Secondo il Rapporto di Save the Children
Un minore su tre a rischio povertà in Italia
Più di un bambino su 20 non riceve un pasto proteico al giorno e uno su 10 non può indossare abiti nuovi

Lo scorso 16 novembre l’organizzazione Save the Children ha pubblicato l’Atlante dell’Infanzia a rischio 2016, uno studio statistico assai accurato che, giunto ormai alla sua settima edizione, mette in rilievo come nel nostro Paese l’aumento crescente della povertà presso strati sempre più vasti di popolazione non risparmi il mondo dell’infanzia.
Anche se si tratta di una tendenza che dura dall’esplosione della crisi economica globale scoppiata nel 2008, il dato più allarmante messo in rilievo dallo studio è quello del rischio di povertà per i minori, un dato che segue automaticamente l’aumento del rischio di povertà per le famiglie nelle quali i minori stessi sono inseriti: ormai un minore su tre si trova non soltanto a rischio di povertà per ciò che riguarda i beni materiali di sostentamento, ma anche a rischio di esclusione sociale a causa dei tanti tagli a servizi fondamentali - si pensi a istruzione, asili nido, sanità, servizi sociali - operati dagli ultimi governi che hanno tolto fondamentali garanzie di sviluppo a sempre più estese fasce della popolazione.
Considerando che, secondo i dati pubblicati dall’Istat a Luglio, i poveri in Italia sono stimati (tra persone in stato di povertà assoluta e relativa) in quasi 13 milioni di persone, lo studio di Save the Children mette in rilievo che i bambini di 4 famiglie povere su 10 soffrono il freddo nei mesi invernali perché vivono in case non riscaldate oppure in case poco riscaldate in aree dove il freddo invernale è intenso, 1 minore su 4 abita in alloggi umidi e 1 bambino su 10 vive in abitazioni non sufficientemente luminose.
Oltre 1 bambino su 20, continua il rapporto, non riceve un pasto proteico al giorno, 1 su 10 non può permettersi di rinnovare il guardaroba perché la sua famiglia non ha possibilità economica, inoltre 1 minore su 20 non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta e più di 1 minore su 10 non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici, mentre d’altra parte l’aumento dell’indigenza fa crescere di pari passo anche il tasso di dispersione scolastica, perché è ormai del 14,7%, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano gli studi precocemente fermandosi alla licenza media, 1 alunno di 15 anni su 4 non raggiunge le competenze minime in matematica e 1 su 5 in lettura, mentre 6 minori su 10 i cui genitori hanno un titolo di studio basso sono inoltre a rischio di povertà ed esclusione sociale.
Tra il 2008 e il 2014 - conclude il rapporto - la percentuale di minori a rischio povertà è cresciuta in Italia del 10,2%, una tendenza che in Italia è ben più grave che nel resto dei paesi dell’Unione Europea dove essa si arresta al 7,9, un fenomeno che sta riportando i minori in condizioni non dissimili da quelle di molti bambini e ragazzi di 50 o 100 anni fa, condannati alla povertà sin dalla nascita, costretti a crescere con poca istruzione e quindi in condizioni di svantaggio e deprivazione rispetto ai loro coetanei, facendo aumentare drammaticamente il divario tra le condizioni di vita di chi ha avuto la sorte di nascere, in famiglie borghesi o in famiglie proletarie e popolari.
 

30 novembre 2016