Presso la sede della Cellula “Mao” di Milano
“Terza Nota” intervista Urgo sul PMLI e lo Stato islamico

Dal corrispondente della Cellula “Mao” di Milano del PMLI
Il 13 dicembre scorso il Segretario del Comitato lombardo del PMLI, nonché della Cellula “Mao” di Milano, compagno Angelo Urgo, ha concesso un’intervista al giornalista della rivista on-line “La Terza Nota”, Davide Rega, il quale ha preventivamente garantito che alla redazione della sua testata “siamo tutti convintamente antifascisti”; nel caso tale redazione avesse avuto un orientamento fascista o filo-fascista l’intervista, ovviamente, non sarebbe stata concessa.
Nell’intervista Rega ha voluto fare domande sull’operato e la linea del Partito, soprattutto su “alcune prese di posizione controverse, come l’appoggio allo Stato Islamico e all’astensionismo alle elezioni”.
Rispondendo al suo intervistatore, Urgo ha spiegato che l’attuale attività del PMLI è prevalentemente di propaganda: “propagandiamo la linea del Partito, che non è solamente quella strategica. Per esempio, partecipiamo al sindacato, nello specifico lavoriamo nella CGIL”. “Non perché pensiamo sia un sindacato rivoluzionario - ha specificato Urgo - ma perché seguiamo la tattica leninista di stare nel sindacato più partecipato, lavorandoci dall’interno per condizionare i lavoratori sulla nostra piattaforma rivendicativa”.
“Veniamo alle questioni più spinose” ha quindi incalzato Rega domandando le ragioni del nostro appoggio allo Stato Islamico. Urgo ha risposto che il nostro non è un appoggio strategico; tra l’IS e il PMLI, dai punti di vista ideologico, culturale, tattico e strategico, c’è un abisso incolmabile; la nostra posizione è tattica, concerne specificatamente la tattica antimperialista esposta da Stalin nella sua celebre opera “Principi del Leninismo”.
Urgo ha tenuto a specificare che consideriamo lo Stato Islamico come un’entità statale che oggettivamente si oppone all’invasione e aggressione (diretta e per procura) di varie potenze imperialiste malamente coalizzatesi e tendenzialmente rivali. “Alla fine da dove nasce lo Stato Islamico?” si è chiesto il compagno per poi rispondere: “dalla comunità arabo-sunnita che si è ribellata inizialmente in Iraq, contro la dominazione imperialista succedutasi alla caduta di Saddam Hussein, e poi in Siria, alla discriminatoria dittatura della borghesia alawita guidata dal clan degli Assad”.
Il fatto che tale ribellione all’oppressione imperialista ed etnico-religiosa abbia preso (nella maggioranza degli arabo-sunniti) la forma dell’ideologia salafita, e abbia adottato la Sharia, concezioni che non condividiamo e che sono anni luce lontane dalle nostre, “è il frutto del livello di coscienza del proletariato in quel Paese” dovuto anche al vuoto ideologico causato dallo scempio politico e ideale che i revisionisti falsi comunisti e il partito Baath hanno fatto (screditandola col loro operato fatto falsamente in suo nome) della giusta aspirazione a una autentica società laica e socialista.
“Cosa pensate allora del Rojava – ribatte l’intervistatore - dove i curdi e altre etnie cercano di sviluppare un’esperienza socialista, democratica, femminista, ma fanno anche una guerra senza quartiere all’ISIS?”. Il nostro compagno ha spiegato che il partito politico che promuove il Rojava non è un partito marxista-leninista e che noi non consideriamo nemmeno che porti avanti il socialismo. Urgo ha quindi sottolineato che “riconosciamo legittime le rivendicazioni indipendentiste, o autonomiste, del Rojava, e riteniamo l’aggressione dell’IS ai curdi siriani un errore”, per poi spiegare che lo Stato Islamico “non è un’organizzazione coscientemente, soggettivamente, antimperialista, lo è solamente oggettivamente”. Altrimenti il Califfato avrebbe capito che sarebbe stata necessaria una tregua coi miliziani curdi invece di aggredirli e spingerli in braccio agli imperialisti americani. “Le formazioni militari del Rojava (YPG e YPJ) si chiamano gruppi di difesa, però, premendo verso Raqqa non si va più in difesa: stanno giocando una guerra di attacco che non è più quella del Rojava, dei curdi, ma è quella dell’imperialismo americano”.
Per concludere l’argomento Urgo ha affermato che la nostra rivendicazione antimperialista è trattare la pace con lo Stato Islamico e mettere fine a questa guerra imperialista di aggressione per il petrolio, e non solo; una guerra che inoltre non fa altro che provocare rappresaglie terroristiche su civili innocenti che vivono nei Paesi aggressori.
Alla domanda su come qualifichiamo l’astensionismo alle elezioni politiche e se consideriamo tutti i voti degli astenuti come voti nostri, Urgo ha risposto che l’astensionismo rappresenta una forma di voto di delegittimazione delle istituzioni borghesi, “da qui a dire che sono tutti voti nostri ce ne passa!”.
Su cosa ne pensiamo del famoso “Odio gli indifferenti” di Gramsci il compagno Urgo ha premesso che il PMLI non è gramscista dato che Antonio Gramsci è stato un antifascista ma non un marxista-leninista, “ideologicamente non era nemmeno un materialista ma, in effetti, un idealista crociano”. Rispondendo alla domanda Urgo ha affermato che “questa posizione non la condividiamo perché pensiamo che sia compito del Partito marxista-leninista far prendere coscienza anche agli indifferenti; avere questo atteggiamento elitario, di disprezzo, verso chi al momento è indifferente, perché non è ancora cosciente, della propria condizione sociale e di classe, è un partire male in partenza”.
L’intervista si è conclusa con alcune domande a risposta rapida. Rispondendo a queste, Urgo ha ribadito il nostro attaccamento a Stalin come nostro Grande Maestro, affermando che su di lui si sono dette le cose più truci e infamanti, proprio perché è stato il primo a edificare una società socialista; ha riaffermato che Krusciov e il XX Congresso del PCUS rappresentano la restaurazione del capitalismo in Unione Sovietica; ha definito Mao quale ultimo Grande Maestro del proletariato internazionale che ha edificato il socialismo in Cina e – col Grande Balzo in Avanti e la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria e quindi la continuazione della lotta di classe nelle condizioni del socialismo - l’ha portato anche più avanti dell’esperienza sovietica.
Il nostro compagno ha affermato inoltre in merito al PCI revisionista che era un “Partito di massa, ma non partito di quadri”, non era un partito di tipo bolscevico, così come inteso da Lenin già nel 1903. Era un partito revisionista e riformista, che aveva come suo Alfa e Omega la Costituzione borghese e non il socialismo. Poi è stato anche un partito conservatore con Berlinguer, fino a diventare, nella seconda metà degli anni ’80, un partito che si è allineato alla linea reazionaria e liberista della borghesia italiana ed europea.
In merito al proletariato di oggi Urgo ha detto che nonostante si sia cercato di proclamarne l’estinzione esso permane ed è sempre più sfruttato: “Oggi come oggi ci accorgiamo che esiste la classe operaia solo quando gli operai muoiono. La classe operaia esiste ancora, se la si vuole vedere”.
Correttamente sintetizzata sulla base della registrazione, l’intervista è stata pubblicata l’8 gennaio sul sito de “La Terza Nota” (http://laterzanota.info/). Alla cui redazione vanno i nostri ringraziamenti per averla pubblicata dopo averci dato l'occasione di esporre, seppur in estrema sintesi, le nostre posizioni politiche spesso censurate, ignorate o calunniate dai mass-media borghesi e di regime.

1 febbraio 2017