Intervistato da “Il Fatto quotidiano”
Carrai, amico intimo di Renzi, conferma il suo legame con Israele e il Mossad
Già fondatore di un club di Forza Italia, le sue amicizie con Ledeen, i massoni e Comunione e Liberazione

In una lunga intervista a Il Fatto Quotidiano del 18 marzo Marco Carrai, l'imprenditore fiorentino amico intimo di Renzi, e che lo segue come un'ombra fin dagli esordi della sua fulminante carriera politica, “risponde” a tutta una serie di domande riguardo ai suoi esordi nel mondo della politica e degli affari, sulla sua mancata nomina a responsabile della cybersicurezza di Palazzo Chigi, sui suoi rapporti con la spia americana Michael Ledeen, il Mossad israeliano, l'Opus Dei, la Massoneria e Comunione e Liberazione.
Naturalmente, però, lo fa a modo suo, eludendo cioè le domande dirette e il più delle volte non confermando né smentendo del tutto quanto da tempo si dice sul suo conto, per cui alla fine resta l'impressione che la sua tattica consista non tanto nel negare i suoi molti legami con certi personaggi e certi ambienti, cosa che suonerebbe assolutamente falsa, quanto nello sforzarsi di sfrondarli da tutti i loro lati oscuri, di ridurli a “normali” rapporti di affari e/o di amicizia, in modo da dissipare quell'aria di mistero e intrighi che da sempre aleggia sulla sua figura. Ma paradossalmente il linguaggio criptico e ambiguo con cui spesso finisce per farlo conferma invece i sospetti che egli cerca di allontanare.
Per esempio, è noto che tra le sue molte e importanti partecipazioni societarie (nell'intervista ne ammette una decina, con circa cento dipendenti, senza contare i collaboratori) ci sono la carica di presidente e amministratore delegato della società di consulenza imprenditoriale Cambridge management consulting labs, che ha sedi a Milano, Firenze e Tel Aviv, e soprattutto la partecipazione nel consiglio di sorveglianza della lussemburghese Wadi Ventures Sca, omonima del fondo israeliano Wadi Ventures di cui è socio fondatore Reuven Ulmansky, un veterano dell'unità spionistica 8200 dell'esercito israeliano, una sorta di Nsa americana. E che tutto questo crea il fondato sospetto di suoi rapporti stretti con il Mossad israeliano. Sospetto alimentato anche dalla sua vecchia amicizia con Ledeen, che a Washington era conosciuto come “spia di Israele” in combutta con Noar Gilon, implicato in un'inchiesta dell'Fbi per spionaggio e diventato ambasciatore in Italia dal 2012.

I rapporti con Israele e il Mossad
Ebbene, nel rispondere al giornalista Carlo Tecce, che gli ricorda che proprio Gilon, qualche hanno fa, lo presentò ai suoi ospiti a un banchetto come uno che “non sapete neanche il suo nome, ma vi assicuro che è tra gli uomini più importanti del vostro Paese”, cosciente di non poter smentire direttamente i suoi forti legami con Israele e il suo establishment politico, Carrai preferisce glissare ammettendo di essere “molto legato a Israele” e di riconoscersi “nella sua storia e identità”, e che le sue società “trovano lì larga parte del loro sapere”. Ma smentisce, o piuttosto “non ammette” quelli col Mossad, e lo fa con questa singolare formula: “Non sono purtroppo il primo né sarò l'ultimo che, essendo vicino a Israele, viene dipinto come vicino al Mossad. Preferisco essere accostato impropriamente al Mossad piuttosto che al Ku Klux Klan. E quindi me ne faccio una ragione”. Se questa non è una rivendicazione quasi orgogliosa di far parte dell'intelligence sionista, poco ci manca.
Ancor più criptica e ambigua è poi la risposta alla domanda se “investitori israeliani hanno finanziato le campagne elettorali dei Renzi”, una questione che venne a galla la scorsa estate su presunti finanziamenti del Mossad a Renzi per le primarie del 2012 contro Bersani (vedi articolo a parte), e alla quale Carrai taglia corto così: “Io non gli ho mai presentato israeliani per le donazioni. La domanda è da rivolgere ai tesorieri”. Uno si aspetterebbe qualcosa come “è solo una bufala, lo escludo nella maniera più assoluta”, invece Carrai si limita ambiguamente a negare solo il suo coinvolgimento, e a passare la patata bollente a qualcun altro. Ma non è lui il presidente della Fondazione Open che raccoglie i finanziamenti a Renzi, e di cui fanno parte anche Lotti e la Boschi?
Più che una smentita suona dunque come una mezza conferma. Del resto Carrai ammette anche di essere stato lui a organizzare il primo viaggio di Renzi in Israele quando era ancora sindaco di Firenze (“Matteo voleva capire a fondo Israele e gli organizzai degli incontri”), e che in quell'occasione l'amico Matteo conobbe anche Netanyahu, che poi ricambiò la visita a Firenze organizzata anch'essa da Carrai. Quindi i rapporti di amicizia di Renzi con i governanti nazi-sionisti di Tel Aviv datano da lungo tempo, da ben prima della sua ascesa alla segreteria del PD e a Palazzo Chigi, e questo rende plausibile che essi possano aver finanziato tale ascesa.

I rapporti con Ledeen e la massoneria
Strettamente connessa ai suoi legami con Israele e il Mossad c'è anche la conferma del suo rapporto di vecchia amicizia con Michael Ledeen, e tramite lui con gli ambienti della destra e dei servizi segreti americani. Ledeen, già spia dei servizi israeliani, coinvolto nelle trame golpiste e piduiste in Italia, ex collaboratore di Reagan e di Bush figlio, è anche noto per l'operazione segreta Iran-Contras e per essere stato al servizio del generale piduista Santovito, nonché amico di Craxi e di Cossiga. Carrai si mantiene vago sulle origini di questa amicizia con Ledeen, dice di non ricordare bene la prima volta che lo incontrò (forse ad un convegno sulla “Terza via” insieme al neocon Richard Perle, e a cui era presente anche D'Alema, butta lì maliziosamente), ma comunque ribadisce di volergli bene e di non aver “mai esplorato il suo lato oscuro, ammesso che esista”.
Sempre con lo stesso tono ambiguo, che sembra negare o ridurre a cose di ordinaria amministrazione i suoi oscuri trascorsi e rapporti, ma dall'altra confermarli e rivendicarli orgogliosamente, Carrai ribadisce le sue origini nell'Azione cattolica (unica tessera che porta sempre in tasca, dice), il suo esordio politico nelle file del Partito popolare e della Margherita, per poi approdare a Forza Italia quando Berlusconi scese in campo. Egli rivendica anzi di aver fondato uno dei primi club di FI. E questo la dice lunga sui legami di vecchia data tra Renzi e Berlusconi, sfociati nel patto piduista del Nazareno e mai veramente interrotti, tanto che già si parla di un nuovo patto di governo tra i due dopo le prossime lelezioni.
Berlusconi rimanda alla P2, cioè alla massoneria, di cui Carrai è sospettato di essere il tramite con Renzi, in particolare con le logge toscane ma anche con la grande finanza massonica internazionale facente capo a potenti lobby bancarie come la JP Morgan: “Non so dire se abbia un ruolo. Io non ne faccio parte. Non minimizzo la questione, sono consapevole dei danni che in passato le logge deviate hanno arrecato al Paese”, si limita a schermirsi di fronte alla domanda di quanto incida oggi la massoneria in Italia.

Renzi e la sua “missione”
Carrai ammette invece i suoi rapporti con Comunione e liberazione, che - dice - “ho frequentato e talvolta frequento” e “dove ho alcuni cugini membri attivi della fraternità”. E, in una certa misura, anche con l'Opus Dei, la potente massoneria cattolica parallela e intrecciata a quella laica, di cui dice “non sono un esperto”, ma ammette di aver “partecipato anni fa a un ritiro perché mi invitò un professore, che si era intestardito a farmi finire Economia”. La solita mezza ammissione che in bocca sua va interpretata come una conferma.
Particolarmente significativa, infine, è una sua frase a fine intervista, quando Tecce gli chiede dove sarà Renzi tra dieci anni: “Lontano dalla politica. E non per un fallimento, ma perché avrà terminato la missione”, risponde. Quale missione, e assegnatagli da chi? Carrai non lo spiega, ma basta e avanza quello che è stato ammesso a denti stretti nell'intervista per capire quali sono le forze e gli ambienti che stanno dietro a Matteo Renzi, a Marco Carrai e a tutta la loro banda, e il disegno politico fascista e piduista che si prefiggono di realizzare per loro conto.
 

5 aprile 2017