L'81% dei giovani ha votato NO
Spetta al PMLI convincerli a combattere il capitalismo, le sue istituzioni e il suo governo, per il socialismo

 
L'autunno era stato scaldato da grandi cortei studenteschi dietro gli striscioni “Noi diciamo no” e “Decidiamo NOi”, e da settori avanzati delle lotte giovanili erano giunte denunce molto argute riguardo alla pericolosità della controriforma costituzionale per le libertà democratico-borghesi e sui vantaggi concessi al grande capitale finanziario e industriale, quindi era prevedibile che il NO avrebbe riscosso consenso fra i giovani. Avrebbe però potuto pesare il discorso di Renzi, Boschi e soci che accostava capziosamente il NO alla reazione e alla conservazione, persino ai fascio-leghisti. Il risultato invece è stato strabiliante: il NO ha letteralmente stravinto fra i giovani, anzi, si potrebbe dire che dai giovani sia giunto un contributo essenziale alla valanga che ha affossato il disegno mussoliniano di Renzi.
Secondo un sondaggio condotto da Youtrend, ben l'81% dei giovani fra i 18 e i 34 anni ha votato NO. La stessa scelta prevale anche nella fascia 35-54 col 67%.
A questi dati vanno aggiunti quelli di un altro sondaggio, stavolta di Demos, secondo cui la maggioranza dei giovani fra i 18 e i 34 anni (picco del 63% nella fascia 25-34) sono convinti che vivranno in condizioni peggiori rispetto ai loro genitori. Il 62% della stessa fascia ritiene inoltre “inutile fare progetti impegnativi per sé o per la propria famiglia, perché il futuro è incerto e carico di rischi”. Ancora, il 47% dei disoccupati, il 33% dei lavoratori e il 31% degli studenti fra i 18 e i 34 si sentono “soli”: non assistiti, lasciati a se stessi davanti a quel futuro “incerto e carico di rischi” determinato soprattutto dalla mancanza di lavoro stabile e ben pagato.
Incrociando il trionfo del NO fra i giovani con il grave malessere sociale che li tormenta, ne emerge una reazione dei giovani proletari, oppressi, più poveri e svantaggiati e di sinistra per colpire chi, giustamente, reputavano responsabile dello sfacelo sociale, della mancanza di lavoro e della precarizzazione di quello esistente, dell'aziendalizzazione della scuola pubblica e di tutti gli altri regali fatti da Renzi al padronato a spese delle masse. E lo hanno colpito affossando il suo disegno costituzionale neofascista voluto dalla grande finanza e ispirato dal piano della P2.
È così miseramente fallito il piano di Renzi di presentarsi come il “rottamatore” della vecchia politica per illudere i giovani, visto che tutti i suoi atti governativi lo hanno smascherato come il continuatore dei precedenti governi Berlusconi e Craxi su tutta la linea economica, sociale e politica neoliberista e rivolta a completare l'instaurazione del regime neofascista, presidenzialista e interventista, per cui la controriforma costituzionale era un passaggio chiave. La batosta è stata talmente forte che il neoduce di Rignano ha visto infrangersi tutte le illusioni su cui si reggeva il suo governo e non ha avuto altra scelta che lasciarne, almeno momentaneamente, la presidenza.
Al tempo stesso questo voto dimostra per l'ennesima volta quanto sia falso sostenere, generalizzando, che i giovani sono lontani dalla politica. Abbiamo avuto la prova che, al contrario, vi partecipano con coscienza politica e obiettivi ben chiari quando sentono di poter contare e fare la differenza. Come ha sostenuto acutamente un giovane studente milanese intervistato sempre dal “Fatto”, “il NO è servito a riavvicinarci alla politica. E ad allontanarsi dal renzismo”.
Per tutti questi motivi va respinta la tesi, ventilata dai mass media borghesi specie della “sinistra” borghese, secondo cui si è riprodotto lo scontro generazione dei figli contro i padri (motivato dalla prevalenza del Sì fra i pensionati e i più anziani, peraltro non generale e solo in certi casi). Falso! Lo scontro non è generazionale, ma chiaramente di classe. Lo ha riconosciuto persino il noto esponente della “sinistra” borghese Nando Dalla Chiesa, il quale, sia pure con tono costituzionalista e riformista, ha affermato sul “Fatto Quotidiano” dell'8 dicembre: “Ai giovani in questi ultimi due decenni è stato tolto sempre di più. Diritti sul lavoro, mobilità sociale, autonomia economica, perfino il diritto di scegliersi i rappresentanti politici… A un certo punto hanno scoperto che volevano smantellargli anche la Costituzione, baluardo ideale dei loro diritti e per questo bersaglio dei circoli finanziari internazionali. E si sono ribellati. È stato per tanti aspetti un voto di classe”.
La vittoria del NO fra i giovani potrebbe stimolare le lotte giovanili e studentesche in particolare e la lotta di classe in generale, rinfocolare la combattività delle masse in lotta e spronare la partecipazione di sempre più giovani stanchi di questo sistema. E ce n'è un gran bisogno, specie ora che la classe dominante borghese ha puntato sul governo Gentiloni fotocopia di quello Renzi per assicurare continuità alle sue politiche in attesa che il nuovo duce possa riprendersi e tornare in sella. Evitando di cadere nelle ennesime false alternative riformiste che inevitabilmente si ripresenteranno, magari lucrando sulla retorica della Costituzione più bella del mondo da applicare (quando in realtà è ridotta a brandelli da tempo e comunque tutela il potere della borghesia), le quali non escono dai limiti del costituzionalismo e lasciano intatto il sistema capitalistico, cioè la fonte dei gravissimi problemi che negano ai giovani un futuro dignitoso.
Spetta a noi marxisti-leninisti e a chi condivide la nostra proposta politica battere il ferro finché è caldo e lavorare per chiarire ai giovani il vero significato di questo referendum, il quale tra l'altro dimostra che con la lotta si può vincere: se un “semplice” referendum, certo preceduto da una durissima campagna per il NO, è riuscito a cacciare Renzi dal governo e imporre una brusca battuta d'arresto al suo disegno neofascista, almeno per il momento, pensiamo ai risultati che si conquisterebbero con la lotta nelle fabbriche e negli altri posti di lavoro, nelle scuole, nelle università e nelle piazze da parte di un'opposizione sociale e di massa come quella che ha animato il fronte del NO antifascista.
Per raggiungere e convincere i giovani dobbiamo essere presenti nelle loro battaglie e davanti ai luoghi frequentati dai giovani, soprattutto le scuole e le università e le manifestazioni studentesche, per propagandare, illustrare e argomentare la nostra alternativa per un vero cambiamento, cioè farla finita col capitalismo e i governi che ne curano gli interessi, ormai divenuti un chiaro pericolo per le più elementari libertà del nostro popolo, e dare il potere al proletariato, la classe che lavora e produce la ricchezza del Paese. Convinciamoli che il socialismo è la prossima meta da conquistare attraverso la lotta di classe. Come scritto nel Documento dell'Ufficio politico del PMLI “Opponiamoci al governo Gentiloni di matrice renziana antipopolare, piduista e fascista”: “È questa la proposta che rinnoviamo in questo momento storico di grande difficoltà e scompiglio in cui versa la classe dominante borghese che richiede di scegliere: capitalismo o socialismo”.

21 dicembre 2016