Documento del Tribunale dell'Aja
Crimini di guerra in Afghanistan
Torture, violenze e stupri compiuti nei centri di detenzione Usa dal 2003 al 2014

 
Ci sono “ragionevoli basi” per procedere contro soldati ed agenti americani per torture, violenze, stupri e altri “crimini di guerra” compiuti negli interrogatori in Afghanistan nei centri di detenzione segreti gestiti dalla Cia dal 2003 fino al 2014, afferma il “Report on preliminary Examination Activities 2016” del Tribunale penale internazionale dell’Aja (Cpi) pubblicato lo scorso 14 novembre. Al momento non c’è un procedimento aperto ma già i risultati dell'inchiesta condotta sulla base di oltre un centinaio di segnalazioni sulla guerra afgana sono chiare in merito alle responsabilità nei crimini contestati dal tribunale sia dalla polizia e dai servizi segreti del governo fantoccio di Kabul che dai “maestri” Usa.
Il rapporto scritto dalla procuratrice generale Fatou Bensouda, una giurista del Gambia, sostiene che il personale militare e agenti della Cia, durante gli interrogatori, avrebbero fatto ricorso a tecniche come “tortura, trattamento crudele, mortificazione della dignità personale, stupro”, considerati crimini di guerra. Dai documenti emergono i casi di 61 soldati americani che avrebbero praticato la tortura e altre violenze tra il maggio 2003 e il 31 dicembre 2004 in Afghanistan e di membri della Cia che avrebbero sottoposto almeno 27 detenuti, tra il dicembre 2002 e il marzo 2008, a torture, trattamenti crudeli, umiliazioni della dignità e violenza carnale, sia in Afghanistan sia in altri Paesi come Polonia, Romania e Lituania, quelli dove venivano illegalmente deportati con la pratica delle extraordinary rendition. Il rapporto afferma che il maggior numero dei crimini è avvenuto nel periodo 2003-2004 anche se “presumibilmente sarebbero continuati, in alcuni casi, sino al 2014”, fino cioè al passaggio di consegne agli agenti afgani dei prigionieri detenuti dagli Usa nella base di Bagram.
Il rapporto denuncia che “questi presunti crimini non sono stati abusi di pochi individui isolati. Piuttosto, sembrano siano stati commessi nell’ambito di tecniche d’interrogatorio approvate, nel tentativo di estrarre informazioni dai detenuti. L’Ufficio ritiene che vi sia una base ragionevole per credere che questi presunti crimini siano stati commessi a sostegno di una politica o di politiche volte a ottenere informazioni attraverso l’uso di tecniche di interrogatorio che coinvolgono metodi crudeli volti a sostenere gli obiettivi degli Stati uniti nel conflitto in Afghanistan”.
Si tratta di crimini di guerra iniziati sotto la presidenza di George Bush e proseguiti lungo tutto il corso del primo mandato e buona parte del secondo del Nobel per la pace Barack Obama, che per i primi quattro anni ha avuto la Hillary Clinton come segretario di Stato.
Gli Usa non hanno mai firmato lo “Statuto di Roma” del 1998 che definisce principi, giurisdizione e funzioni della Corte dell'Aja. Anzi la Casa Bianca l'aveva inizialmente firmato ma si è ritirata, come Sudan e Israele, proprio per non dover mandare i suoi soldati davanti alla sbarra del tribunale internazionale. Ciò consente all'imperialismo americano di respingere le accuse al mittente ma non lo solleva affatto dalle responsabilità in atti criminali, in parte già noti e documentati.
Finora la Corte dell'Aja si era occupata soprattutto di casi riguardanti dittatori in Africa, scontando l'accusa di comportarsi in maniera diversa a seconda della forza dei paesi, di essere forte coi deboli e debole coi forti. Staremo a vedere se con l'accusa lanciata verso gli Usa il comportamento della Corte cambierà. Intanto la fase procedurale per l’incriminazione o il proscioglimento che potrebbe partire nel giro di poco tempo potrebbe durare anche degli anni e perdersi nel porto delle nebbie. Al momento possiamo però registrare la denuncia della Corte dell'Aja come una nuova prova del declino dell'imperialismo americano, una messa sotto accusa che alla fine potrebbe essere inefficace ma impensabile fino a pochi anni fa.

23 novembre 2016