Infischiandosi dell'opposizione delle popolazioni attraversate e persino del voto contrario della Camera
La Snam costruirà un gasdotto nell'area italiana a più alta sismicità
Il tracciato attraverserà la zona terremotata che va da Sulmona, a L'Aquila, a Norcia

 
Gasdotto Snam, il tracciato
Il nuovo gasdotto non ancora completato, denominato “Rete Adriatica”, è una tubatura di 687 km, divisa in 5 tronconi, che attraversa dieci regioni italiane partendo da Massafra in Puglia, dove arriva la Trans Adriatic Pipeline (TAP), per finire a Minerbio in Emilia; un’opera che secondo Ministero, costruttori e gestori, dovrebbe fare dell’Italia uno degli “hub” europei del gas. Il fatto più grave è che uno dei cinque tratti attraverserà l’Appennino sotto L’Aquila, Onna e Paganica, devastate dal terremoto del 2009, poi salirà verso nord sfiorando Amatrice e Norcia e poi Ussita e Visso, dove le scosse sismiche proseguono praticamente ogni giorno. In pratica, i 168 chilometri del metanodotto tra Sulmona e Foligno attraversano la zona a più alto rischio sismico d’Italia; nessuna considerazione quindi del fatto che dal 2005, anno del progetto originale già disgraziato, ad oggi, in questo territorio i terremoti hanno spostato montagne e devastato città, senza però riuscire a far cambiare i piani speculativi né di Snam, né dei governi che si sono succeduti. In questo tratto non sarebbe problematico solo il gasdotto; intorno alla linea è infatti prevista la realizzazione di centrali di stoccaggio (una quindicina) e di una centrale di compressione a Sulmona, cioè di un impianto per dare la spinta al gas, proprio vicino a una faglia silente. Per questa sola centrale, è allarmante la stima delle associazioni sui danni che vanno dall’inquinamento ambientale, a quello acustico, passando per centinaia di ulivi abbattuti e per la cementificazione di una superficie grande come sedici campi di calcio e mezzo. Come ciliegina sulla torta, è certo che la condotta passerebbe nella zona da picco sismico del monte Morrone incrociando anche fiumi e torrenti, compreso il Pescara, come ha spiegato il presidente del WWF Abruzzo Augusto De Sanctis.

L’inganno della valutazione d’impatto ambientale
Il “Gruppo di intervento giuridico”, un’associazione ecologista, ha contestato per prima la procedura che ha portato all’approvazione del progetto poiché Snam ha chiesto una Valutazione di impatto ambientale (VIA) divisa in cinque parti, una per ciascun lotto; è chiaro che la Snam segue questa strada nel tentativo di evitare la Valutazione ambientale strategica (VAS) e la Valutazione di impatto ambientale unica, in palese violazione delle disposizioni comunitarie e nazionali, che avrebbe quantomeno complicato il buon esito finale. È indicativo, per comprendere il decisionismo e l’arroganza antidemocratica e addirittura anti istituzionale di Snam e Ministero, che anche la risoluzione votata all’unanimità nel 2011 dalla commissione Ambiente della Camera con la quale si impegnava il governo a disporre la modifica del tracciato escludendo la fascia appenninica proprio a causa dell’elevato pericolo per la sicurezza delle popolazioni dovuto al rischio sismico, sia stata totalmente ignorata da tutti i governi che si sono succeduti fino ad oggi, proprio come se non fosse mai stata redatta.

Le bugie del ministero e gli interessi di Snam
In Italia Snam può contare su 32.500 km di condutture, di cui 1.000 in Abruzzo. Secondo fonti qualificate vicine al governo, sarebbe noto che i tre quinti dell’opera sono già avviati e che ogni tratto è indipendente dall’altro; motivo per il quale anche se dovessero saltare i 170 km da Sulmona a Foligno, il gasdotto potrebbe comunque funzionare utilizzando la rete già esistente. Ora, a parte il diniego espresso dalla commissione della Camera completamente ignorato, qual è il motivo dell’ostinazione di Ministero e Snam nel costruire nel tratto in questione? La multinazionale Snam è una società quotata in borsa che detiene il monopolio della gestione della rete del gas italiano. È un gigante da oltre 3 miliardi e mezzo di fatturato e 1,2 miliardi di utili netti nel 2015. Le autorizzazioni che consentono all’azienda di continuare ad essere quella miniera d’oro privato che è, sono sostanzialmente delle autocertificazioni sull’attività che sono sufficienti a dimostrare legalmente che i percorsi (compreso quello in oggetto) delle condutture vengono definiti scegliendo i lineamenti morfologici e geologici più sicuri. Sul “lotto sismico” abruzzese-umbro, Snam rassicura che le dimensioni del progetto sono adatte e che la condotta, unitamente alle caratteristiche di duttilità e di flessibilità delle tubazioni in acciaio, permette di sopportare agevolmente le deformazioni prodotte dall’eventuale sisma. In particolare la società, con il sostegno del Ministero, si vanta che il test sui tubi (shaking) abbiano superato l'ipotesi dei peggiori terremoti degli ultimi 40 anni, nei quali non si sono rilevati incidenti. L’azienda ha sempre avuto l’appoggio incondizionato di tutti gli esecutivi degli ultimi dieci anni e, nonostante il calo nei consumi di gas in Italia, l’opera è considerata “strategica” ed i profitti sono stimati in circa 26,5 milioni di euro all’anno e saranno tutti privati, mentre il denaro investito è anche pubblico poiché, già nel 2009, la Banca Europea per gli investimenti ha versato a Snam oltre 300 milioni di euro per coprire parte delle spese del tratto Massafra-Bicari e per un altro gasdotto in Lombardia. In realtà è facile smentire Snam poiché dal 2004 ad oggi sono già 8 gli incidenti avvenuti ai gasdotti, ultimo dei quali l’esplosione del metanodotto a Mutignano, in Abruzzo, nel marzo del 2015.

I comitati in lotta
Le rassicurazioni che sistematicamente vengono date, non tranquillizzano affatto le popolazioni locali per le quali non è ammissibile che gli interessi della multinazionale del gas possano prevalere sul diritto a veder tutelata la propria sicurezza e la propria salute. Nessuna opera può essere anteposta alla incolumità delle persone. Le faglie non hanno ancora smesso di muoversi, dicono i sismologi e, in questo contesto, Sulmona e la Valle Peligna, dove oltre al gasdotto la Snam vuole insediare anche la centrale di compressione, dovrebbero stare tranquille? Gli esperti non si stancano di ricordare che uno dei principali pericoli dell’area è rappresentato dalla faglia del Morrone, silente da oltre 1900 anni, ma che potrebbe attivarsi in ogni momento con un terremoto che potrebbe raggiungere una magnitudo di 6.5, tale da ridurre in polvere tutti gli abitati circostanti. Figuriamoci le condutture. Fra l’altro, come affermato anche dal responsabile del comitato No-Tubo marchigiano-umbro Aldo Cucchiarini, per posare una condotta di 120 centimetri a 5 metri di profondità, bisogna aprire uno sterrato largo 40 metri sui fianchi delle montagne e sarà necessario costruire strade e piste per lo spostamento dei mezzi di cantiere; ciò significa che è assolutamente falsa l’affermazione di Snam e del Ministero che, siccome i tubi vanno sotto terra, l’impatto ambientale sia pressoché nullo. La cecità e la spregiudicatezza assassina del progetto creano qualche disagio anche all'interno del PD. Contrario al progetto si è detto il consigliere abruzzese PD Pietrucci che ha dichiarato: “Non bastano i tetti che ci crollano in testa, ci mettono pure una bomba sotto i piedi. Così uccidono l’appennino che si sta già spopolando”. Significative sono le parole di Giovanna Margadonna, membro del Comitato per l’Ambiente di Sulmona: “Sono venuti qui perché pensavano che gli abruzzesi fossero docili, che non avrebbero opposto alcuna resistenza. E invece questi quattro contadini gli danno ancor filo da torcere.” Noi auspichiamo che la popolazione umbra ed abruzzese intera, oltre a mobilitarsi per richiedere una rapida e totale ricostruzione delle zone terremotate ed una nuova casa per tutti, sappia unirsi ai “quattro contadini” con giovani, disoccupati, donne ed operai, affinché si scongiuri la costruzione, sciagurata, del nuovo gasdotto in zona sismica. Solo la speculazione e gli interessi del governo e di Snam possono giustificare un progetto insensato ed altamente rischioso per le popolazioni interessate e per l’ambiente.

4 gennaio 2017