Le disuguaglianze di genere nella UE

I 27 partner europei stanno discutendo in occasione del 60esimo dei Trattati di Roma che sarà celebrato il 25 marzo di come la comunità europea posa andare avanti a più velocità. Ma già l'Europa viaggia a due velocità in merito alla eguaglianza o meglio alle diseguaglianze di genere; come ha confermato la “Relazione sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea nel 2014-2015” preparata dalla Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere del parlamento europeo, approvata lo scorso 6 febbraio e portata alla discussione in aula il 13 marzo.
Il punto di partenza sarebbe, enuncia la relazione, “che la parità tra donne e uomini è un diritto fondamentale sancito dal trattato sull'Unione europea e dalla Carta dei diritti fondamentali; che al riguardo l'Unione europea si prefigge di garantire pari opportunità e parità di trattamento tra uomini e donne e di combattere qualsiasi discriminazione fondata sul sesso”. Belle parole al vento.
Nella breve sintesi finale del documento si afferma infatti che “come mostrano le ultime statistiche, l'Unione europea è solo a metà strada verso l'effettiva parità di genere. Secondo l'indice sull'uguaglianza di genere per il 2015 elaborato dall'EIGE (l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, ndr), il punteggio complessivo dell'UE in materia di parità di genere è di 52,9/100, con un aumento di 1,6 punti dal 2005, ovvero si sono registrati progressi quasi nulli in materia. Il divario retributivo tra uomini e donne resta pari al 16,5 % e, secondo Eurostat, in alcuni Stati membri tale divario è addirittura aumentato negli ultimi cinque anni. Il divario pensionistico tra uomini e donne è pari al 40%, un livello allarmante. Ancor più preoccupante è il fatto che in metà dei paesi dell'UE il divario pensionistico sia aumentato e che una percentuale compresa tra l'11 e il 36 % delle donne non abbia accesso alla pensione. La percentuale di giovani donne né occupate né iscritte a corsi di istruzione né in cerca di lavoro è oltre il doppio rispetto ai giovani uomini (11 % e 5 % rispettivamente). Secondo l'EIGE, il maggiore divario tra uomini e donne in Europa è dovuto alla scarsa rappresentanza femminile nelle posizioni decisionali e di potere in campo economico, il che evidenzia la scarsa integrazione della prospettiva di genere nelle politiche economiche dell'UE.
Le disuguaglianze di genere nella UE non dipendono certo dalla scarsa rappresentanza femminile nelle stanze dei bottoni di istituzioni e aziende, ovvero nei quartier generali della borghesia dove si rappresentano gli interessi della classe sfruttatrice, ma proprio dalle leggi del capitalismo che ne determinano una posizione inferiore anche nella scala sociale.
L'UE si è posta l'obiettivo del raggiungimento della parità di genere ma dal 2005 “il risultato complessivo è salito da 51,3 a 52,9 su 100”, siamo lontani dal “centrare gli obiettivi di Europa 2020”, afferma la relazione che non può altro che registrare come “mancano solo quattro anni al 2020 e se l'UE continua a compiere progressi a questo ritmo gli obiettivi della strategia Europa 2020 non verranno conseguiti. La Commissione ha stimato che, al ritmo attuale, saranno necessari altri 70 anni prima di conseguire la parità di retribuzione, 40 anni prima di ottenere un'equa condivisione dei compiti domestici, 30 anni prima di raggiungere un tasso di occupazione femminile del 70 % e 20 anni prima di realizzare l'equilibrio di genere in politica. Non è possibile aspettare decenni prima di conseguire una reale parità di genere in Europa”.
 

15 marzo 2017