Rapporto Istat
Un italiano su quattro a rischio povertà. Uno su due al Sud
In totale sono 17 milioni 469 mil persone, il 28,7% della popolazione

Mille e 24 giorni dopo il suo insediamento il dimissionario governo Renzi lascia in eredità una situazione econimica e sociale a dir poco drammatica con milioni di famiglie ridotte alla fame e alla povertà più assoluta, un tasso di disoccupazione, in particolare fra i giovani e nel Mezzogiorno, a livelli record mai visti prima e un divario fra ricchi e poveri e fra Nord e Sud del Paese che si è ulteriormente allargato.
A certificarlo è l’indagine campionaria “Reddito e condizioni di vita (EU SILC)”, condotta dall'Istat nel 2015 su 17.985 famiglie (42.987 individui) e pubblicata il 6 dicembre scorso, da cui risulta che il 28,7% delle persone residenti in Italia, ossia più di un quarto della popolazione, è a rischio di povertà o esclusione sociale.
I dati Istat evidenziano che nel 2015 il 19,9% delle persone residenti in Italia vive in famiglie che nel 2014 avevano un reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano; l’11,5% si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, mostra cioè almeno quattro dei nove segnali di deprivazione individuati dall'indagine; l’11,7% vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia in famiglie con componenti tra i 18 e i 59 anni che nel 2014 hanno lavorato meno di un quinto del tempo.
Secondo la definizione adottata nell’ambito della Strategia Europa 2020 – scrive l'Istat – la quota di popolazione che vive in condizioni di rischio di povertà, grave deprivazione materiale e bassa intensità di lavoro è aumentata nel corso dell'ultimo anno preso in esame dello 0,4% (era al 28,3% nel 2014) mentre la quota di persone che vivono in famiglie gravemente deprivate risulta pari all'11,5% della popolazione.
Il Mezzogiorno è ancora l’area più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale: nel 2015 la stima delle persone coinvolte sale al 46,4%, dal 45,6% dell’anno precedente. La quota è in aumento anche al Centro (da 22,1% a 24%) mentre al Nord si registra un lieve calo dal 17,9% al 17,4%.
Quattro individui su dieci sono a rischio povertà in Sicilia, tre su dieci in Campania, Calabria, Puglia e Basilicata. In tutte le regioni del Sud i livelli di povertà superano di gran lunga la media nazionale con valori record in Sicilia (pari al 55,4%), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%). Mentre i peggioramenti più significativi rilevati nel corso dell'ultimo anno interessano la Puglia (+7,5 punti percentuali) ma anche l'Umbria (+6,6 punti percentuali), la provincia autonoma di Bolzano (+4 punti percentuali), Marche (+3,4 punti percentuali) e Lazio (+2,3 punti percentuali).
La Sicilia (28,3%) è anche la regione con la massima diffusione di bassa intensità lavorativa, seguita da Campania (19,4%) e Sardegna (19,1%).
Nel 2014 l'Istat stima che il reddito netto medio annuo per famiglia sia di 29.472 euro (circa 2.456 euro al mese). Mentre la metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 24.190 euro l’anno (circa 2.016 euro al mese) e nel Mezzogiorno scende a 20.000 euro (circa 1.667 euro mensili).
Fra le famiglie che hanno come fonte principale il reddito da lavoro, una su due dispone di non più di 29.406 euro se si tratta di lavoro dipendente, e di non più di 28.556 euro nel caso di lavoro autonomo. Per le famiglie che vivono prevalentemente di pensione o trasferimenti pubblici la somma scende a 19.487 euro.
L'indagine conferma anche il baratro che separa ricchi e poveri e stima che il 20% più ricco delle famiglie percepisca il 37,3% del reddito equivalente totale, il 20% più povero solo il 7,7%.
Non solo, secondo l'Istat, dal 2009 al 2014 il reddito in termini reali cala di più per le famiglie appartenenti al 20% più povero, ampliando la distanza dalle famiglie più ricche il cui reddito passa da 4,6 a 4,9 volte quello delle più povere.
In forte aumento anche la quota di individui in famiglie che dichiarano di non poter sostenere una spesa imprevista di 800 euro (da 38,8% a 39,9%) e di avere avuto arretrati per mutuo, affitto, bollette o altri debiti (da 14,3% a 14,9%).
Peggioramenti più marcati si osservano in particolare per gli individui in coppie con almeno tre figli (da 39,4% a 48,3%, pari a circa 2.200.000 individui); in quelli con monogenitori (40,1%) e in famiglie con cinque o più componenti (43,7%). In queste famiglie la quota di chi dichiara di non poter sostenere una spesa imprevista di 800 euro passa dal 48,1% al 52,8% e quella di chi ha avuto arretrati per mutuo, affitto, bollette o altri debiti dal 21,7% al 30,4%.
Mentre per chi vive in famiglie con almeno cinque componenti (la stima passa dal 40,2% al 43,7%). Tale peggioramento è associato ad un incremento sia del rischio di povertà (+7,1 punti percentuali) sia della grave deprivazione materiale (+3 punti percentuali).
Elevati livelli di rischio di povertà o esclusione sociale si osservano anche tra coloro che vivono in famiglie monoreddito (45,4%) - per i quali i valori dei tre indicatori sono più che doppi rispetto a quelli osservati tra i componenti delle famiglie con due o più percettori di reddito - o in famiglie con fonte principale di reddito non proveniente da attività lavorative (32,9% se la fonte principale è una pensione o un altro trasferimento pubblico, 61% se si tratta di altra fonte).
Tra coloro che vivono in famiglie con almeno un cittadino non italiano il rischio di povertà o esclusione sociale è quasi il doppio (49,5%) rispetto a quello di chi vive in famiglie di soli italiani (26,3%). Il divario è analogo sia per il rischio di povertà (36,3% dove c’è almeno un componente non italiano contro 18,1% per le famiglie di soli italiani) sia per la grave deprivazione materiale (22,9% contro 10,2%). Viceversa, la bassa intensità lavorativa risulta meno diffusa tra gli individui in famiglie con almeno uno straniero (7,7% a fronte del 12,4% per le famiglie di soli italiani).
Nel Mezzogiorno un residente su due è a rischio di povertà o esclusione sociale
Si stima che quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle Isole (46,4%) sia a rischio di povertà o esclusione sociale, contro il 24% del Centro e il 17,4% del Nord.

14 dicembre 2016