Accordo economico e commerciale globale tra UE e Canada
No al CETA che favorisce le multinazionali
Abbasserà i livelli di sicurezza e qualità alimentare, impatterà su ambiente e diritti dei lavoratori

 
Con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astensioni il parlamento europeo ha dato il 15 febbraio il via libera alla ratifica dei parlamenti nazionali del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l'accordo di libero scambio tra il Canada e l'Unione Europea (Ue) firmato lo scorso autunno dalla Commissione europea e dal governo canadese; le trattative per l'Accordo economico e commerciale globale tra la Ue e il Canada erano iniziate nel 2009, si sono sviluppate all'ombra del TTIP, l'analogo accordo discusso tra Stati Uniti ed Europa promosso da Barack Obama ma stoppato da Donald Trump, e si sono concluse nel 2014.
Fuori dalla sede dell'europarlamento si sono fatte sentire le proteste di organizzazioni sindacali, associazioni di consumatori e di rappresentanza del mondo contadino che hanno osteggiato il Ceta, ritenuto un accordo a favore delle multinazionali e che abbasserà i livelli di sicurezza e qualità alimentare, impatterà su ambiente e diritti dei lavoratori. A partire dal capitolo che assegna alle multinazionali il potere di citare in giudizio presso un apposito tribunale, in qualità di parte lesa, gli Stati che con un intervento legislativo ne limitassero interessi e profitti.
Il Ceta “una volta applicato offrirà alle imprese europee nuove e migliori opportunità commerciali in Canada e sosterrà la creazione di posti di lavoro in Europa”, garantiva la Commissione europea, perché eliminerà il 99% dei dazi doganali e altri ostacoli alle reciproche esportazioni e all'accesso agli appalti pubblici, aprirà il mercato dei servizi, offrirà vantaggi agli investitori e sarà in grado di “prevenire le copie illecite di innovazioni e prodotti tradizionali dell'Ue”. Dalla scheda sul Ceta predisposta dalla Commissione europea si ricava tra le altre che, all'entrata in vigore del trattato, il Canada abolirà dazi sulle merci originarie dell'Ue per un valore di 400 milioni di euro che saliranno fino a 500 milioni a regime, aprirà le proprie gare d'appalto pubbliche, dal livello federale a quelle provinciale e municipale, alle imprese dell'Ue in misura maggiore rispetto a quanto abbia fatto con gli altri suoi partner commerciali.
Il meccanismo definito per risolvere le controversie fra le multinazionali e gli Stati non sarà un arbitrato privato come quello previsto per il TTIP ma un nuovo sistema giudiziario per la protezione degli investimenti (ICS), con un tribunale pubblico composto da giudici indipendenti e di carriera, nominati dall'Ue e dal Canada, che terrà udienze pubbliche. Se nell'ultima versione dell'accordo pare si preveda che uno Stato chiamato in causa per danneggiamenti non possa essere costretto a modificare un testo di legge o condannato al pagamento di danni punitivi, resta comunque in piedi un meccanismo che non può certo essere un semplice foro di discussione dato che è nato per difendere gli interessi delle multinazionali.
Con il Ceta il Canada si è impegnato a aprire il suo mercato a una serie di prodotti agricoli europei e a garantire che le sue esportazioni siano conformi alle disposizioni dell'Ue, per esempio il divieto di commerciare la carne agli ormoni. Il Canada ha accettato di proteggere la commercializzazione di 143 prodotti tipici che beneficiano dell'indicazione di origine, dei quali 42 italiani.
Il Ceta nasce “con l’obiettivo specifico di eliminare barriere regolamentari che proteggono i servizi, il mercato del lavoro, l’ambiente e la sicurezza alimentare”, denunciavano i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia, “espone a forti rischi tutto il comparto della produzione agricola, cercando di mascherarlo con lo specchietto per le allodole delle 42 Indicazioni geografiche italiane parzialmente tutelate (su oltre 280 riconosciute dal Ministero) e non ha nessuna norma vincolante capace di tutelare i diritti del lavoro e le questioni legate allo sviluppo sostenibile, come la lotta al cambiamento climatico”.
L’accordo CETA di liberalizzazione degli scambi di merci e servizi tra Europa e Canada, sosteneva la Campagna Stop TTIP Italia, viene spacciato come il nuovo “accordo-modello” per tutti gli accordi commerciali d’ora in avanti. Invece, una volta stoppato il TTIP, esso permette inoltre alle “oltre 40mila grandi imprese Usa che hanno consociate in Canada, tra cui giganti dell’agroalimentare come Coca Cola, McDonald, Cargill, ConAgra foods, di ottenere gli stessi privilegi che garantirebbe loro il TTIP: la possibilità di influenzare la formulazione e l’applicazione di regole e standard che limitino i loro profitti e la facoltà di citare i nostri Stati in giudizio”.
Grazie alla forte pressione dei movimenti sociali e delle Campagne Stop TTIP/CETA, l'Ue ha dovuto definire il Ceta un “accordo misto”, che per la sua applicazione deve avere la ratifica dei parlamenti nazionali. In partenza era prevista la sola approvazione dell'europarlamento. La battaglia contro il Ceta quindi continua.

22 febbraio 2017