Milano
Ottima partecipazione delle masse. Tre iniziative di lotta. Militante presenza del PMLI

Redazione di Milano
Dopo tanti anni in cui la giornata dell’8 Marzo è stata snaturata dal suo vero significato, ossia l’emancipazione delle donne attraverso diritti fondamentali come il lavoro, la salute inclusa la libertà di avvalersi della legge 194 del 1978 che consente l’aborto, la casa i servizi sociali, e fatta passare per una festa meramente di stampo consumistico capitalista, anche a Milano, in concomitanza con la Giornata internazionale delle donne, finalmente le masse femminili, e non solo, sono ritornate in piazza per trasformare l’8 Marzo in un giorno di lotta e di rivendicazioni, grazie alla meritoria iniziativa del movimento “Non una di meno”.
Allo sciopero globale hanno aderito il Coordinamento Collettivi Studenteschi, associazioni femministe e sigle sindacali come COBAS, FLC e FP CGIL, USI, USB e SGB. “Insieme siam partite, insieme torneremo, non una di meno, non una di meno”, con questo slogan studentesse e lavoratrici hanno manifestato a cominciare dal corteo mattutino da largo Cairoli alla sede della Regione Lombardia che ha visto la partecipazione di circa 10mila manifestanti di ogni sesso.
Militanti della Cellula “Mao” di Milano del PMLI impugnavano il cartello con su affissi i manifesti del Partito e hanno diffuso centinaia di copie del volantino riportante l’Editoriale della compagna Monica Martenghi. I marxisti-leninisti, ben integrati nello spezzone della Cgil Funzione Pubblica del Comune di Milano, hanno lanciato slogan quali: “Il lavoro stabile è prima condizione - per dare alle donne l’emancipazione”, “Il Jobs Act è nemico delle donne”, “Lavoro stabile a salario pieno”, “Lotto io, lotti tu, l’8 Marzo ancor di più!”, “Fuori gli obiettori dagli ospedali”, “Riaprire i consultori senza gli obiettori!”. Lo scopo era riportare l’attenzione sulle principali tematiche relative alle donne, come la difficoltà a praticare il diritto all’aborto, data l’altissima presenza di medici obiettori negli ospedali pubblici.
Il corteo ha unito donne e uomini, giovani e non, all’insegna della lotta per la rivendicazione dei diritti delle donne e per il rifiuto della violenza di genere in tutte le sue forme: oppressione familiare, sfruttamento, femminicidio, razzismo, sessismo, omo e transfobia.
Oltre al corteo mattutino ci sono state altre iniziative, come il presidio contro l’obiezione di coscienza negli ospedali di lavoratrici e associazioni trovatisi davanti a Palazzo Lombardia dalle 12 alle 14. Infine, il corteo serale che, come quello mattutino, ha visto 10mila manifestanti sfilare da piazza Duca D’Aosta a Porta Venezia.

15 marzo 2017