Cosa ne pensate di certi giudizi di Lenin su Stalin?
Cari compagni,
sono un lavoratore e, parafrasando Silone, sono un socialista senza partito e un cristiano senza chiesa.
da qualche settimana ho avuto il piacere di approfondire la conoscenza del PMLI e di scaricare le copie de "Il Bolscevico" presenti sul sito.
Ovviamente sarei solo un ipocrita se scrivessi di condividere tutte le vostre analisi, posizioni e soluzioni ai problemi che questa forma di spietato capitalismo presenta alla classe operaia, alle masse, agli sfruttati ed a coloro che in genere vivono grazie al loro lavoro.
Riconosco, tuttavia, che in quest'epoca che tende ad omologare tutto, oltre che ad imporre il c.d. pensiero unico, la lettura dei vostri documenti e del vostro giornale, pur ribadendo le mie personali riserve sopra già accennate, può tornare utile al fine di "allargare la mente" ed evitare di essere esclusivamente succubi rispetto a questa forma di capitalismo devastante e tendente ad emarginare le masse.
Veniamo al punto: desidererei conoscere la vostra posizione in merito ai due pensieri di Lenin in merito alla condotta di Stalin.
Non mi convince la vulgata del Lenin buono e dello Stalin cattivo, ma con tutta la franchezza del caso e con il rispetto che meritate per le vostro posizioni. STALIN PROPRIO NO!
Vi ringrazio per l'attenzione e per il riscontro che vorrete dare alla presente
Saluti socialisti.
via email
 
Grazie a te, compagno, per esserti rivolto con franchezza al Partito per esporre il tuo giudizio negativo su Stalin, che hai motivato allegando due citazioni di Lenin: una tratta dal suo cosiddetto “testamento”, nel quale secondo le interpretazioni più comuni Lenin si sarebbe schierato contro Stalin e a favore di Trotzki; e l'altra costituita dalla sua lettera a Stalin in cui chiedeva le sue scuse, accusandolo di grossolanità per aver insolentito al telefono sua moglie Nadia Krupskaia. E tuttavia chiedi la nostra posizione in merito, segno evidente di rispetto verso il PMLI e di volontà di conoscerlo più a fondo nonostante le tue riserve su di esso. Tanto che giustamente non intendi accontentarti di quella che tu stesso definisci la vulgata del pensiero unico del capitalismo, e ciò non può non valere anche per Stalin.
A tale proposito pensiamo che siano particolarmente indicate e significative queste parole con cui compagno Mino Pasca, nel suo discorso pronunciato a nome del CC del PMLI alla solenne Commemorazione pubblica del 2 marzo 2003 a Firenze per il 50° della morte di Stalin, si rivolgeva ai giovani invitandoli ad avere il coraggio di conoscere di propria mano chi era veramente Stalin e quali erano le sue idee: “Non c'è altra strada – sottolineava il Direttore politico de 'Il Bolscevico' - che studiarne il pensiero e l'opera. Abbiate anzitutto il coraggio di studiare le sue opere, e magari di dissentire ma solo dopo averle lette e averle raffrontate con la sua condotta e attività politica. Guai a giudicarlo a priori senza averne letto neppure un rigo accontentandovi di sputare e ripetere pappagallescamente le sentenze preconfezionate dagli anticomunisti. Vi permettereste mai di giudicare la bontà di un cibo senza averne assaggiato almeno un boccone? Se non c'è altro modo per conoscere il sapore di un cibo che assaggiarlo, perché pretendere di avere un'idea di Stalin solo per sentito dire? Vi invitiamo pertanto a ragionare con la vostra testa e a giudicarlo dal punto di vista del proletariato ”.

Il cosiddetto “Testamento di Lenin”
E veniamo ai due documenti da te citati. Il cosiddetto “Testamento di Lenin”, così definito da un giornalista americano di area trotzkista che l'aveva pubblicato negli Stati Uniti sostenendo che era stato tenuto “segreto”, fa parte in realtà di una serie di appunti dettati da Lenin tra il dicembre 1922 e il gennaio 1923 in preparazione di un suo intervento al XII Congresso del PC(b)R (aprile 1923), intervento a cui poi l'artefice della Rivoluzione d'Ottobre fu costretto a rinunciare per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, compromesse dall'attentato di cui fu vittima. Non prima però di aver proibito espressamente che queste sue considerazioni, raccolte sotto il titolo “Lettera al Congresso”, fossero pubblicate. Data la lotta sulla linea politica in corso in quel momento nel Partito e i seri pericoli di scissione, Lenin non voleva che che le sue considerazioni venissero strumentalizzate per creare frazionismo, e se dispose che non venissero pubblicate aveva le sue buone ragioni. Tuttavia esse furono portate a conoscenza del Partito e dibattute ampiamente al suo interno, sia nei suoi organi centrali sia nel XII e XIII Congresso.
Nel cosiddetto “testamento”, ossia un appunto del 24 dicembre 1922, con l'aggiunta di un altro del 4 gennaio 1923, Lenin esprimeva i suoi timori per un'eventuale scissione, avanzava proposte per rafforzare il CC e formulava una serie di giudizi su alcuni membri del CC stesso, tra cui Stalin, nominato a suo tempo Segretario generale su sua proposta, dicendo in sostanza di non essere sicuro che egli avrebbe saputo servirsi del suo “immenso potere ” con “sufficiente prudenza ”, in quanto il suo difetto era di essere “troppo grossolano ”, cosa “del tutto tollerabile nell'ambiente e nei rapporti tra noi comunisti” ma non “nella funzione di Segretario generale ”. Pertanto ipotizzava di sostituirlo con altri, ma “solo per una migliore qualità, quella cioè di essere più tollerante, più leale, più cortese e più riguardoso verso i compagni, meno capriccioso, ecc .”.
D'altra parte di Trotzki egli diceva che “come ha già dimostrato la sua lotta contro il CC nella questione del commissariato del popolo per i trasporti, si distingue non solo per le sue eminenti capacità ”, ma anche per la sua “eccessiva sicurezza di sé e una tendenza eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi ”. Su Kamenev e Zinoviev ricordava l'episodio dell'Ottobre '17 in cui rischiarono di sabotare l'insurrezione, alla quale erano contrari, rivelandone in anticipo la data, anche se non glielo ascriveva “personalmente a colpa, così come il non bolscevismo a Trotzki” .

Il carattere di Stalin e l'operato politico di Trotzki
Dopo la morte di Lenin i trotzkisti cercarono di strumentalizzare queste considerazioni per opporre Lenin a Stalin, ma in realtà occorre tener conto del contesto in cui Lenin le aveva formulate: mentre lui era malato e lontano dal centro, mentre la situazione politica era in continua evoluzione e lui era fortemente preoccupato di mantenere l'unità del Partito, attaccato da tutte le parti e alle prese con problemi giganteschi. Per cui questi giudizi non vanno considerati assoluti ma soggetti essi stessi ad evoluzione, se Lenin ne avesse avuto il tempo.
Ma comunque, se le sue considerazioni le si leggono attentamente e senza i paraocchi dell'antistalinismo, non si può fare a meno di dedurne che mentre quelli su Stalin sono giudizi negativi sul suo carattere, senza l'ombra di una critica politica, quelle su Trotzki sono critiche prettamente politiche e su più di un punto: il suo “non bolscevismo”, la sua ben nota presunzione individualistica e la sua tendenza a mettersi contro le decisioni del CC, ovvero la sua insofferenza verso il centralismo democratico.
In realtà, come già spiegato, non ci fu nessun occultamento della “Lettera al Congresso” di Lenin, come sostenevano i trotzkisti. Durante le sue diverse discussioni Stalin, in segno di lealtà verso il Partito e per agevolare un chiarimento più franco possibile, offrì anzi per due volte le sue dimissioni, che furono però respinte all'unanimità dal CC. Lo stesso Trotzki, in una dichiarazione pubblica nel 1925, ammise che Lenin non aveva lasciato nessun “testamento”, che quelle del giornalista americano erano solo “calunnie contro il CC” e che se quelle lettere non furono pubblicate fu perché il suo autore “non le aveva destinate alla stampa”.

La lettera di Lenin a Stalin sulla Krupskaia
Riguardo poi alla lettera di Lenin a Stalin del 5 marzo 1923 (rigorosamente segreta e personale), in cui Lenin rimprovera a Stalin di aver tenuto un atteggiamento grossolano e insolente in una telefonata alla Krupskaia, chiedendogli di ritirare le sue parole e porgere le sue scuse, valgono sostanzialmente le stesse considerazioni fatte sul “testamento”: e cioè che si tratta sempre di giudizi sul carattere di Stalin, e non sul suo operato politico. Un carattere ruvido che lo stesso Stalin ammetteva apertamente di avere, e che nel caso specifico - come si legge nella sua lettera di risposta, che purtroppo Lenin non pote' mai leggere per il suo improvviso peggioramento - era mosso unicamente dalla preoccupazione che la Krupskaia trasgredisse gli ordini dei medici che avevano proibito, per non aggravarlo, di informare il marito di questioni politiche, decisione di cui Stalin aveva avuto dal CC la responsabilità di sorvegliarne l'attuazione.
Ma un conto è il carattere e un altro sono i meriti politici di Stalin, che è stato oggettivamente il più strenuo difensore e continuatore del pensiero e delle opere di Lenin. Tanto che, come dice Mao e come la storia dimostra, chi attacca Stalin finisce prima o poi per attaccare anche Lenin, e per rinnegare alla fine l'intero edificio del marxismo-leninismo e del socialismo. D'altra parte è comprensibile che la borghesia, gli imperialisti e i fascisti non perdano occasione per attaccarlo, calunniarlo e infangarlo, e seminino menzogne e falsificazioni storiche sul suo conto, date le cocenti sconfitte che egli ha loro inflitto e per aver dimostrato che il socialismo è una realtà possibile e concreta.
Questo equivale forse a dire che egli è perfetto ed esente da errori? No, naturalmente. Ma come ha chiarito il compagno Giovanni Scuderi, nel suo editoriale del 1994 per il 115° anniversario della nascita del successore di Lenin, dal titolo “Teniamo alta la grande bandiera rossa di Stalin”: “Per noi è fuor di dubbio che gli errori commessi da Stalin sono unicamente da addebitarsi essenzialmente alla mancanza di esperienza. Ricordiamoci che nessuno prima di lui, tranne Lenin ma per nemmeno sette anni, aveva guidato l'edificazione di uno Stato socialista in una situazione di completo accerchiamento imperialista e avendo sulle spalle le responsabilità e i problemi della direzione del movimento comunista internazionale ”.
 

25 gennaio 2017