L'ha dichiarato alla riunione del Consiglio del Nord Atlantico
Il nuovo capo del Pentagono: La Nato resta la base fondamentale degli Stati Uniti
La Casa Bianca chiede ai paesi membri dell'Alleanza di portare la spesa per la difesa ad almeno il 2% del Pil
A Napoli il nuovo “Hub” di guerra

 
“Supportiamo con forza la Nato”, affermava il presidente americano Donald Trump ai comandanti militari Usa riuniti ai primi di febbraio nel quartier generale presso la base di Tampa, in Florida; “Chiediamo solo che tutti i membri diano finanziamenti appropriati e pieni all’Alleanza, cosa che in molti non hanno fatto. Molti di loro non ci sono andati neanche vicini, e ora devono farlo”, aggiungeva il presidente che spostava la discussione nell'Alleanza militare imperialista sul terreno di una più equa ripartizione dei finanziamenti e delle responsabilità tra gli alleati. La premier inglese Theresa May già nell'incontro a fine gennaio con Trump aveva registrato che il presidente americano aveva abbandonato i toni di critica di una Nato definita “obsoleta” e riconosciuto “l'Alleanza atlantica come baluardo della difesa europea”.
Una posizione confermata dal generale dei marines in pensione James Mattis, il nuovo segretario della Difesa degli Stati Uniti, nell'intervento al vertice ministeriale dei 28 Stati membri della Nato del 15 e 16 febbraio a Bruxelles.
Il capo del Pentagono garantiva ai colleghi europei che “l’alleanza rimane un fondamento essenziale per gli Stati Uniti e per tutta la comunità transatlantica”; “l’America assolverà le proprie responsabilità, ma se le vostre nazioni non vogliono vederla moderare il proprio impegno in questa alleanza, ognuna delle vostre capitali deve mostrare sostegno alla nostra difesa comune”, avvertiva Mattis richiamando l'impegno disatteso dalla gran parte dei paesi membri di destinare alla difesa la quota del 2% del pil, secondo quanto deciso nel Summit di Cardifff del 2014. “Gli americani non possono preoccuparsi della futura sicurezza dei vostri figli più di quanto facciate voi”, aggiungeva Mattis.
Sono solo 5 su 28 gli Stati che rispettano l'impegno di spendere almeno il 2% del pil
per la Difesa: Usa, Estonia, Polonia, Regno Unito e la Grecia di Tsipras. La Romania ha promesso di raggiungerlo entro il 2017, Lettonia e Lituania entro il 2018.
Il segretario generale della Nato, il laburista norvegese Jens Stoltenberg ha sottolineato che la spesa militare nel 2015-2016 è cresciuta complessivamente del 3,8% in termini reali, ossia di circa 10 miliardi di dollari. Il segno che finalmente la Nato “ha voltato pagina”, con i 28 partner che cominciano a incrementare il loro contributo verso l'obiettivo di Cardiff.
Servono soldi e uomini per i numerosi impegni dell'alleanza militare imperialista, che sono nell'ordine espresso dall'americano Mattis “contrastare l’estremismo islamico (leggi lo Stato islamico, ndr), bloccare gli sforzi russi tesi all’indebolimento delle democrazie e rispondere a una Cina più assertiva”. I rapporti degli Usa con la Russia di Putin al momento restano invariati, la Russia resta tra le minacce alla sicurezza transatlantica e quindi, ha sostenutto Mattis, occorre “bilanciare collaborazione e confronto. (…) rimaniamo aperti alle opportunità di restaurare una relazione cooperativa con Mosca ma allo stesso tempo restiamo realisti nelle nostre aspettative, e assicuriamo ai nostri diplomatici di negoziare da una posizione di forza”.
A conferma di tale posizione Mattis ha sottolineato che “gli Stati Uniti, nell’ambito dell’operazione US Atlantic Resolve, stanno spostando unità corazzate nei Paesi baltici, in Polonia, Romania e Bulgaria, per sostenere e integrare l’impegno Nato a favore della deterrenza”, contro le “minacce” che proverrebbero da Mosca. “Le truppe sono iniziate ad arrivare, ci aspettiamo che i quattro battle group multinazionali siano pienamente operativi entro giugno” precisava Stoltenberg.
Il vertice ministeriale Nato di Bruxelles decideva anche di stabilire “una maggiore presenza navale Nato nel Mar Nero per addestramento avanzato e esercitazioni”. La flotta nel Mar Nero e i carri armati nei paesi baltici e dell'Europa dell'Est erano definiti dal presidente russo Vladimir Putin una “provocazione” e il tentativo di “trascinare la Russia in uno scontro”.
Le attenzioni della Nato sono rivolte non solo al fianco Est ma anche a quello Sud.
I ministri della Difesa hanno approvato la creazione di quello che è stato chiamato “l’hub per il sud”, o meglio un “hub di guerra”. Nel Centro collocato all’interno del Joint Force Command di Napoli “saranno impiegate circa cento persone per valutare le potenziali minacce e coinvolgere le organizzazioni e le nazioni partner”, spiegava Stoltenberg, che definiva il centro di Napoli “una pietra angolare, un elemento importante in ciò che chiamerei uno sforzo teso a stimare, coordinare e capire gli sviluppi della regione mediorientale e nord africana, compresi di certo gli sviluppi in Libia”. Una struttura che darà lustro all'imperialismo italiano. Il Centro sarà agli ordini dell’ammiraglia americana Michelle Howard, capo del Comando Nato, delle Forze navali Usa per l’Europa e delle Forze navali Usa per l’Africa; come dire che il centro sarà alle dirette dipendenze del Pentagono.
Le posizioni espresse da Mattis al vertice Nato erano confermate il 18 febbraio dal vicepresidente americano Mike Pence alla Conferenza per la sicurezza di Monaco di Baviera. Pence rassicurava gli alleati sulla "incrollabile fedeltà" degli Stati Uniti alla Nato e prometteva di incalzare la Russia sul dossier ucraino. Il ministro degli Esteri francese Ayrault notava che il vice di Trump "non ha detto una parola sull'Europa". La correzione di tiro della Casa Bianca sulla Nato ha al momento certamente l'obiettivo di stoppare le già evidenziate fughe in avanti verso un progetto militare per conto proprio dell'imperialismo europeo, e della Germania in particolare, e per far pagare agli alleati del vecchio continente maggiori spese per una struttura miliare controllata dagli Usa col contributo degli alleati inglesi.
La Nato intanto potrà intervenire maggiormante in Libia per rispondere a una formale richiesta del Governo di accordo nazionale (Gna) del premier Serraj che alla vigilia del vertice Nato ha chiesto all'alleanza militare imperialista “supporto e consigli” in materia di difesa e sicurezza.

1 marzo 2017