Raid Usa fa strage di sfollati
Truppe Usa in prima linea a Raqqa nella guerra all'IS

 
Non sono passate neanche tre settimane dall'annuncio del 9 marzo scorso del colonnello John Dorrian, portavoce dell'Operation Inherent Resolve (Oir), l'operazione militare a guida Usa contro l'IS, sull'invio deciso da Trump di un contingente di 400 soldati in Siria per operare in coordinamento con gli alleati delle Forze democratiche siriane (Fds) in funzione di supporto e "non schierate sulla linea del fronte" che l'emittente Al Jazira rivelava l'impiego dei marines in un blitz nella località di Tabqa, sull'Eufrate a una sessantina di chilometri a ovest di Raqqa.
I circa 500 soldati, tra americani e miliziani curdi, trasportati da elicotteri oltre le linee di difesa dello Stato islamico il 22 marzo prendevano il controllo di alcuni villaggi lungo la strada che porta a ovest verso Aleppo chiudendone il pasaggio. Una iniziativa di preparazione per l’assalto finale a Raqqa che secondo un comandante delle forze curde YPG, la parte principale delle Fds, inizierà ai primi di aprile e non dovrebbe durare molte settimane.
L'intervento diretto dei soldati americani voluto da Trump sembra dare un contributo determinante all'attacco su Raqqa sostenuto dai bombardamenti dell'artiglieria americana schierata sul campo e dai raid dell'aviazione che colpiscono indiscriminatamente bersagli militari e civili; obiettivi civili colpiti in numero sempre maggiore dopo che il Pentagono ha dato carta bianca ai comandanti militari per “chiudere” la partita con l'IS.
Secondo una denuncia dell’Osservatorio per i diritti umani in Siria, vicino all’opposizione al regime di Assad, nella cittadina di Mansoura a poca distanza da Tabqa gli aerei americani il 22 marzo hanno ucciso una quarantina di sfollati siriani, bombardando una scuola dove avevano trovato alloggio temporaneo diverse famiglie fuggite dai combattimenti nella provincia di Raqqa e da quelle di Homs e Aleppo.
Nessun commento da parte dei responsabili militari americani, come pochi giorni prima, il 17 marzo, quando un altro attacco aereo contro presunti “leader di al Qaeda” centrava in pieno una moschea facendo almeno 46 di vittime nel villaggio di al-Jina, vicino ad Aleppo, in una zona sotto il controllo delle opposizioni.

29 marzo 2017