Abbattere le illusioni sull'Ue e sulla possibilità di riformarla

 
Nella grancassa mediatica successiva all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea se ne sentono di tutti i colori, ma alla fine lo scopo è semplicemente quello di confondere le idee alle masse e soprattutto ai giovani sul vero significato di questa uscita e abbellire l'Ue come comunità armoniosa dove tutti sono liberi di circolare tranquillamente per turismo, studio e lavoro.
I marxisti-leninisti italiani sono da sempre contro l'Unione europea imperialista e si battono per la totale sovranità e indipendenza nazionale del nostro Paese. Questo perché la classe dominante borghese ne uscirebbe indebolita nella sua capacità di soffocare la lotta di classe e si creerebbero quindi condizioni migliori alla lotta per il socialismo.
È innanzitutto necessario avere ben chiara la vera natura dell'Ue. Contrariamente a quanto sostengono i suoi politicanti, i suoi media e i suoi rappresentanti, essa è una coalizione imperialista di Stati borghesi, banche e monopoli nata per curare i loro interessi: i suoi stessi atti fondativi, a partire dal trattato di Maastricht, obbligano gli Stati membri a perseguire politiche economiche ferocemente liberiste per “sbrigliare” il libero mercato privatizzando tutto il privatizzabile. Per fare un esempio a noi vicino, la privatizzazione dell'Ilva di Taranto è figlia di Maastricht. La stessa libera circolazione della forza lavoro garantita da Schengen è utile al grande capitale che si vede arrivare manodopera qualificata e non a costo più basso, con la quale anche poter ricattare i lavoratori di casa propria e attaccare i loro diritti conquistati al prezzo di dure lotte. La “solidarietà” annoverata fra i principi dell'Ue si è dimostrata una pura falsità con l'austerity spietata e barbara imposta a Grecia, Spagna, Portogallo e Italia per salvare la grande finanza europea e quando si è trattato di gestire la crisi dei migranti. Si tratta, in altre parole, di un progetto pensato e attuato dai capitalisti europei con il solo obiettivo di estendere i propri profitti. Tutto a vantaggio del grande capitale e dell'alta borghesia monopolistica e finanziaria; tutto a danno della classe operaia, dei lavoratori, dei disoccupati e dei popoli di tutta Europa.
L'Ue è irriformabile dal suo interno perché le sue politiche di austerità, privatizzazione, massacro sociale e negazione dei diritti dei lavoratori non sono politiche contingenti, ma stanno nei suoi stessi trattati fondativi. Tutte le varie proposte per farle “cambiare politica”, o per una “Europa sociale” e così via, comprese quelle del M5S sostenute in prima persona da Grillo, Di Maio e Di Battista, non sono altro che illusioni che finiscono per tenere i popoli all'interno dell'Ue. Del resto, si è visto con che ricatto le istituzioni europee hanno reagito l'anno scorso al referendum greco. Ecco perché le condizioni migliori per le masse lavoratrici dei diversi Paesi europei sarebbero fuori dall'Unione, cioè fuori dal giogo dei regolamenti economici e normativi che vincolano tutti gli Stati membri ad adottare politiche neoliberiste, a colpire i diritti dei lavoratori, a precarizzare il lavoro e a cancellare la contrattazione collettiva.
Ecco perché l'uscita della Gran Bretagna è un colpo durissimo sferrato contro le banche e i monopoli che governano di fatto l'Ue. L'operazione mediatica tutta filo-Ue che ha fatto seguito al referendum lo dimostra. Già gran parte dei media britannici – e praticamente la totalità di quelli italiani – era schierata per la campagna per rimanere nell'Ue, campagna lautamente finanziata da banche e multinazionali del calibro di Goldman Sachs e JP Morgan, ma ora davvero non si contano le menzogne, le assurdità e le proposte reazionarie: chi ha votato per l'uscita vengono presentati come vecchi zotici e razzisti che hanno votato contro il futuro dei giovani, si chiede di annullare il referendum in barba alla tanto decantata democrazia borghese, addirittura c'è chi mette in discussione il suffragio universale, vengono evocati scenari apocalittici di disastro economico e sociale.
È falsa la tesi trita e ritrita dello scontro generazionale, utile a dividere i lavoratori a vantaggio del capitale. È falsa sia perché ben il 64% dei giovani fra i 18 e i 24 anni e il 42% di quelli fra i 25 e i 30 non sono andati a votare, quindi non è vero che la maggior parte dei giovani ha votato per rimanere, sia perché l'uscita ha trionfato in molte zone ad alta densità operaia, senza contare che alcuni sindacati, fra cui quello combattivo dei ferrovieri, e vari settori di sinistra riformista hanno fatto propaganda per l'uscita sulla base di una piattaforma improntata contro le privatizzazioni e il TTIP. L'influenza dell'Ukip e dei politicanti e movimenti xenofobi (cioè della piccola borghesia impoverita dalla crisi) ha avuto senza dubbio un certo peso, ma non così essenziale come sembrerebbe a leggere i media filo-Ue, tant'è che secondo un recente sondaggio solo il 34% degli elettori a favore dell'uscita avrebbe indicato l'immigrazione come ragione principale del suo voto. E comunque, questa influenza è stata possibile solo perché i partiti sedicenti di “sinistra” si sono svenduti all'Ue e hanno abbandonato questa battaglia alle forze reazionarie. Le tanto temute conseguenze economiche della “Brexit”, come il rincaro dei mutui, l'aumento dei costi universitari e l'inasprimento delle condizioni di vita e lavoro degli immigrati andrebbero imputate unicamente alla classe dominante borghese, che scarica le sue perdite sulle masse popolari, certo non diversamente da quanto avviene nell'Ue dell'austerità, dei tagli allo “Stato sociale” e delle privatizzazioni.
In definitiva, non è affatto vero che uscire dall'Ue significherebbe mettere fine ad una presunta prosperità economica che poi, per le masse tartassate e sfruttate, è solamente un miraggio. Anzi, per i motivi che abbiamo appena visto, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea è oggettivamente un atto antimperialista, indipendentemente dalle motivazioni dei singoli elettori e delle varie forze che avevano questo obiettivo. L'Ue ne esce indebolita e suscettibile di essere ulteriormente indebolita, vista la spinta che la Brexit ha impresso agli altri popoli europei.
Non è stato affatto un'uscita da destra della Gran Bretagna dall'Ue come sostengono anche certi gruppi “ultrasinistri” e sedicenti comunisti.
Gli anticapitalisti e gli antimperialisti non possono che appoggiare il risultato di questo referendum e approfittare del clima favorevole per promuovere l'uscita dalla Ue del nostro Paese, anche per evitare che questa fondamentale battaglia venga egemonizzata da partiti reazionari, fascisti e razzisti che fanno leva sull'immigrazione. Sarebbe parziale ed errato, come sostiene il Movimento 5 stelle, uscire solamente dall'euro e restare comunque preda dei vincoli neoliberisti dell'Ue, peraltro rischierebbe di essere controproducente e di ritorcersi economicamente sulle masse.
Il vero voto di sinistra e antimperialista è uscire dall'Ue per colpire l'austerità capitalistica e le privatizzazioni. Il fatto che anche forze di destra e persino fasciste voterebbero allo stesso modo non pregiudica questa scelta né ci mette nello stesso campo, visto che il loro voto avrebbe obiettivi diametralmente opposti ai nostri, un po' come avviene nella battaglia per fermare la controriforma fascista e piduista della Costituzione, con le forze antifasciste che hanno giustamente respinto il vigliacco tentativo della Boschi di equipararle a Casa Pound perché tutti voteranno No al referendum di ottobre.
Questa lotta per noi non è affatto nazionalista, ma internazionalista: non ci illudiamo che tutti i problemi saranno risolti una volta riconquistata la sovranità nazionale, perché comunque resterà in piedi il sistema economico capitalistico fondato sullo sfruttamento dei lavoratori. Il proletariato, le masse popolari e i giovani, per aprirsi un futuro di libertà, democrazia, pace, giustizia sociale e benessere, devono farla finita con il capitalismo e instaurare il socialismo, ma questa lotta passa necessariamente per la distruzione dell'Unione europea imperialista.

6 luglio 2016