Le inchieste giudiziarie che inguaiano Renzi e i suoi uomini

Dal Piemonte alla Sicilia, dal Veneto alla Liguria il PD del nuovo Mussolini Renzi detiene il record di inquisiti con centinaia di governatori, sindaci, consiglieri comunali e regionali, parlamentari, ministri e sottosegretari finiti sotto inchiesta o arrestati per reati gravi e infamanti legati a tangentopoli, mafiopoli, rimborsopoli, appaltopoli e chi più ne ha più ne metta.
Un elenco parziale delle inchieste giudiziarie più clamorose e degli inquisiti più “eccellenti” che inguaiano il partito del nuovo Mussolini Renzi lo ha pubblicato “Il Fatto Quotidiano” del 21 Aprile 2016 (successivamente aggiornato dalla Redazione web il 3 maggio 2016). Si conferma così che il PD di Renzi è il partito più inquisito d'Italia e i suoi dirigenti sono impastati della stessa corruzione borghese che caratterizzava la DC e il PSI di Craxi quand'erano al massimo delle loro fortune nei governi centrali e locali.
Si comincia dal Piemonte dove, gli ultimi a finire a processo sono stati il sindaco di Vercelli Maura Forte e il consigliere regionale Giovanni Corgnati accusati di aver falsificato firme per le candidature alle provinciali del 2011.
Alla sbarra del tribunale vercellese c'è anche Davide Sandalo, ex presidente del Consiglio comunale di Casale Monferrato (Alessandria), sottoposto ai domiciliari il 3 dicembre scorso con l’accusa di concussione per induzione.
Invece a Verbania sotto accusa per le irregolarità alle amministrative 2014 ci sono fra gli altri l’ex vicesindaco Giuseppe Grieco e l’ex presidente del Consiglio comunale Diego Brignoli. Sempre per la vicenda delle firme false a sostegno della candidatura di Sergio Chiamparino alle regionali del 2014, il 2 marzo a Torino 9 tra funzionari ed eletti hanno patteggiato pene tra i cinque mesi e un anno. Tra di loro il consigliere regionale Daniele Valle, che se l'è cavata con mesi. Andrà a dibattimento invece Rocco Fiorio, presidente della V circoscrizione di Torino, coinvolto anche nell’inchiesta sulle “giunte fantasma” insieme ad altri 9 eletti, tra cui la deputata PD Paola Bragantini, indagata per truffa aggravata. Sul suo compagno Andrea Stara pesa una richiesta di condanna a tre anni per peculato nell’ambito dei rimborsi regionali. I Pm lo indagheranno anche per aver calunniato la sua ex segretaria, su cui aveva scaricato la colpa dei rimborsi.
In Lombardia l'ultimo scandalo in ordine di tempo riguarda il sindaco di Lodi, Simone Uggetti, braccio destro del vicesegretario del PD Guerini finito in galera il 3 maggio scorso con l’accusa di turbativa d’asta per aver aggiustato una gara d’appalto per la gestione delle piscine comunali e favorire una società “amica”, la Sporting Lodi.
A Gennaio 2015 la famigerata prescrizione ha cancellato il “sistema Sesto” di Filippo Penati, capo della segreteria politica di Bersani e presidente della provincia di Milano, assolto a Monza dall’accusa di finanziamento illecito, mentre per corruzione e concussione e il giro di tangenti che ha gestito per conto delle Coop, al contrario di quanto aveva dichiarato, si è avvalso della prescrizione.
Ad aprile 2015 per le “spese pazze in Regione” è stato rinviato a giudizio il capogruppo Luca Gaffuri e condannati con rito abbreviato Carlo Spreafico (2 anni) e Angelo Costanzo (1 anno e 6 mesi). Cinque i fronti ancora aperti.
A Rho l’ex consigliere Luigi Addisi viene arrestato nell’aprile 2014 per riciclaggio e abuso d’ufficio con l’aggravante di aver favorito la ’ndrangheta. L’inchiesta è in corso, Addisi è ai domiciliari.
Nel gennaio 2015 viene indagato il consigliere regionale Massimo D’Avolio (abuso d’ufficio). Da sindaco di Rozzano gestisce la partita milionaria del teleriscaldamento e autorizza il pagamento della partecipata Ama ad alcune società di cui sua moglie risulterebbe fra i soci.
Gennaio 2016, arrestato il sindaco di Brenta Gianpietro Ballardin: è indagato a piede libero per favoreggiamento e falso.
Sempre a gennaio il sindaco di Como, Mario Lucini, viene indagato (violazione alle norme edilizie e turbativa d’asta) per l’appalto sulle paratie del lungolago. A marzo tocca al sindaco di Pero Maria Rosa Belotti: abuso d’ufficio.
In Liguria il verminaio del PD è cominciato con l’inchiesta su “Mensopoli” del 2007 che colpì la giunta dell’allora sindaco Marta Vincenzi e due ex consiglieri DS; è proseguito con “rimborsopoli regionale” dove quasi tutto il consiglio regionale del mandato di Claudio Burlando è stato indagato; e infine è letteralmente sprofondato nel fango delle alluvioni: er quella del 2011 l’allora sindaco Marta Vincenzi è imputata di omicidio colposo, disastro colposo, falso e calunnia. Il processo è in corso. Per quella del 2014 Raffaella Paita – allora assessore alla Protezione civile ha ottenuto il rito abbreviato. C’è poi l’inchiesta savonese sulla centrale a carbone di Vado che secondo i Pm ha causato 440 morti: indagata tutta la giunta Burlando. E infine l'inchiesta su Parcopoli alle Cinque Terre dove l’ex presidente del Parco, Franco Bonanini (PD, poi passato al centrodestra) è stato condannato in primo grado a 7 anni e dieci mesi.
In Veneto L’indagato “eccellente” è senza dubbio l'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, imputato di finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa, avrebbe ricevuto, tramite i fondi neri del Consorzio Venezia Nuova, 560 mila euro per la campagna elettorale delle comunali nel 2010. Arrestato il 4 giugno 2014 nell’inchiesta sul Mose, Orsoni era stato scarcerato una settimana dopo; la sua richiesta di patteggiamento era stata respinta. Nella stessa inchiesta era indagato il tesoriere del PD, Giampietro Marchese, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti per aver ricevuto circa mezzo milione dal consorzio del Mose per “plurime campagne elettorali” dal 2006 al 2012. Marchese ha patteggiato 11 mesi e 20mila euro di multa.
Il 31 gennaio 2012 con l'accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, aggravata in ragione della stipula di contratti vincolanti per l'ente di appartenenza, è finito in manette Lino Brentan, amministratore delegato della società autostradale Venezia-Padova, ex assessore provinciale ai Lavori pubblici, trasformatosi in manager, con alle spalle una lunga militanza nel PCI prima e ora con in tasca la tessera del PD.
Per le “Spese pazze” in Regione Emilia Romagna sono 13 gli ex consiglieri PD a processo a Bologna, accusati di peculato. Secondo i Pm tra il 2010 e il 2011 hanno utilizzato i fondi dei gruppi per spese “non inerenti”: tra gli scontrini, anche quelli per un bagno pubblico, pranzi e cene di lusso, viaggi da centinaia di euro con autista e persino per sexy shop. Imputati tra gli altri l’ex capogruppo Marco Monari e l’eurodeputato Damiano Zoffoli.
A Rimini i Pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco Andrea Gnassi, l’accusa per lui, che si ricandida a giugno, è associazione a delinquere e truffa nell’inchiesta sul fallimento di Aeradria, società che gestiva l’aeroporto.
Anche a Bologna il sindaco ricandidato Virginio Merola è sotto inchiesta per omissione d’atti d’ufficio, in un fascicolo sul mancato sgombero di un’occupazione in via di Mura di Porta Galliera. Si deciderà a giugno, con un processo bis in appello, la sorte di Vasco Errani, ex governatore per il quale la Cassazione aveva annullato (con rinvio) una condanna per falso ideologico, nella vicenda Terremerse.
In Toscana la Corte di appello di Firenze ha condannato l’ex assessore comunale all’Urbanistica Gianni Biagi a due anni e mezzo per corruzione insieme a Salvatore Ligresti coinvolti nell'inchiesta sull’urbanizzazione dell’area di Castello dell’ottobre del 2015. A un anno e un mese è stato condannato Graziano Cioni, ex assessore alla sicurezza. Sempre l’urbanistica protagonista nel processo “Quadra” che ha portato, nel novembre 2013, a 19 condanne fra le quali quella per Alberto Formigli, ex capogruppo PD in Consiglio comunale: in primo grado, tre anni e 9 mesi con accusa di corruzione e peculato. A dicembre 2016 la Cassazione ha condannato in via definitiva a un anno e mezzo per omicidio colposo l’ex sindaco Leonardo Domenici. I fatti si riferiscono alla morte di una giovane ricercatrice precipitata, la notte fra il 14 e 15 luglio 2008, da un bastione del Forte Belvedere. Dal dicembre 2015 è iscritto nel registro degli indagati il sindaco di Siena Bruno Valentini. Le ipotesi di reato sono falso in atto pubblico, abuso di ufficio e truffa. Le indagini, che coinvolgono altre 8 persone, riguardano la costruzione di un campo da baseball a Monteriggioni dove l’esponente PD è stato primo cittadino tra il 2011 e il 2014. A Livorno indagati per la gestione dell’azienda dei rifiuti l’ex sindaco Alessandro Cosimi e gli assessori Bruno Picchi e Walter Nebbiai.
A Roma e nel Lazio il PD è stato letteralmente decapitato dall'inchiesta su “Mafia Capitale” e della “rimborsopoli regionale”. Il primo giudizio per “Mafia Capitale” è arrivato il 7 gennaio scorso nei confronti di Daniele Ozzimo, ex assessore condannato in primo grado a 2 anni e 2 mesi per corruzione. Nell’inchiesta sono finiti altri 46 imputati piddini tra cui Mirko Coratti, accusato di corruzione: prima dello scandalo era presidente dell’Assemblea capitolina. Indagati anche Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, e Andrea Tassone, ex presidente del X municipio, quello ad alta densità mafiosa di Ostia. Pierpaolo Pedetti, ex consigliere PD, è anche lui accusato di corruzione e turbativa d’asta.
L’inchiesta sulle spese pazze della Regione tra il 2010 e il 2013 è stata chiusa lo scorso dicembre. Riguarda 14 ex consiglieri dem: tra loro l’attuale sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, i parlamentari Giancarlo Lucherini, Bruno Astorre, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini, Enzo Foschi e il renziano Marco Di Stefano. Lo stesso Di Stefano è stato rinviato a giudizio per abuso d’ufficio, truffa e falso per gli illeciti legati a un mega affare immobiliare. Luigi Lusi, ex senatore romano del PD, è stato condannato in primo grado a 8 anni per appropriazione indebita, per aver messo le mani sui rimborsi elettorali della Margherita, di cui è stato tesoriere (2002-2012). Ignazio Marino rischia due processi: scontrini e onlus.
Nelle Marche la Procura di Ancona ha chiesto 66 rinvii a giudizio per l’inchiesta delle spese pazze in Regione. Praticamente tutto l’ex Consiglio. Le spese contestate a esponenti di destra e sinistra ammontano a 1,2 milioni di euro. Indagati l’ex governatore Gianmario Spacca (eletto con il PD, poi avvicinatosi al centrodestra), l’ex presidente del Consiglio Vittoriano Solazzi (ex PD), nonché assessori dell’attuale giunta come Angelo Sciapichetti.
In Umbria l’inchiesta della Procura di Terni sullo smaltimento del percolato dalla discarica di Vocabolo Valle vede fra gli indagati il sindaco della città Leopoldo Di Girolamo. Fabio Paparelli, vicegovernatore, è a processo per assunzioni sospette di personale della Provincia.
In Abruzzo le tangenti per i lavori all’oratorio Don Bosco de L’Aquila dopo il terremoto del 2009 hanno fatto scattare l'arresto nel novembre 2015 dell’ex vicesindaco della città Roberto Riga. L’inchiesta riguarda appalti per 28 mila euro.
In Puglia l’ex assessore regionale PD della giunta Vendola, Alberto Tedesco, eletto senatore proprio per blindarsi con l'immunità parlamentare, è riuscito a uscire indenne da quasi tutte le imputazioni. Gli rimane però un ultimo processo inerente lo scandalo della sanità.
L’ex sindaco di Brindisi Mimmo Consales è stato messo ai domiciliari il 6 febbraio scorso con l’accusa di aver intascato tangenti.
L’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, e il suo assessore all’ambiente Michele Conserva, sono accusati di pressioni sui dirigenti della Provincia per la concessione all’Ilva dei Riva dell’autorizzazione a smaltire i rifiuti nelle discariche interne alla fabbrica. Nella stessa inchiesta, con l’accusa di favoreggiamento, è finito un altro assessore della giunta Vendola, il tarantino Donato Pentassuglia.
Altre inchieste riguardano il consigliere regionale Michele Mazzarano, sotto processo per finanziamento illecito ai partiti per aver ricevuto 70 mila euro da Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore che organizzava le serate per Silvio Berlusconi; il consigliere regionale Fabiano Amati, condannato in appello a 6 mesi per tentato abuso d’ufficio; Gerardo De Gennaro, ex consigliere regionale, coinvolto in un’inchiesta su sei grandi opere edilizie a Bari, e, ultimo in ordine di tempo, il consigliere regionale Ernesto Abaterusso condannato a un anno e 6 mesi in primo grado per la truffa all’Inps.
E poi ci sono i d'alemiani Sandro Frisullo, piazzato da Vendola nella prima giunta regionale di "centro-sinistra" sulla poltrona di vice governatore, ammanettato il 19 marzo 2010 con l'accusa di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta; e Flavio Fasano, ex sindaco PD di Gallipoli e ex assessore ai lavori pubblici della provincia di Lecce, finito in galera il 17 maggio 2010 per corruzione e abuso d'ufficio nell'ambito di un'inchiesta partita dall'omicidio di un boss della Sacra Corona Unita.
Nel marzo 2012 è finito in galera anche il consigliere regionale PD Gerardo Degennaro, grande amico di Emiliano nonché suo grande elettore imputato per frode, corruzione e turbativa d'asta nell'inchiesta denominata Sub Urbia.
In Basilicata Le inchieste sullo scandalo del petrolio chiamano in causa con gravi responsabilità politiche buona parte del PD lucano a cominciare dall'attuale governatore Marcello Pittella, già sotto inchiesta da gennaio scorso per corruzione elettorale, per arrivare al sottosegretario alla Sanità Vito De Filippo, indagato dalla magistratura e già condannato a gennaio 2015 dalla Corte dei Conti al risarcimento di oltre 264 mila euro per la rimborsopoli lucana, e al vice ministro Filippo Bubbico indagato per abuso d'ufficio, che tra il 2000 e il 2013 quando erano al posto di Pittella in viale Vincenzo Verrasto hanno firmato gli accordi con Eni e Total e che ora, guarda caso, siedono su due poltrone del governo Renzi. Per la criminale gestione del Centro Oli Eni di Viggiano è finita agli arresti anche Rosaria Vicino, ex sindaco del PD di Corleto Perticara.
Poi c'è il governatore Marcello Pittella, imputato in “Rimborsopoli”; è stato già condannato dalla Corte dei conti insieme, tra gli altri, al deputato Vincenzo Folino, ed è indagato per corruzione elettorale nell’inchiesta sul dissesto di Potenza, il buco da quasi 24 milioni.
Trentacinque sono in tutto gli indagati sul crac del municipio, tra cui gli ex assessori Giuseppe Ginefra e Federico Pace. Tra i rinviati a giudizio con l’accusa di aver percepito indebitamente rimborsi dal fondo per le attività istituzionali ci sono anche il sottosegretario alla Sanità Vito De Filippo e l’assessore regionale all’Agricoltura Luca Braia.
In Campania dal 26 aprile scorso il presidente del PD campano nonché consigliere regionale e consulente dei governi Letta e Renzi per l'attuazione del programma, Stefano Graziano, è sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. L’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli riguarda un mercimonio di voti, tangenti, appalti e scambi di favori fra Graziano e il clan dei Casalesi. In carcere sono finite nove persone fra cui Biagio Di Muro, sindaco PD di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) fino al novembre scorso, e l'attuale responsabile dell'Ufficio Tecnico dello stesso comune Roberto Di Tommaso accusati a vario titolo dei reati di corruzione e turbativa d’asta con l’aggravante di aver agevolato il clan camorristico dei Casalesi.
Poi c'è il governatore Vincenzo De Luca imputato di associazione a delinquere e tentata concussione per il progetto Seapark di Salerno; di abuso d’ufficio per la realizzazione del Crescent; di concussione per induzione per la trattativa intorno alla sentenza del giudice civile che lo ha mantenuto in carica nonostante la legge Severino ne imponesse la sospensione dopo una condanna in primo grado nella vicenda del mai realizzato termovalorizzatore di Salerno (condanna annullata in appello). Indagati anche tre suoi stretti collaboratori: l’ex segretario Nello Mastursi, ritenuto uno dei registi della trattativa sulla sentenza; il consigliere per la Sanità, Enrico Coscioni, accusato di tentata concussione; il consigliere per l’Agricoltura, Franco Alfieri, raggiunto da un avviso di garanzia per omissione di atti d’ufficio per non aver acquisito beni confiscati a un clan criminale al patrimonio di Agropoli, di cui è primo cittadino.
A Napoli Antonio Bassolino è uscito indenne da quasi tutti i processi sui rifiuti. Ne pende ancora uno che lo vede imputato di peculato.
Più grave la posizione processuale dell’ex sindaco di Villa Literno ed ex consigliere regionale Enrico Fabozzi, condannato in primo grado a 10 anni per concorso esterno in associazione camorristica.
Mentre altri due sindaci PD devono difendersi in inchieste su appalti pilotati: Giosy Ferrandino (Ischia), sotto processo per le presunte tangenti di Cpl Concordia sulla metanizzazione dell’isola, e Giorgio Zinno (San Giorgio a Cremano), raggiunto da un avviso di conclusa indagine. Nella stessa inchiesta risulta indagato anche l'ex parlamentare PD ed ex componente della Commissione Antimafia - nonché amico personale del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone - Lorenzo Diana, al quale viene contestato il reato di abuso di ufficio e quello, ben più grave, di concorso esterno in associazione mafiosa per gli appalti alla Concordia.
In Calabria I reati di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale e voto di scambio sono stati contestati a tutti i politici PD coinvolti nel 2014 nell’inchiesta Rimborsopoli e da alcune indagini antimafia. L’ex sottosegretario Sandro Principe è finito ai domiciliari nell’inchiesta “Sistema Rende”: voti in cambio di appalti e posti di lavoro ai clan. Per corruzione elettorale e voto di scambio politico-mafioso è indagato il consigliere regionale Orlandino Greco. Ha trascorso 9 mesi ai domiciliari l’ex assessore regionale Nino De Gaetano, nell’inchiesta Rimborsopoli per la quale sono indagati anche Nicola Adamo, ex consigliere regionale, l’ex presidente del Consiglio Antonio Scalzo, l’ex assessore Carlo Guccione e l’ex vicegovernatore Vincenzo Ciconte. Il consigliere regionale Michelangelo Mirabello è rinviato a giudizio per concorso in bancarotta.
Mentre per gli scandalosi rimborsi alla Regione per due milioni e mezzo di euro tutta la giunta del PD Mario Oliverio risulta indagata e un assessore è stato anche arrestato. 27 in tutto gli indagati (fra cui diversi finiti in carcere o ai domiciliari) accusati di falso e peculato.
In Sicilia è indagato a Enna il boss PD Mirello Crisafulli, per abuso di ufficio e occupazione abusiva di suolo pubblico per l’apertura della facoltà di medicina dell’Università romena Dunarea di Jos Galati. Ha ricevuto il 10 dicembre scorso un avviso di garanzia per una distrazione di fondi destinati all’università Kore. A Roma Crisafulli deve rispondere con il ministro Alfano di abuso di ufficio per il trasferimento del prefetto di Enna Fernando Guida. Insieme a Elio Galvagno, ex deputato regionale, Crisafulli infine è stato condannato a due mesi per un blocco dell’autostrada Pa-Ct nel 2010: per entrambi il tribunale ha pronunciato la prescrizione per una truffa da 9 milioni di euro all’Ato rifiuti.
A Marsala sta per essere processato per voto di scambio il consigliere comunale Vito Daniele Cimiotta.
A Trapani è a giudizio il deputato Nino Papania per associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio alle amministrative del 2012 di Alcamo: cibo e promesse di lavoro in cambio del voto. Per le spese pazze del gruppo parlamentare PD all’Ars le indagini sono state chiuse per peculato nei confronti di 5 deputati regionali. Sorpreso a intascare una mazzetta di 10 mila euro il loro ex collega Gaspare Vitrano è stato condannato a sette anni per concussione.
Nel marzo 2014 una richiesta di arresto ha azzoppato anche l'ex sindaco di Messina e ora deputato PD Francantonio Genovese. L' “onorevole” renziano (e campione di salto della quaglia: DC; PPI, CDU, UDR, PPI, La Margherita, PD dal 2007, dal 2013 area Renzi) è accusato di associazione a delinquere per ordito una truffa da 6 milioni alla Regione per gli enti di formazione.
Sardegna: Il 4 maggio il segretario regionale, nonché europarlamentare ed ex governatore, Renato Soru, è stato condannato a tre anni di reclusione per evasione fiscale. Gli inquirenti hanno accertato che il padrone di Tuscali ha evaso 2,6 milioni di euro nell’ambito di un prestito fatto dalla società Andalas Ldt (sempre di Soru) a Tiscali. Sul suo capo pende anche anche una contestazione di false comunicazioni sociali in un procedimento nato da accertamenti sulla sua Tiscali.
Poi c'è Francesca Barracciu che, dopo il rinvio a giudizio per peculato, ha dovuto lasciare la poltrona di sottosegretario alla Cultura del governo Renzi. É accusata di aver speso in modo improprio i fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale. Nello stessa inchiesta risultano indagati oltre una trentina di esponenti PD. Tra loro il senatore Silvio Lai e i deputati Siro Marrocu e Marco Meloni. E c’è anche un primo condannato: l’ex sindaco di Porto Torres Beniamino Scarpa, in primo grado, si è beccato 4 anni e mezzo.

6 luglio 2016