Al primo incontro ufficiale a Washington
Trump e Abe rafforzano l'alleanza militare, economica e commerciale tra Usa e Giappone contro la Cina

 
Nel salutare il primo ministro giapponese Shinzo Abe, in visita il 10 febbraio alla Casa Bianca, il presidente americano Donald Trump sottolineava che “questa è una delle prime visite di un leader straniero (dopo quella dell'inglese May, ndr) e sono veramente contento che sia quella di un alleato importante e fedele. L'alleanza Stati Uniti-Giappone è la pietra angolare della pace e della stabilità nella regione del Pacifico. È importante che il Giappone e gli Stati Uniti continuino a investire pesantemente in questa alleanza per rafforzare le nostre capacità difensive che diventeranno sempre più forti e col passare del tempo saranno impenetrabili”.
Esauriti i ringraziamenti di rito Abe passava alla sostanza del vertice e al primo posto metteva gli affari economici: “l'anno scorso, dal Giappone agli Stati Uniti, ci sono stati più di 150 miliardi di dollari di nuovi investimenti e quelle imprese giapponesi hanno creato un gran numero di posti di lavoro. Le relazioni economiche reciprocamente vantaggiose tra i due paesi continueranno col presidente Trump e sono sicuro che ci saranno altri investimenti in infrastrutture importanti, tra le quali quelle per il treno ad alta velocità”.
Il compito di approfondire ulteriormente le relazioni economiche bilaterali era affidato al vice primo ministro giapponese Aso e al vice presidente americano Pence. Messe in secondo piano le neanche tanto vecchie accuse di Trump di giocare con la svalutazione della moneta per facilitare l'ingresso delle merci giapponesi sul mercato americano, Abe chiamava l'alleato a contribuire a “espandere il libero commercio e gli investimenti in Asia Pacifico” con nuove intese che sostituiscano il TPP appena mandato ai pesci dall'amministrazione americana.
Ma per assicurare lo sviluppo degli affari dei due paesi, Abe ricordava che “la pietra angolare della pace, della prosperità e della libertà in Asia Pacifico è la forte alleanza Giappone-Usa” e affermava che per garantire la sicurezza dell'area il punto nodale era l'applicazione dell'intesa sulla cooperazione militare, compreso l'articolo 5 del patto di sicurezza che prevede l'intervento armato Usa a difesa del Giappone in caso di aggressione nelle isole Diaoyu/Senkaku; in quelle isole contese con la Cina che in maniera indiretta compariva come bersaglio anche militare della rinnovata alleanza tra Washington e Tokyo.
Le questioni della concorrenza economica tra le due potenze imperialiste non sono messe in secondo piano, soprattutto da Trump che punta al rilancio di quella americana, ma il Giappone piegato dalla crisi economica degli ultimi anni e ancora più degli Usa in caduta libera non è più il concorrente temibile di una volta. Tokyo ora gioca sulla difensiva e il ruolo di esportatore globale e concorrente principale è stato assunto dalla Cina.
Il capitolo del comunicato finale del vertice tra Abe e Trump relativo al “nemico comune” sottolinea che “i due leader hanno affermato che l'articolo V del Trattato Stati Uniti-Giappone per la Cooperazione e sicurezza reciproca copre le isole Senkaku. Si oppongono a qualsiasi azione unilaterale che cerca di minare l'amministrazione da parte del Giappone di queste isole. I due leader hanno sottolineato l'importanza di mantenere un ordine marittimo basata sul diritto internazionale, compresa la libertà di navigazione e di sorvolo e di altri usi legittimi del mare. Gli Stati Uniti e il Giappone si oppongono a qualsiasi tentativo di affermare crediti marittimi attraverso l'uso di intimidazione, coercizione o la forza. Gli Stati Uniti e il Giappone chiedono inoltre ai paesi interessati al fine di evitare azioni che potrebbero degenerare le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, tra cui la militarizzazione di avamposti, e di agire in conformità con il diritto internazionale”.
Washington chiamava e Pechino rispondeva. Geng Shuang, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, a tambur battente affermava che la Cina si oppone “strenuamente al cosiddetto ‘Patto di Sicurezza USA-Giappone’ e all’illegale endorsement che gli USA hanno reso al Giappone” e commentava minaccioso che “pensavamo che Usa e Giappone volessero davvero rendere stabile la regione del Pacifico, non il contrario”.

22 febbraio 2017