Un evento storico della lotta di classe in Italia
Le donne in sciopero globale e in piazza l'8 Marzo
Al centro delle rivendicazioni: l'abbattimento del femminicidio e delle disuguaglianze di genere, la parità dei sessi, il lavoro e il cambiamento sociale. Milano, Roma e Firenze epicentro della ribellione delle donne. Grande partecipazione delle giovanissime. Significativa e qualificata presenza delle lavoratrici. Moltissimi uomini a fianco delle donne. Successo dello sciopero sostenuto dai “sindacati di base” e dalla FLC-CGIL specie nei trasporti, nelle scuole e nei nidi. Lo stesso evento si è svolto in oltre 57 Paesi nel mondo. Il fascio-leghista Salvini insulta le scioperanti e le manifestanti. Alessandra Bocchetti attacca l'iniziativa non in linea col vecchio femminismo.
Monica Martenghi anima e guida le compagne e l'intero PMLI nel sostegno all'evento
Il risveglio politico delle donne potrebbe suscitare quello degli uomini sfruttati e oppressi

 
Dopo che per decenni l'8 Marzo era stato svuotato del suo reale contenuto, e trasformato in una festa consumistica e individualistica e persino rinnegato da alcuni settori femministi, quest'anno grazie alla meritoria iniziativa del movimento Non una di meno argentino è stato riscoperto ed è tornato ad essere celebrato con uno sciopero globale che ha visto manifestare milioni di donne nelle piazze di 57 Paesi nel mondo per affermare le sacrosante rivendicazioni e i diritti delle masse femminili.
E mercoledì 8 Marzo le masse femminili del nostro Paese non hanno mancato questo appuntamento diventando le protagoniste di un evento storico della lotta di classe in Italia. Erano anni che non si vedeva una mobilitazione femminile così alta sia al livello di adesione di sciopero, soprattutto nelle categorie del pubblico impiego come trasporti, scuole e asili nido (ad esempio il 24% le lavoratrici Inps), grazie anche alla FLC-CGIL e ai “sindacati di base” che hanno raccolto l'invito di Non una di meno Italia di proclamare per la giornata internazionale delle donne lo sciopero generale e a dare copertura sindacale alle lavoratrici che avrebbero scioperato, sia come partecipazione alle grandi manifestazioni che si sono svolte in gran parte delle città italiane.
Dal nord al sud tre generazioni di donne hanno sfilato l'una accanto all'altra. Numerose le lavoratrici, tantissime ragazze studentesse e dei Centri sociali e molte anche le pensionate. Esse hanno animato le decine e decine di cortei e sit-in, rumorose e colorate, insieme ai propri compagni di lotta, di lavoro e di vita contravvenendo giustamente allo stile del vecchio femminismo separatista. Combattive e determinate hanno ribadito la volontà di abbattere il femminicidio e le disuguaglianze di genere, per la parità dei sessi, per il lavoro stabile e a pari salario contro il precariato e le disparità salariali fra donne e uomini, contro la “Buona scuola” e i decreti attuativi di Renzi-Gentiloni, per una sanità pubblica, per avere più consultori gratuiti anche all'interno delle università e senza ticket e obiettori di coscienza, per la difesa e l'applicazione della legge 194 e soprattutto per il cambiamento sociale.
A Roma che già dalla mattina aveva visto un sit-in di solidarietà alle ex lavoratrici di Almaviva con lo slogan “Non una da sola”, sono tantissime le donne che partono dal Colosseo a piazza San Cosimato, fra i tanti striscioni “Donne senza Frontiere, unite nella lotta per i diritti, per la pace e contro le guerre imperialiste” o “Il futuro delle donne è il futuro del pianeta”. Un corteo che via via s’ingrossa. La Flc-Cgil nella mattina aveva indetto uno sciopero nella scuola e con i collettivi ha presidiato il Miur. Poco prima che partisse la manifestazione il Ministero dell’Istruzione era ancora transennato per un sit-in dell’Usb. La ministra Fedeli (PD) in contemporanea twitterà che lo sciopero è un enorme errore.
A Milano già dalla mattina le studentesse hanno animato un lungo corteo, nei loro slogan e cartelli predomina la difesa della 194 contro l'obiezione di coscienza e per chiedere l'educazione sessuale nelle scuole. Sono arrivate al Pirellone dove nel pomeriggio è partita la grande manifestazione che si è conclude a Porta Venezia.
A Torino gli studenti al mattino con lo slogan “D’ora in poi lotto marzo sempre” hanno bloccato il traffico a più riprese. Il pomeriggio, altra manifestazione. A Bologna centinaia di donne hanno manifestato in piazza Maggiore la mattina e da lì è partito il grande corteo del pomeriggio. A Firenze , dopo un presidio durato tutto il giorno in piazza Santissima Annunziata sede di uno storico consultorio chiuso da anni è partito un corteo di 15 mila manifestanti. Significativo anche l’8 Marzo in Sardegna: a Cagliari in mattinata un corteo è arrivato sotto al consiglio regionale mentre a Iglesias si è tenuto un incontro per ricordare un tragico incidente in miniera del 1871 che costò la vita a undici donne tra i 10 e i 32 anni (erano bambine). A Palermo , invece, nel pomeriggio si è mosso un corteo da piazza Verdi a piazza Pretorio. A Foggia sono le migranti ad avere la testa del corteo per dire basta al supersfruttamento nei campi dal caporalato asservito alle mafie.
A Napoli la mattina le aderenti di Non una di meno partenopee insieme agli attivisti dei Centri sociali si sono fatte trovare all'ingresso della redazione del quotidiano de Il Mattino , dove il fascio-leghista Salvini era ospite per un convegno organizzato dai suoi sostenitori su “Madri per natura”, per contestare lui e i suoi principi antifemminili. Salvini, fra l'altro difeso dalle “forze dell'ordine” del governo Gentiloni a suon di manganellate ai manifestanti, si è scagliato contro le donne e contro lo sciopero dell'8 Marzo insultandole e definendole “le solite zecche dei centri a-sociali” e “lo sciopero dell'8 marzo è una burla” e ancora “la festa della donna non si festeggia regalando la mimosa magari comprata di contrabbando da immigrati irregolari”. A Salvini le donne hanno risposto riversandosi in piazza del Gesù nel pomeriggio in oltre 5 mila dietro lo striscione “Contro ogni forma di oppressione praticare femminismo e rivoluzione”.
Ma non solo Salvini si è scagliato contro le donne in movimento e lo sciopero dell'8 Marzo anche Alessandra Bocchetti, storica femminista italiana tra l'altro fondatrice del “Centro Virginia Woolf”, in un'intervista apparsa su “la Repubblica” il giorno seguente lo definisce uno sbaglio, non in linea con il vecchio femminismo, e che non “porterà alcun cambiamento nella vita delle donne". E alla domanda se giudicasse la presenza di molti giovani, donne e uomini, un fatto comunque positivo lei ribatte che “il pericolo è che questo nuovo femminismo si trasformi in puro e semplice antagonismo. Non è così che si vince... Questo sciopero certamente non ha unito. E soprattutto è stato inutile”.

Il PMLI
Il PMLI invece ha fin da subito appoggiato in modo militante questo sciopero. La compagna Monica Martenghi, Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC, d'accordo col Segretario generale del Partito si è impegnata a fondo per animare e guidare le compagne e l'intero Partito nel sostegno allo sciopero globale e nelle manifestazioni promosse dalla rete Non una di meno, scendendo anche personalmente in piazza a Firenze. Al suo fianco anche la compagna Patrizia Pierattini, una dei primi 4 pionieri del PMLI. Le militanti e i militanti insieme alle simpatizzanti e ai simpatizzanti, accogliendo appieno le indicazioni contenute nel suo editoriale per l'8 Marzo, trasformato fra l'altro in volantino molto apprezzato dalle manifestanti, hanno partecipato ai cortei che si sono svolti nelle città dove il Partito è presente contribuendo al successo delle singole iniziative, in certi casi animando e diventando punti di riferimento come nella manifestazione di Firenze. Il PMLI era presente nelle manifestazioni di Firenze, Milano, Roma, fra l'altro epicentro della ribellione delle donne, ma anche a Napoli, Palermo, Catania, Roma, Varese, Borgo San Lorenzo (Firenze), Modena e Fucecchio (Firenze). Per le cui cronache rimandiamo ai servizi locali:

Un evento storico della lotta di classe
L'8 Marzo 2017 resterà scritto come un evento storico della lotta di classe italiana perché le masse femminili a migliaia con la loro combattività e determinazione si sono riappropriate di uno strumento di lotta fondamentale della classe operaia e dei lavoratori: lo sciopero. In più organizzato, a simbolo, proprio nella giornata internazionale delle donne, di cui fra l'altro quest'anno ricorre il centenario. Alla rete Non una di meno va il merito di averlo proclamato e aver chiesto ai sindacati (i più rappresentativi delle lavoratrici e dei lavoratori: Cgil, Fiom, e “sindacati di base”) di essere sostenute e garantite, cosa a cui, ribadiamo, hanno risposto positivamente solo la FLC-Cgil e i “sindacati di base”. La Camusso (Cgil) e Landini (Fiom) anche se a parole si sono detti d'accordo con le rivendicazioni del movimento nei fatti non hanno ritenuto opportuno proclamare lo sciopero generale ed estenderlo a tutte le categorie metalmeccanici compresi. Alla lettera di spiegazioni per la non adesione allo sciopero della Camusso fulminante la risposta della Rete nella quale ribadisce: “Apprendiamo inoltre con stupore che la Segretaria Camusso giudichi proprio queste richieste e, quindi, lo sciopero globale delle donne - a oggi sono 49 i paesi che hanno aderito in tutto il mondo -, qualcosa che si muove esclusivamente sul piano simbolico. Di qui, come già comunicato la scorsa settimana anche dalla FIOM, l’indisponibilità a indire lo sciopero generale. Vogliamo allora ribadire, come abbiamo fatto nel corso dell’incontro con le rappresentanti FIOM, che questo sciopero è invece maledettamente concreto”.
Questa ricerca del sostegno dei sindacati e soprattutto dei lavoratori allo sciopero è un fattore molto importante e auspichiamo che nelle future battaglie Non una di meno continui a cercare l'unità di lotta con le lavoratrici e soprattutto con i lavoratori, perché siamo convinti che il risveglio politico delle donne potrebbe suscitare quello degli uomini sfruttati e oppressi. E di per sé va oltre ed è più avanzato della visione, che poi è risultata perdente, del vecchio movimento femminista separatista che lottava solo esclusivamente per se stesso.
Il fatto che il movimento abbia identificato nella società da “trasformare radicalmente” le origini della violenza maschile di genere sulle donne, come sulle lesbiche, sui gay e sulle persone transessuali anche questo è un elemento molto importante. Ora sta al movimento identificare come “trasformare radicalmente la società” e qual è la società in grado di spazzare via le cause della subalternità della donna all'uomo.
Gli slogan sugli striscioni contro il capitale e in certi casi inneggianti alla rivoluzione ci fanno ben sperare che il movimento possa porsi l'obiettivo di conoscere e riscoprire, andando alle sue fonti e non accontentandosi della sua deformazione revisionista e femminista, ciò che il marxismo-leninismo-pensiero di Mao ha elaborato per smascherare le leggi economiche del sistema di produzione e di sfruttamento capitalistico e della sua sovrastruttura statale, giuridica, etica, morale, culturale e familiare e come abbatterle e conquistare l'emancipazione e la parità fra i sessi. E arrivare a quella “trasformazione radicale delle società”, giustamente rivendicata dal movimento che per il PMLI risulta essere il socialismo.
Il PMLI invita le sue militanti a partecipare e a far parte della Rete per propagandare all'interno del movimento Non una di meno la linea femminile del PMLI con la massima dialettica, e le dovute tattiche e ricercando quanto più possibile alleanze. Applicando con intelligenza politica, secondo le condizioni concrete in cui operano, la linea di massa e di fronte unito del Partito. Il 22 e il 23 aprile a Roma si terrà l'Assemblea nazionale del movimento, potrebbe essere una bella occasione di confronto e serena discussione.

15 marzo 2017