Secondo il gip: “Pericolosità sociale, è l'uomo di fiducia di Raggi”
Arrestato Marra per corruzione
Scambio di favori col boss dei palazzinari romani Scarpellini e inquietanti collegamenti con Mafia capitale e la Banda della Magliana
La Raggi deve subito dimettersi

Con l'accusa di corruzione il 16 dicembre è stato arrestato a Roma Raffaele Marra, capo del personale del Campidoglio e braccio destro della sindaca pentastellata Virginia Raggi, da lei nominato in un primo tempo perfino a vice con potere di firma dell'allora capo di gabinetto, Frongia.
Per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Barbara Zuin, titolari delle indagini, l'arresto di Marra è stato determinato dalla "Sussistenza di un concreto ed attuale pericolo di reitarazione di condotte delittuose analoghe a quelle già accertate e ciò anche in considerazione del ruolo attualmente svolto da Marra all'interno del comune, della indubbia fiducia di cui gode il sindaco Virginia Raggi".
Secondo gli inquirenti Marra ha ricevuto una maxi tangente da 367 mila euro dal boss dei palazzinari romani Sergio Scarpellini (anche lui arrestato) pagata con due assegni circolari da 250 mila e 117 mila euro per l'acquisto di una casa in via Prati Fiscali 258, a Roma, intestata alla moglie di Marra, Chiara Perico nel giugno del 2013.
All'epoca dei fatti Marra rivestiva l'importante ruolo di direttore del dipartimento partecipazioni e controllo gruppo Roma Capitale. Mentre Scarpellini è tra l'altro il famigerato immobiliarista della “casta” di deputati e senatori, già indagato dalla Guardia di Finanza per evasione fiscale, potente e grande proprietario di sedi, palazzi e uffici affittati direttamente al Comune di Roma con contratti a sei zeri e con importanti interessi speculativi su vaste aree edificabili della Capitale che portano le sue società “Milano 90 Srl” e “Progetto 90 Srl” ad avere rapporti molto stretti con il Campidoglio e i suoi amministratori e dirigenti.
Il vergognoso mercimonio con Scarpellini
Circa gli interessi economici di Scarpellini nel comune di Roma, gli investigatori sottolineano che: "Le funzioni svolte dal Marra hanno riguardato settori sensibili per gli interessi imprenditoriali dello Scarpellini. Il gruppo immobiliare ha infatti da tempo stipulato importanti convenzioni urbanistiche che richiedono l'emanazione di provvedimenti amministrativi da parte del comune di Roma e della regione Lazio. Queste convenzioni sono ancora attuali e i relativi procedimenti amministrativi non sono conclusi".
Nel corso delle indagini gli investigatori hanno infatti scoperto anche un altro analogo “regalo” che l'immobiliarista avrebbe fatto sempre a Marra. Un'altra casa. "Nel 2009 Scarpellini aveva venduto a Marra l'appartamento a Roma in via Giorgio Vigolo, angolo via Alberto Moravia, applicando in suo favore il considerevole sconto di mezzo milione di euro". Una vicenda che, da un lato, come precisano gli stessi inquirenti, non avrebbe più rilevanza penale, in quanto il reato è ormai prescritto; dall'altro lato invece conferma “con assoluta chiarezza come i rapporti tra lo Scarpellini e Marra abbiano non solo un carattere di grande confidenza ma implicano anche un reciproco vicendevole aiuto".
Un mercimonio talmente fitto e confidenziale che ad esempio, quando Marra vede la sua carriera in comune al fianco della Raggi minacciata da alcuni articoli de “Il Messaggero”, non esita a contattare Scarpellini per influenzare l'editore del giornale (operazione che non andrà in porto).
"Il Marra – scrivono gli inquirenti nel mandato di arresto - non mostra alcuna remora a chiedere un intervento di Scarpellini al fine di orientare in senso favorevole a sé l'opinione pubblica, attraverso i giornali controllati da un amico di Scarpellini".
Reciprocamente, quando capita a Scarpellini finire sulla graticola della stampa proprio per “colpa” dei 5 Stelle che in campagna elettorale denunciano alcuni affitti a prezzi salati pagati per dei palazzi di sua proprietà, è il palazzinaro che chiede aiuto all'amico Marra. Di fronte alle "Ostilità mostrate dal movimento 5 stelle nei confronti di Scarpellini, di cui sono espressione diversi articoli di stampa scrivono ancora gli inquirenti nel mandato di arresto - Marra rappresenta un significativo ed indispensabile punto di riferimento per lo Scarpellini e che abbisogna, ancor di più rispetto al passato in ragione delle mutate condizioni politiche, della sua influenza e capacità di interferenza (è il braccio destro della Raggi, ndr) per salvaguardare e realizzare i propri interessi".

Attico e case in regalo
Dai faldoni dell'inchiesta risulta che nel 2010 il costruttore Scarpellini, definito dallo stesso Grillo “un evasore di Iva” e da Di Battista “un gentleman detto 'er cavallaro'” ha “venduto” alll'allora capo delle Politiche abitative e della Casa, Marra, un attico di lusso situato nel prestigioso residence dell'Eur all'Acqua Acetosa,168 metri quadri con doppio terrazzo e triplo bagno, superscontato di quasi mezzo milione di euro rispetto ai prezzi di mercato in barba a qualsiasi conflitto di interessi. Ma non è tutto, perché nel maggio del 2013 anche sua moglie Chiara Perico (già assunta nel 2008 nello staff dell’assessore al Personale, l’alemanniano Enrico Cavallari), è riuscita ad acquistare dalla Fondazione Enasarco, ente sotto controllo pubblico, un appartamento da 152 metri quadri più un box auto per appena 367 mila euro, in un elegante condominio a via dei Prati Fiscali a Roma.
Entrambe le compravendite furono perfezionate quando Marra sedeva sulla poltrona di direttore dell'Ufficio delle Politiche abitative del Comune di Roma e su quella, strategica, di capo del dipartimento del Patrimonio e della Casa, la prima ottenuta nel giugno del 2008 e la seconda a fine 2009 sempre con Alemanno sindaco.
Dall'inchiesta pubblicata da “l'Espresso.it” emergono altri particolari inquietanti che rischiano di gettare nuove ombre sulla Raggi e il M5S. Dai documenti risulta infatti che Marra, al momento del compromesso nell'ottobre del 2009, ha versato una caparra e poi il 23 giugno 2010 ha saldato la “Progetto 90 srl” con un assegno da 400 mila euro, a cui aggiunge quello ottenuto attraverso un mutuo di 250 mila euro della banca Barclays. Lo stesso giorno, però, davanti allo stesso notaio, Scarpellini compra la vecchia casa di Marra, in tutto quattro camere di una modesta palazzina distante poche centinaia di metri dalla nuova residenza e gira a Marra un assegno da 400 mila euro: ossia la stessa identica cifra che qualche minuto dopo Marra rigira al gruppo Scarpellini per comprarsi l'attico.
La vecchia casa Marra l'aveva acquistata nel 2003 attraverso una cartolarizzazione fatta dalla società SCIP: l'immobile era infatti dell'Inpdap e Marra lo paga poco meno di 140 mila euro. Sette anni dopo Scarpellini la ricompra a prezzo triplo.
Dunque Scarpellini, dopo il maxi sconto, fa un secondo “regalo” al braccio destro di Raggi. Della vecchia casa di Marra Scarpellini non sa proprio che farsene e infatti se ne sbarazza nel giro di un anno rivendola per 380 mila euro rimettendoci circa 20 mila euro.
Un mercimonio di favori e regali che continua anche quando Marra in seguito ad alcuni screzi con Alemanno, viene spostato (dal 2011 al 2013) dall'allora governatore della Regione Lazio Polverini sulla poltrona di direttore Regionale del Demanio e del Patrimonio. Ancora oggi, nonostante l'Ente sia guidato dal piddino Nicola Zingaretti, Scarpellini continua ad affittare immobili alla Regione Lazio a prezzi da capogiro.

Gli intrecci con “Mafia capitale”
Ma non è tutto, perché l'ex ufficiale della Guardia di Finanza Marra, l’uomo che ancora oggi negli uffici del Campidoglio tutti definiscono senza alcuna ironia “il vero sindaco di Roma” e che grazie ai buoni uffici dell’amico e vescovo Giovanni D’Ercole divenne un fedelissimo dell'allora sindaco fascista Gianni Alemanno, ha firmato decine di contratti milionari tutti a trattativa privata a favore di diversi altri costruttori e imprenditori fra cui spicca Fabrizio Amore, un altro boss dei palazzinari romani imputato in “Mafia capitale” e indagato per associazione a delinquere e turbativa d'asta anche nello scandalo per i lavori di restauro dell’aula Giulio Cesare del Comune, ottenendo in cambio altri vantaggi e favori.
Emblematica in tal senso è la convenzione a trattativa diretta firmata nel luglio 2009 da Marra, allora capo del dipartimento delle Politiche abitative di Alemanno, con Amore per l'affitto al Comune capitolino di 96 appartamenti di un residence fuori dal Grande raccordo anulare alla stratosferica cifra di 2,6 milioni l’anno. Pari a un costo medio per abitazione di 2.256 euro al mese. Il prezzo in pratica di una casa da 150 metri quadri in centro. Non solo, Marra firma la convenzione pur essendo al corrente che la holding di srl proprietarie degli appartamenti è controllata al cento per cento da società anonime con sede in Lussemburgo. Holding che poi finirà nel mirino degli inquirenti per un giro di false fatture da oltre 11 milioni di euro.

L'ombra della Banda della Magliana

Le indagini su Marra scaturiscono da una analoga inchiesta che vede coinvolto Manlio Vitale detto "Er gnappa” ex componente del nucleo storico della Banda della Magliana. Vitale è sotto intercettazione perché estorce soldi proprio a Scarpellini. "Vitale si reca ogni giovedì - si legge nell'ordinanza - nei pressi del Senato per ricevere dalla persona incontrata (Scarpellini, ndr) una consistente somma di denaro. Dazioni di denaro da ricondurre a un'attività estorsiva". Per questo vengono intercettate le utenze telefoniche anche delle vittime, Scarpellini e la sua segretaria Ginevra Lavarello. E così, mettendo sotto controllo il cellulare di Scarpellini, gli investigatori scoprono anche i suoi stretti rapporti con Marra.

La Raggi deve subito dimettersi
Si chiude così una settimana giudiziaria a dir poco vergognosa per il M5S, la Raggi e la sua giunta. Cominciata con la perquisizione della polizia in Campidoglio per acquisire la documentazione relativa a una serie di nomine e assunzioni decise da Raggi nei primi mesi di governo; proseguita con l'avviso di garanzia alla dimissionaria assessora all’Ambiente Paola Muraro (già collaboratrice della società municipalizzata dei rifiuti di Roma) per traffico di rifiuti è finita in crescendo con l'arresto di Marra.
Vicende che confermano come, da una parte, il M5S di Grillo e Raggi ha stretti e inconfessabili legami proprio con quel torbido mondo (di destra) del malaffare che in campagna elettorale diceva di voler estirpare e, dall'altra, che le marce e corrotte istituzioni borghesi sono irriformabili e finiscono per avere sempre la meglio sulle velleità di cambiamento proclamate da quei partiti e movimenti come il M5S davanti agli elettori.
Dunque, altro che “onestà”, “codice etico” e “discontinuità col passato di Mafia capitale”. A soli sei mesi dal suo insediamento in Campidoglio la nuova giunta della sindaca pentastellata Virginia Raggi affonda sempre più nella melma del malcostume e del malgoverno borghesi fatto di ruberie, corruttele, nepotismo e conflitti di interessi. Fino a ieri la sindaca, pur essendo perfettamente al corrente di tutto ha difeso a spada tratta sia la Muraro che Marra. Invece di trarre le dovute conseguenze e dimettersi immediatamente, adesso che è scoppiato il bubbone se la vorrebbe cavare con un semplice “scusate ho sbagliato” e solo cacciando i più bruciati e impresentabili collaboratori, come ha fatto con i suoi fedelissimi Salvatore Romeo, funzionario comunale da lei riassunto al triplo dello stipendio come capo segreteria e sodale di Marra, e Daniele Frongia che non sarà più vicesindaco.
 

21 dicembre 2016