impegno enorme, di lunga durata, che deve avere un carattere culturale oltre che politico e organizzativo.
C'è bisogno di tanti elementi informati, avanzati e coscienti come te che si impegnino per spostare sulle posizioni rivoluzionarie quei tanti ragazze e ragazzi che sono delusi da questa società e si interrogano su come superarla. Quindi non dobbiamo essere “conservatori” e “preservare” la Costituzione (peraltro già a brandelli e cancellata nei fatti), ma essere rivoluzionari, lottare per una nuova società e per diritti più avanzati, a partire dal lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti e dalla scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e degli studenti. Cioè per l'Italia unita, rossa e socialista.
Si tratta davvero di “riprenderci” il Paese, il diritto a un futuro dignitoso e a vivere la gioventù senza oppressione. Come afferma a chiare lettere l'appello della Commissione giovani del PMLI dal titolo “Giovani prendete esempio dalle Guardie Rosse per cambiare l'Italia”, pubblicato proprio su questo numero de “Il Bolscevico”: “Noi vi proponiamo di scoprire l'esempio delle Guardie Rosse per ispirarvi a loro per portare a successo le vostre lotte per difendere, pretendere e conquistare i diritti che vi spettano, a partire dal diritto ad un lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato, all'istruzione pubblica aperta a tutti, al governo studentesco delle scuole e delle università, con una visione strategica rivoluzionaria contro il capitalismo e per il socialismo. (…) Solo con la lotta i giovani possono ottenere l'abolizione del precariato e il lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti. Solo con un grande movimento studentesco unitario, fondato sulla democrazia diretta, si può conquistare la scuola e l'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti. Solo ricercando l'unità d'azione con tutte le altre forze sociali e politiche anticapitaliste e antirenziane è possibile mettere in campo una potente opposizione sociale nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli atenei e nelle piazze per buttare giù Renzi e cambiare veramente l'Italia”.

11 maggio 2016