Per assolvere il capitalismo e i suoi governi che li condannano alla disoccupazione cronica, al supersfruttamento e al precariato
Poletti insulta i giovani e esulta se emigrano
Ecco la ricetta del ministro-negriero del Lavoro per porre rimedio alla devastazione economica e sociale provocata dal Jobs Act e dalle politiche liberiste di questi anni
Deve dimettersi

 
Le vergognose affermazioni di Giuliano Poletti dello scorso 19 dicembre sui giovani italiani costretti a emigrare hanno suscitato una forte indignazione di massa. “Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più tra i piedi”, aveva detto, con sprezzante arroganza per insultare i giovani che lasciano il loro Paese perché non riescono a trovare un lavoro dignitoso che gli permetta di costruirsi un futuro.
Il ministro del Lavoro di Renzi, già boss delle Coop “rosse”, è stato confermato il mese scorso nella compagine governativa da Gentiloni per rimarcare la perfetta continuità con le politiche filo-padronali sul lavoro del nuovo duce Renzi, nonostante la disoccupazione in aumento, anche giovanile, e l'evidente fallimento del Jobs Act nel ridurla. Anzi, per Poletti, “è bene che i nostri giovani abbiano l'opportunità di andare in giro per l'Europa e per il mondo. È un'opportunità per fare la loro esperienza”. Come se dietro questa visione idilliaca dell'emigrazione giovanile dall'Italia in cerca di migliori condizioni di lavoro si potesse nascondere lo sfascio causato dal suo Jobs Act e da anni di politiche liberiste che hanno devastato e precarizzato il lavoro in Italia.
Le scuse forzate e posticce di Poletti (“mi sono espresso male”), oltre a essere palesemente false visto che il governo di cui faceva parte ha enormemente peggiorato le condizioni del lavoro giovanile in Italia, non hanno convinto nessuno. Di certo non i tantissimi giovani indignati che si sono espressi in vari modi, anche con vere e proprie contestazioni, contro il ministro.
È il caso per esempio della giovane ricercatrice Marta Fana, residente a Parigi, che in una lettera aperta pubblicata sull'“Espresso” del 20 dicembre ha radicalmente smontato tutta la politica governativa in tema di lavoro, concludendo: “Il problema, ministro Poletti, è che lei e il suo governo state decretando che la nostra generazione, quella precedente e le future siano i camerieri d’Europa, i babysitter dei turisti stranieri, quelli che dovranno un giorno farsi la guerra con gli immigrati che oggi fate lavorare a gratis”.
Un'altra lettera aperta gli è stata inviata da numerosi esponenti locali dei Giovani Democratici, la giovanile del PD, per chiedere le dimissioni di Poletti, poiché “quello che lei ha detto è per noi come sale su una ferita aperta”. Richiesta alla quale il gruppo dirigente del PD e il governo sono rimasti ostinatamente sordi, anzi hanno fatto quadrato attorno al ministro-negriero e l'hanno definitivamente assolto con Gentiloni che, alla conferenza stampa del 29 dicembre, dichiarava “chiusa” la vicenda. Sotto sotto, evidentemente, condividono la linea e le dichiarazioni del loro “degno” rappresentante.
 
Assolti il capitalismo e i suoi governi
Ma di quale “lavoro” è ministro, Poletti? Non certo di un lavoro stabile e dignitoso, bensì di un lavoro precarizzato, sottopagato, supersfruttato, pressoché privo di protezione sindacale e con ancor meno garanzie di stabilità e continuità, dal quale vasti numeri di giovani non riescono a trarre il sostentamento necessario a crearsi una famiglia, o a progettarsi un futuro, visto che non gli è nemmeno garantita la pensione, spesso decisamente negata. Senza contare le percentuali di disoccupati e cosiddetti inattivi. Un lavoro distrutto da anni di controriforme per renderlo sempre più precario e meno tutelato, sempre più fondato su ricatti e regalie filo-padronali come i “voucher” e addirittura il lavoro gratuito mascherato da “volontariato” o “servizio civile”. Tutto istituzionalizzato ed esacerbato dal Jobs Act di Renzi e Poletti, i quali – in perfetta linea coi governi che li hanno preceduti e ai quali Gentiloni ha garantito continuità – hanno sempre agito per salvare i profitti astronomici del grande capitale industriale e finanziario, sforbiciando diritti, servizi pubblici e dignità dei lavoratori.
Sono queste le condizioni da cui sempre più giovani scappano, sperando di trovare migliore fortuna in Paesi dove la crisi non ha ancora affondato i denti tanto in profondità come in Italia. E sono sempre queste le condizioni a cui l'81% dei giovani ha detto NO al referendum costituzionale.
Si tratta di responsabilità enormi che ricadono sul sistema capitalista nella sua interezza e sui governi che ne curano gli affari, che Poletti, esaltando l'emigrazione giovanile, ha voluto assolvere.
Comunque la vicenda è l'ennesima e la più lampante dimostrazione del fatto che ormai il PD è un partito di destra completamente ed entusiasticamente al servizio del sistema capitalista e della classe dominante borghese, in grado di produrre nemici dei lavoratori identici quando non peggiori dei vari Brunetta, Fornero e compagnia brutta. Ed è la conferma che il governo Gentiloni continua sulla falsariga di quello di Renzi. Le vergognose dichiarazioni di Poletti non sono tollerabili. Costui si deve dimettere. Se non lo farà, allora sia braccato e sommerso dalle contestazioni di piazza dai giovani e dai lavoratori che ha così sprezzantemente insultato.
 

4 gennaio 2017