Ha favorito la Fondazione Maugeri in cambio di tangenti e regali
Formigoni condannato a sei anni per corruzione
Sequestrati beni per 6,6 milioni all'ex governatore della Lombardia e senatore del Nuovo centrodestra

Lo scorso 22 dicembre la decima sezione penale del Tribunale di Milano ha condannato Roberto Formigoni - esponente di spicco di Comunione e Liberazione, ex presidente della Regione Lombardia, e attualmente senatore di Ncd - a 6 anni di reclusione per corruzione alla fine del processo di primo grado sul caso Maugeri e San Raffaele, per il quale il politico era imputato con altre nove persone.
Il Tribunale peraltro ha fortemente diminuito la pena rispetto alle richieste del PM, che aveva chiesto per lui 9 anni, contestandogli anche la partecipazione ad associazione a delinquere.
Il Tribunale ha anche irrogato a Formigoni la pena accessoria di 6 anni di interdizione dai pubblici uffici e gli ha imposto - in solido con i coimputati, nonché membri di Comunione e Liberazione, Pierangelo Daccò e Antonio Simone - di versare una provvisionale complessiva alla Regione Lombardia di 3 milioni di euro a titolo di risarcimento del danno.
La vicenda per cui Formigoni è stato condannato è quella relativa all’offerta di denaro, viaggi, vacanze e favori vari che il boss politico lombardo ha ricevuto in qualità di presidente della Regione Lombardia - carica che ha rivestito ininterrottamente dal 1995 al 2013 - in cambio di facilitazioni sui rimborsi per i ricoveri alla Fondazione Maugeri di Pavia, uno dei più importanti ospedali lombardi, specializzato in terapie di riabilitazione.
Le indagini della Procura della Repubblica di Milano, iniziate nel 2010, portarono all’arresto, il 13 aprile 2012, di cinque persone accusate di avere sottratto 56 milioni di euro dalle casse della Fondazione e il 6 maggio del 2014 iniziava il processo che vedeva imputato Formigoni insieme ad altre otto persone: secondo l’accusa il presidente della Regione Lombardia - che, ricordiamo, ha sempre dichiarato di vivere, all’interno del movimento di Comunione e Liberazione, come memor domini , ossia come laico che osserva i precetti della regola monastica benedettina consistenti nella povertà, castità e obbedienza - aveva ricevuto nell’arco di molti anni vantaggi patrimoniali per ben 8 milioni di euro elargiti in denaro contante, viaggi, cene in ristoranti di lusso e la piena disponibilità di tre yacht in cambio di appoggi illeciti all’ex assessore della Regione Lombardia, Antonio Simone e all’imprenditore Pierangelo Daccò, entrambi tra l’altro sodali del Formigoni in Comunione e Liberazione e suoi amici di vecchia data.
Inutilmente Formigoni ha tentato di giustificare le elargizioni proprio con il rapporto di amicizia con i due, in quanto il flusso di denaro e di elargizioni che ha nel tempo ricevuto da Daccò con la piena connivenza di Simone è troppo alto, tanto che i pubblici ministeri milanesi Antonio Pastore e Laura Pedio hanno individuato tra i tre una vera e propria associazione a delinquere della quale ritengono essere stato a capo proprio il Formigoni, tanto che nella loro requisitoria avevano richiesto al Tribunale di condannare a nove anni di carcere il memor domini lombardo come promotore dell’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e ad altri reati, per avere messo a disposizione, assieme ad altri imputati, la sua funzione - scrivono i magistrati nella richiesta di rinvio a giudizio - “per una corruzione sistematica nella quale tutta la filiera di comando della Regione è stata piegata per favorire gli enti suoi amici che poi lo pagavano ”.
Con la sentenza del 22 dicembre i giudici milanesi hanno anche disposto la confisca degli ingenti beni di cui il memor domini aveva piena disponibilità: si tratta di oltre 6 milioni e 600mila euro tra i quali quadri d’autore, quote di proprietà di abitazioni di lusso a Sanremo, Lecco e Arzachena, cinque unità immobiliari (due box, un terreno, un ufficio e un negozio) a Lecco, tre auto di lusso e conti correnti.
Insieme a Formigoni sono stati condannati anche Pierangelo Daccò (9 anni e 2 mesi), Antonio Simone (8 anni e 8 mesi), l'ex direttore amministrativo della Maugeri, Costantino Passerino (7 anni), e l'imprenditore Carlo Farina (3 anni e 4 mesi), mentre sono stati assolti gli altri cinque imputati, ossia gli ex funzionari regionali Nicola Sanese e Alessandra Massei, Alberto Perego (amico di Formigoni), Carla Vites (moglie di Simone) e Carlo Lucchina, ex direttore generale della Sanità alla Regione Lombardia.
 

18 gennaio 2017