“Una vendetta per Aleppo”
Assassinato l'ambasciatore russo ad Ankara
L'attentato non intacca l'alleanza tra Russia e Turchia

 
L’ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, è stato ucciso il 19 dicembre mentre stava parlando a una mostra fotografica al Centro di Arti Moderne di Ankara. L'aggressore prima di essere ucciso dagli agenti ha tra l'altro gridato “vendetta per Aleppo” la città siriana investita dall'offensiva delle forze del regime di Assad col contributo determinante dei criminali bombardamenti dell'aviazione russa.
L'attentato avveniva alla vigilia del vertice a Mosca tra i ministri degli Esteri di Russia, Turchia e Iran che porrà le basi per il successivo accordo di spartizione del paese mediorientale. Un negoziato che sancirà una via di uscita diversa da quella ipotizzata da Erdogan con la sua discesa in campo in Siria per abbattere il regime di Assad. Assad resta al momento al suo posto e Erdogan doveva abbandonare le mire su Aleppo in cambio di mano libera nel nord della Siria, contro i curdi del nord della Siria invisi pure a Assad.
L'alleanza tra Russia e Turchia non era intaccata dall'attentato. Anzi il regime di Ankara puntava il dito contro il movimento Hizmet dell’imam Gulen, rifugiato negli Usa e accusato da Erdogan di aver organizzato anche il fallito golpe del 15 luglio scorso. La pista della pista gulenista era sostenuta dal ministro degli Esteri turco Cavusoglu nell'incontro del 21 dicembre col segretario di Stato Usa Kerry.
Lo stesso giorno l'uccisione dell'ambasciatore russo era rivendicata da Jaysh al-Fatah, l’Esercito della Conquista, ossia dalla federazione nata nel 2015 di vari gruppi armati di opposizione siriani creata per volere di al-Nusra, l'organizzazione di al Qaeda in Siria, con una forte presenza a Idlib e Hama. Fra i gruppi federati ci sono formazioni che con la Turchia hanno avuto un legame speciale come quello di Ahrar al-Sham, che ha partecipato ai primi negoziati a Ginevra, Nour al-Din al-Zenki e il Turkistan Islamic Party. Nella rivendicazione apparsa online e ripresa dall’agenzia iraniana Isna si affermava che “uno degli eroi di Jaysh al-Fatah, Mert Altintas, ha giustiziato l’ambasciatore russo Andrey Karlov ad Ankara”, primo atto di vendetta per le donne, i bambini e gli anziani uccisi ad Aleppo. Una “vendetta” per il voltafaccia di Erdogan su Aleppo.
Successivamente uno dei portavoce dell’ex al-Nusra smentiva legami con l’assassinio dell’ambasciatore russo a Ankara. Tutto è possibile nel complicato puzzle siriano dove tra l'altro alcuni dei gruppi della federazione Jaysh al-Fatah negoziavano e si apprestavano a firmare l'accordo di tregua in Siria costruito da Mosca e Ankara. Un accordo che lasciava fuori al Nusra.
La vicenda si chiudeva con le dichiarazioni del presidente turco Erdogan che presentava le condoglianze ufficiali “al presidente russo Putin e al popolo russo” e Putin ringraziava e precisava che “il crimine che è stato commesso è senza dubbio una provocazione volta a deviare i rapporti tra Russia e Turchia e il processo di pace in Siria”.
Il processo della pace imperialista definito dall'alleanza guidata da Mosca permetteva a Erdogan di proseguire in Siria l’operazione “Scudo dell’Eufrate” con la quale Ankara, l’Esercito Libero Siriano e le formazioni evacuate da Aleppo consolidavano l'occupazione di una zona per impedire la costituzione di una federazione nel nord della Siria.

4 gennaio 2017