Il presidente del tribunale di Bologna è accusato di propaganda “inaccettabile” contro il Sì
Rischia il trasferimento magistrato che si era espresso per il NO

Rischia la sanzione disciplinare del trasferimento da parte del Consiglio superiore della magistratura il presidente del Tribunale di Bologna - Francesco Caruso, già presidente del Tribunale di Reggio Emilia - responsabile di avere preso una chiara presa di posizione nell’imminenza del referendum costituzionale nel quale il popolo italiano ha sonoramente bocciato la riforma renziana.
Il Comitato di presidenza del Csm infatti ha affidato al procuratore generale della Cassazione, titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati, e alla Prima commissione dello stesso Csm, competente per un eventuale trasferimento d’ufficio del magistrato per incompatibilità funzionale, il compito di occuparsi del caso del presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Caruso, che in un suo intervento sul social network Facebook, pubblicato poi da un quotidiano locale, aveva definito la riforma costituzionale fondata su "corruzione " e "clientelismo ".
Dal canto suo il ministro della Giustizia, il renziano Andrea Orlando, nel tentativo di mettere il bavaglio al magistrato bolognese, ha dichiarato in una nota che "ci sono argomentazioni, modalità, un tasso di propaganda, che ritengo inaccettabili sia che si sostenga il Sì sia che si sostenga il No al referendum ".
Eppure Francesco Caruso - alcuni giorni prima del referendum nel quale la netta maggioranza del popolo italiano ha condannato senza appello il 4 dicembre lo stravolgimento della costituzione nata dalla Resistenza che Renzi e la sua cricca avevano intenzione di stravolgere - ha detto semplicemente ciò che la maggioranza del popolo italiano ha sempre pensato: "una maggioranza spuria e costituzionalmente illegittima - ha sostenuto il magistrato bolognese - non può cambiare la costituzione trasformandone l'anima, rubando la democrazia ai cittadini e non basta il plebiscito dell'eventuale vittoria del Sì a sanarne i vizi di legittimità. I sinceri democratici che credono al Sì riflettano. Nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel '43 scelsero male, pur in buona fede ".
Quindi, prosegue il magistrato “con il Sì non avremo più una Costituzione, ma un atto di forza. E chi vorrà spiegare la riforma ai ragazzi, dovrà dire che questa riforma è fondata sui valori ‘del clientelismo scientifico e organizzato’, del voto di scambio, della corruzione e del trasformismo, con un governo che lega le provvidenze a questo o a quello al voto referendario ”.
Cosa ha detto di così grave il magistrato bolognese se non la realtà dei fatti, ovvero che la riforma renziana avrebbe portato - se fosse passata – all’introduzione di elementi analoghi a quelli che portarono alla costituzione dei regimi fascisti ndella prima metà del XX secolo, e soprattutto cosa ha detto di così diverso da quello che pensa la grande maggioranza del popolo italiano, che nel referendum ha pesantemente bocciato la riforma di Renzi e ha delegittimato pesantemente, costringendolo alle dimissioni, il suo autore?
Dato lo schieramento della stragrande maggioranza parte della stampa, della finanza e dei poteri forti a favore della riforma renziana, quello del presidente Caruso deve essere considerato un intervento coraggioso e onesto che va senz’altro apprezzato, e che ha contribuito alla vittoria del NO.
 

21 dicembre 2016