Piombino (Livorno)
Gli operai della ex Lucchini ancora in piazza in difesa del posto di lavoro

Dal nostro corrispondente per la Toscana
Le operaie e gli operai della ex Lucchini di Piombino hanno nuovamente manifestato il 2 febbraio scorso in difesa del posto di lavoro e contro la mancata realizzazione del piano industriale di Cevital. Dopo una partecipata assemblea in fabbrica gli operai organizzati da Fiom, Fim e Uilm hanno deciso di scioperare per 24 ore e scendere in piazza dando vita a un combattivo corteo per le strade di Piombino. “Senza lavoro non c'è dignità”, “Responsabili? Rebrab e chi l'ha voluto” questi alcuni degli striscioni portati dagli operai durante la manifestazione. Combattività e determinazione nelle parole degli operai che hanno annunciato una crescente mobilitazione se le cose non cambieranno.
I sindacati affermano: "Questa situazione a partire dalla mancanza del circolante fino a una non più tollerabile indefinitezza del piano industriale rischiano di mettere in seria crisi il progetto Piombino, così come configurato dell’accordo di programma del 2014. Abbiamo ribadito, quindi, che tale obbiettivo va salvaguardato in ogni suo aspetto, a partire dal ruolo centrale della siderurgia... l’obbiettivo va perseguito costringendo Rebrab ad assumersi impegni certi e certificabili in assenza dei quali il Governo deve assumersi la responsabilità ricercando ogni alternativa possibile per mantenere gli impegni contenuti nell’accordo di programma. In ogni caso abbiamo fatto presente al Governo la necessità di salvaguardare gli ammortizzatori sociali in scadenza al 30/6/2019, qualora essi non fossero sufficienti. Ci avevano detto che questo era un progetto serio e sostenibile e tutti ci abbiamo creduto, ma oggi conosciamo tutti i ritardi e non sappiamo nulla di bonifiche e smaltimento. Il risultato è che in fabbrica ora è tutto fermo: ha fatto bene il ministro Calenda ha dare l'ultimatum ma non abbiamo ancora una data certa, non ci basta sapere che l'incontro sarà tra una settimana. Se il ministro non fissa la data noi andremo a Roma".
Ed è vero. Era il 2014 quando il nuovo duce Matteo Renzi, baldanzoso annunciava la firma dell'accordo su Piombino con il capitalista pescecane Rebrab “è un'acquisizione strategica. Piombino è un pezzo di futuro dell'Italia”. Nel giugno 2015 la ex Lucchini viene ufficialmente venduta all'algerina Aferpi del gruppo Cevital dell'imprenditore Rebrab con un accordo per la messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico e produttivo dell'area dei complessi aziendali. “Oggi Piombino riparte davvero” aveva detto con soddisfazione il governatore della Toscana Enrico Rossi (PD), e ancora “la scommessa di una riconversione ecologica della siderurgia siamo in condizione di vincerla grazie ad un imprenditore algerino che ci ha permesso di salvare quattromila posti di lavoro mentre, se stavamo dietro agli imprenditori italiani, quei posti li avremmo perduti”.
L'azienda Cevital ha più di 12mila dipendenti e 25 filiali, è attiva nel campo agrario soprattutto con la produzione di olio vegetale, zucchero e margarina (proprio da questi prodotti alimentari “vitali” deriverebbe il nome dell'azienda, da “c'est vital”, “è vitale”). Cevital è la più grande azienda privata d'Algeria e Rebrab controlla una delle più grandi raffinerie di zucchero del mondo, per l'Algeria egli è l'unico agente della Samsung e di Europcar, oltre ad essere presidente di Hyundai Motors Algeria, e ha investimenti anche in Sudan, Etiopia e Costa d'Avorio. Oggi il suo patrimonio è di 3,2 miliardi di dollari. Per “Forbes” nel 2013 era il più ricco del suo Paese, uno dei primi 8 uomini più facoltosi d'Africa, e al numero 506 nel mondo. Rebrab in un'intervista ad un quotidiano francese ha affermato “In Europa si possono comprare delle fabbriche per un tozzo di pane... con la crisi in atto in Europa, esistono delle opportunità che si possono presentare una volta ogni secolo. Non tutti i giorni l'Europa è in crisi. Oggi siamo facilitati nell'acquisizione di imprese che possiedono un'altissima tecnologia e che ci permettono non solo di acquisire questa tecnologia, ma anche di sviluppare le nostre attività in Algeria”. In merito alla Lucchini Rebrab aveva affermato “Possiamo ora disporre di 560 ettari e di un porto recentemente ampliato dal governo italiano a Piombino, di cui due banchine sono a nostra disposizione. Le utilizzeremo per i bisogni del complesso siderurgico, ma anche per la piattaforma logistica e per altri investimenti nell'industria agroalimentare in Italia. E poi ci permetterà di sviluppare tutta l'industria meccanica in Algeria, per l'uso di acciai speciali prodotti a Piombino, dove abbiamo così acquisito un savoir-faire che gli italiani avevano accumulato lungo secoli... con le acciaierie Lucchini realizzeremo in Algeria diverse fabbriche nel settore della meccanica, ad esempio per la fabbricazione di pezzi di ricambio”.
È passato un anno e mezzo e la situazione occupazionale lascia ancora incertezza per gli operai. Sembra che il capitalista Rebrab abbia difficoltà a portare capitali fuori dall'Algeria a causa di mancati appoggi politici. La regione, tramite Fidi Toscana, ha deciso di acquistare fino a un massimo di 20 milioni di euro le materie prime. I sindacati hanno affermato che “Chiunque venisse meno agli impegni presi, causando la mancata realizzazione di questo progetto, per il quale ad oggi gli unici ad aver fatto la loro parte sono i lavoratori, sarà considerato a tutti gli effetti una nostra controparte”.
Noi marxisti-leninisti sosteniamo con forza la lotta degli operai della ex-Lucchini e li esortiamo a continuare la loro giusta e coraggiosa battaglia per la salvaguardia del posto di lavoro costringendo il governo e gli enti regionali e locali a fare di più per una soluzione positiva. È palese come nel capitalismo gli unici interessi dei capitalisti siamo il denaro e non certo i lavoratori. Il sito industriale di Piombino è fondamentale per la città che proprio a causa della pesante perdita dei posti di lavoro, dei salari sempre più bassi (molti degli operai della ex Lucchini percepiscono gli “ammortizzatori sociali”) e dell'incertezza occupazionale sta impoverendosi e desertificando come insediamento industriale.
 
 
 

8 febbraio 2017