Chi siamo e cosa vogliamo

di Giovanni Scuderi
È bene che sappiate con esattezza chi siamo e cosa vogliamo. Vi sono delle questioni ideologiche, politiche e strategiche che stanno a monte di ogni cosa, e che vanno valutate attentamente prima di fare qualsiasi scelta politica, organizzativa ed elettorale.
Noi siamo il partito del proletariato, l'unica classe oggettivamente rivoluzionaria, totalmente antagonista alla classe borghese, in grado di emancipare tutta l'umanità emancipando se stessa. Una classe che nasce con il capitalismo e che è destinata a essere il suo becchino.
Sono stati Marx ed Engels a far prendere coscienza al proletariato di essere una classe per sé con un ruolo generale, il cui compito strategico è quello di emanciparsi dalla borghesia, di abolire le cause dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'esistenza delle clasi, insite nel sistema economico creato dalla borghesia, ossia il capitalismo, di conquistare il potere politico e realizzare il socialismo, la società in cui viene eliminato lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e vengono create le condizioni economiche, materiali, organizzative, culturali per l'avvento del comunismo, che vede finalmente la scomparsa delle classi, dei conflitti di classe, dello Stato e dei partiti. Questa coscienza rivoluzionaria però il proletariato italiano non l'ha mai potuta acquisire completamente, e per questo è ancora subalterno alla borghesia. Ciò a causa della nefasta opera revisionista, riformista, parlamentarista e pacifista dei partiti storici, e di quelli odierni, che si riferivano e si riferiscono solo a parole al comunismo.
Spetta quindi a noi marxisti-leninisti far riprendere in mano al proletariato italiano, e questa volta in maniera corretta e integrale, il filo rosso di Marx ed Engels affinché nessuno lo possa più ingannare, corrompere e deviare dalla via dell'emancipazione e del socialismo.
Noi siamo il partito del proletariato anche se gli operai, in maggioranza, ancor oggi danno la loro fiducia e i loro voti ai partiti della "sinistra" borghese e finanche, sia pure in misura minore, ai partiti della casa del fascio. Lo siamo perché ne rappresentiamo gli interessi immediati e a lungo termine; perché possediamo e attuiamo la sua ideologia e cultura; perché la struttura del PMLI è modellata e funzionale alla sua natura, alle sue esigenze e ai suoi scopi rivoluzionari di classe; perché il nostro Programma generale si propone di guidarlo di tappa in tappa verso la conquista del potere politico. Noi siamo il Partito del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che è la sintesi dell'esperienza storica del proletariato internazionale, la cultura del proletariato, la guida per l'azione dei marxisti-leninisti di tutto il mondo. Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è l'arma ideologica e politica più potente che possiedono il proletariato e i maxisti-leninisti di tutto il mondo. Come dimostra infatti la storia, solo possedendo e brandendo quest'arma si possono vincere le battaglie contro la borghesia e i revisionisti, avanzare nella lotta di classe, conquistare e difendere il socialismo dagli attacchi esterni dell'imperialismo, del nazismo e del fascismo e da quelli interni dei traditori revisionisti.
Senza quest'arma, come dimostra la stessa esperienza del movimento operaio italiano, il proletariato è in balia della borghesia e dei revisionisti, dei neorevisionisti e dei trotzkisti. Non è capace di distinguere l'amico dal nemico, i falsi amici dai veri amici, gli imbroglioni politici vestiti di rosso dai rossi autentici; non è capace di sottrarsi all'influenza della cultura, della morale, della politica, della pratica sociale borghesi. Quest'arma non deve quindi essere usata solo dai marxisti-leninisti ma dall'intero proletariato e da tutti gli alleati del proletariato, compresi gli intellettuali del popolo, che sul fronte culturale sono decisivi per fare a pezzi il liberalismo, che è la cultura della borghesia e di tutti i suoi partiti. Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e i partiti comunisti sono nemici mortali della borghesia, del capitalismo, dell'imperialismo e del fascismo. Per questo l'Unione europea imperialista e la Repubblica ceca governata dai socialisti hanno già cominciato l'iter per metterli fuori legge.
In Italia ancora nessun partito borghese ha avuto il coraggio di scendere su questo terreno, e nel breve periodo sarà difficile che siano messi fuori legge i partiti che si richiamano al comunismo. Tuttavia bisogna essere pronti a tutto, e prepararsi per tempo per poter continuare la nostra opera rivoluzionaria nelle nuove eventuali condizioni.
Noi siamo il partito del socialismo. Il capitalismo non ci sta bene. Dall'Unità d'Italia a oggi, e sono passati 145 anni, non è stato capace di eliminare le guerre, il fascismo, il razzismo, il sottosviluppo del Sud, le mafie e la camorra, la miseria, la disoccupazione, le disuguaglianze sociali, la disparità dei sessi, le differenze tra città e campagne.
Maturando le condizioni oggettive e soggettive andrà distrutto. Bisogna dirlo chiaro e forte, per il bene del proletariato, delle masse, delle nuove generazioni e dell'umanità. Non bisogna farsi irretire dalle anime pie come Bertinotti che predicano la nonviolenza e il rispetto dei nemici di classe. Quando la lotta di classe richiede l'uso della violenza rivoluzionaria di massa, non certo di piccolo gruppo e nemmeno della sola avanguardia, non bisogna pensarci due volte a praticarla. Bisogna usare risolutamente non solo i metodi di lotta pacifici e legali, ma anche quelli violenti e illegali. Purché sempre sia un fatto di massa.
E quando scoccherà l'ora della rivoluzione socialista tutti in piazza e alle armi per dare la scalata al cielo. Vorrà dire che a quel punto la misura è colma, la borghesia non è più in grado di mantenersi al potere con l'inganno parlamentare, riformista e costituzionale e il proletariato e i suoi alleati sono pronti e decisi per battersi per il socialismo.
Il proletariato non deve contentarsi delle briciole del capitalismo, ma deve battersi per avere tutto ciò che oggi appartiene alla classe dominante borghese, perché è frutto del suo sudore e del suo sangue. Dopo la rivoluzione socialista e l'instaurazione del socialismo, ogni cosa deve appartenere al popolo e deve essere goduto da esso attraverso la dittatura del proletariato basata sull'alleanza degli operai e dei contadini cui contribuirano i gruppi sociali amici (i tecnici, i professionisti, gli intellettuali, ecc.). Mentre il rinnegato e liberale D'Alema, presidente dei DS, è "impegnato a moderare gli eccessi del capitalismo", come ha dichiarato a "l'Unità" dell'11 marzo, noi siamo invece impegnati a combattere tutti gli atti del capitalismo per strappargli nell'immediato quanto più è possibile a favore del proletariato e delle masse, e in prospettiva per sopprimerlo.
Non ci può essere un capitalismo "buono" e uno cattivo, un liberismo sopportabile e uno insopportabile. Il capitalismo è sempre capitalismo e la sua politica economica e sociale è sempre liberista e insopportabile per gli operai, i lavoratori, i pensionati e le masse popolari.
Noi non vogliamo addolcire il capitalismo ma eliminarlo. Non è però possibile se non si cambia completamente economia, Stato, società e potere politico. Il che può avvenire solo nel socialismo.
Il nostro socialismo è quello elaborato da Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao e realizzato da questi ultimi tre maestri che non ha nulla a che vedere con i cosiddetti "socialismo del XXI secolo", "socialismo dei cittadini" e "socialismo della persona". Il primo proposto da certi governanti democratico borghesi dell'America latina, il secondo dal riformista premier spagnolo Zapatero e il terzo dal trotzkista ghandiano Bertinotti.
Queste parole d'ordine ingannatorie comunque dimostrano che il socialismo non è morto e sepolto, e che gli imbroglioni politici riformisti, socialdemocratici e trotzkisti hanno di nuovo bisogno di ricoprirsi dietro di esso, e di tornare a sventolarlo per tenere sotto controllo il proletariato, le masse e le nuove generazioni che sperimentano sulla loro pelle le "bellezze" del capitalismo. Il nostro disegno generale del socialismo è stato tracciato dal 3° Congresso nazionale del PMLI, che si è tenuto a Firenze il 27, 28 e 29 dicembre del 1985, e ad esso continuiamo ad attenerci.
Ma perdurando il capitalismo, come indica il documento elettorale dell'Ufficio politico del PMLI, "dobbiamo batterci per vietare all'Italia di partecipare a qualsiasi guerra che non sia di difesa del proprio territorio, per l'uscita dell'Italia dalla Nato, dall'Ueo, e da tutte le altre alleanze imperialiste e militari, per la chiusura delle basi Usa e Nato in Italia, per il ritiro immediato dell'Italia dall'Iraq, dall'Afghanistan e dai Balcani, per il dimezzamento delle spese militari, il ripristino dell'esercito di leva e l'abolizione di quello professionale. Dobbiamo batterci per lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno, il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i lavoratori, la cancellazione di ogni forma di precariato e di flessibilità, il ripristino della scala mobile, il diritto alla casa per tutti, compresi i migranti, il risanamento delle periferie ghetto.
Dobbiamo batterci per la nazionalizzazione di tutte le grosse banche e aziende, a cominciare dall'intero gruppo Fiat, un sistema fiscale basato sulle imposte dirette che attui una vera ed effettiva progressività nella tassazione dei redditi attraverso una lotta rigorosa all'evasione, erosione ed elusione fiscali e l'unicità di imposta per tutte le fonti di reddito, una imposta patrimoniale progressiva su tutti i beni immobili e mobiliari (titoli azionari e simili, depositi bancari, ecc.), con l'esenzione della prima casa di abitazione e il piccolo risparmio entro il tetto di 130 mila euro indicizzati. Dobbiamo batterci per le pensioni, la sanità, l'acqua, la scuola e l'università pubbliche e per cancellare i progetti della Tav in Val Susa, del Ponte sullo Stretto, del Mose a Venezia e degli inceneritori.
Dobbiamo batterci per la piena parità tra donne e uomini in campo politico, sociale, sindacale, professionale e familiare, per la socializzazione del lavoro domestico, i diritti civili e i pacs, l'abolizione del Concordato, l'abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, la difesa della 194. Dobbiamo batterci per la cancellazione di tutte le leggi e le controriforme dei governi Berlusconi".
Condanniamo e respingiamo l'interferenza elettorale del cardinale Ruini contro l'aborto, l'eutanasia e i pacs, la cui posizione è condivisa da Berlusconi e da Prodi.
(Brano tratto dal discorso pronunciato dal Segretario generale del PMLI a Benevento il 25 marzo 2006 al dibattito elettorale organizzato dalla Cellula “Stalingrado 1943”)

6 luglio 2016