Il PMLI porta bene i suoi primi quaranta anni: avanti sulla via dell'Ottobre!

di Patrizia Pierattini*
40 anni non sono pochi ma neppure molti, nella storia di un Partito che, come il nostro, si propone anzi nasce, per cambiare le sorti dell'Italia, per conquistare al nostro popolo e perciò in senso lato ideale all'umanità, un futuro degno di essere vissuto.
Unico Partito del proletariato italiano di fronte alla selva, storicamente variabile e mutante, dei vari partiti delle diverse sfaccettature dell'ideologia e politica capitalista e borghese italiana. Sempre e comunque più fascistizzata e razzista, sia nelle sue accezioni laiche che cattoliche. “Costruiamo una strada alla vita, alla rivoluzione! Che fino in fondo si possa andare, che fino in fondo si possa combattere!”. Scrivevo nel '66 questi brevi versi, parole di grande entusiasmo e alti ideali. Rosse, ma senza esperienza. A questo spirito noi primi 4 pionieri costantemente ci siamo attenuti, senza mai venire meno, concludendo nel '77 il processo di fondazione del PMLI. Oggi festeggiamo i suoi 40 anni ben più numerosi, esperti e ancora se possibile più rossi.
Unico nel suo genere, il PMLI, come gli altri storici che lo hanno preceduto, e le cui sorti sono state assicurate direttamente dai nostri grandi Maestri da Marx a Mao, per tutto il corso della loro esistenza, passando il testimone nel caso di Lenin e Stalin, in ogni caso facendo dell'esperienza e della conoscenza acquisite nel rivoltare ogni specifico pezzetto di mondo, e in particolare soprattutto, della via dell'Ottobre, una ricchezza di tutti.
Incontrando nel percorso vicissitudini e problemi assai simili o anche più gravi e grandi di quelli che noi stessi incontriamo, tanto poveri per quanto i capitalisti italiani e i loro partiti sono ricchi e accumulatori di prebende e ricchezze per tutti coloro che gli si mettono al servizio.
Ogni dirigente e militante, nel bene e nel male, maturando, arricchendosi di esperienza e capacità, in generosità e intelligente coraggio quotidiani, o al contrario vigliaccamente e/o in silenzio rinunciando o cambiando bandiera - ma anche ogni vero amico del Partito, che ne abbia amplificato e favorito il legame con le masse - ciascuno, appunto nel bene e nel male, ha contribuito a farne quello che oggi è.
Da quel seme gettato con piena coscienza anche se poca esperienza, dai pionieri e poi dai fondatori del PMLI stesso nel 1977, il PMLI è divenuto quello che oggi è, perché radicato nel terreno ricco e fecondo delle masse popolari italiane e cresciuto con l'acqua e il sole del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il fertilizzante organico necessario dei grandi maestri da Marx a Mao e, continuando, l'essenziale contributo ideologico e politico, capacità e forza trainante del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, fin dalla sua nascita.
Perciò è oggi pienamente in grado di riempire di costante positivo entusiasmo, la ricerca impegnativa e costante del cosa fare per trasformare il nostro Partito in un Gigante Rosso anche nelle sue membra, par fare l'Italia unita, rossa e socialista, sempre un passo in più in avanti sulla via dell'Ottobre, quella via che resta in ogni caso l'unica necessaria e inevitabile per la conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato nel nostro Paese.
E grazie, anche, agli sforzi encomiabili, curati, sempre più esperti che le nostre Penne rosse, sotto la guida attenta e lungimirante del Direttore politico de “Il Bolscevico”, hanno fatto e fanno, con o senza carta per ora causa limitati mezzi, per tradurre tutto questo in parole e immagini indimenticabili e fornire lo strumento adatto per portare in piazza, nelle fabbriche e luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle case, ovunque tra le masse, la voce del partito.
Dal discorso di Giovanni Scuderi per il 25° Anniversario del PMLI, traggo questa parte di una citazione da Mao che mi ha particolarmente colpito, e da lui utilizzata per dire che non saremmo neppure nati né serviti a niente, se nelle nostre scelte e decisioni quotidiane, comprese le attuali, ci fossimo mossi o comportati diversamente dalle riflessioni che se ne trae. “Alcuni sostengono che si deve essere prima esperti e poi rossi, Questo è come dire: prima bianchi e poi rossi. Se si pretende di essere rossi non adesso, ma in futuro, adesso di che colore si è? Senza dubbio bianchi”. Noi siamo nati rossi e ci siamo fatti l'esperienza, le conoscenze giuste, con la grande ma entusiasmante fatica di crescere in questi primi quaranta anni, diventando perciò, non avendo mai inquinato il colore, ancora più rossi.
Il PMLI è uscito dall'infanzia molto presto, ha messo radici, ovunque possibile, ma soprattutto è maturato, compiendo le proprie scelte rivendicative tattiche e strategiche, comprendendo sempre meglio e traducendo in atti e parole sempre più adeguati, maturi, intelligentemente dialettici, la propria linea politica.
Facendo tesoro dell'esperienza e analizzando la realtà con la lente giusta e senza paura di dire la verità e battersi per affermarla, anche quando come spesso accade, risulta totalmente in controtendenza e del tutto divergente dalla omologata e omologante cultura, politica, idea del partito, borghesi, capitaliste, neofasciste imperanti nel presente istituzionale e politico del nostro paese.
Con uno stile sempre più adeguato, maturo, intelligentemente dialettico, ma fermo e sicuro nel contempo. Cosa che, dal '77 ad oggi, è stato necessario più volte fare per mantenere la rotta, spiegando e traducendo in scelte e rivendicazioni, la totale cancellazione del comunismo e del sindacato generale della classe operaia, il passaggio dalla prima alla seconda repubblica,
Oggi siamo in grado di esprimerci con più maturità, in modo più evoluto e motivato, anche con l'aiuto dei nuovi intellettuali marxisti-leninisti, entusiasti e generosi al servizio del Partito, in grado di parlare in modo più convincente e adeguato verso i nostri interlocutori, siano essi operai, pensionati, intellettuali, donne, giovani studenti o disoccupati.
Per farci capire meglio da ciascuno con esempi e conoscenze specifiche, per riproporre e presentare con competenza la nostra storia e quella del mondo, di cui ormai, a partire dai libri di testo ai grandi pamplet, si ha la trascrizione distorta e fascistizzata, nel migliore dei casi inquinata dal trotzkismo e dall'idealismo borghese. Ma anche mantenendo ferma la certezza acquisita, che uno stile semplice e capace di parlare, in primo luogo, ai milioni di nuovi analfabeti generati dal capitalismo, sia comunque il più giusto per esprimere anche le tematiche e i livelli culturali più avanzati, capace di parlarne in rosso a tutti. Oggi di fronte al pranzo siamo in grado di cucinarlo ancor meglio, da grandi chef riconoscendo e rispondendo alle caratteristiche e alle necessità odierna rispetto a quelle di ieri.
Il PMLI, è nato nell'ultimo quarto del secolo appena trascorso, un secolo eccezionale per molte ragioni: quelle delle rivoluzioni vittoriose, del socialismo realizzato in diversi paesi del mondo, e poi a causa del revisionismo, la sua progressiva distruzione e caduta; così come quello, sull'onda trainante della Rivoluzione d'Ottobre, della nascita di molti partiti comunisti, compreso il PCI e anche quello della sua e loro scomparsa sempre per colpa del revisionismo; quello della cancellazione del termine comunista come termine di valore positivo antitetico al fascismo e fino alla sua trasformazione in disvalore a lui equivalente; come anche il secolo della Rivoluzione Culturale Proletaria in Cina per mantenere il socialismo e difenderlo; come anche quello del nazismo e del fascismo al potere, e della lotta antifascista e antinazista per sconfiggerlo e quella dei grandi movimenti di massa giovanili che hanno attraversato tutto la storia della nostra Repubblica, compreso il recente passaggio, dalla prima alla seconda.
Un secolo che ha sconvolto il mondo e lo ha ridefinito sulla base dell'oggi, del tentativo di dominio globale dell'economia da parte dell'uno o dell'altro più rampante imperialismo nazionale, come del razzismo fomentato dal capitalismo di fronte alle grandi migrazioni in atto a causa del suo accaparramento e conseguente impoverimento delle risorse del mondo.
Non è e non sarà facile riportare nel proletariato italiano la coscienza di essere una classe per sé, del proprio ruolo di levatrice nella lotta di classe e per il socialismo, ma abbiamo oggi più strumenti di ieri, e via via che maturano le condizioni siamo in grado di sfruttarle al meglio, pur tenendo conto delle nostre poche risorse economiche.
Non sarà facile, ma è estremamente significativo che proprio l'anno del nostro quarantesimo compleanno, sia anche quello, dopo molti anni, delle donne in piazza per l'8 Marzo, sulla base di una piattaforma di rivendicazioni, largamente condivisibile, prodotta recentemente a Bologna dal movimento “Non una di meno” che per la sua stessa impostazione e per i metodi seguiti in qualche modo supera e dichiara almeno nel presente defunto il vecchio femminismo e pone le donne con forza coraggio ed entusiasmo all'avanguardia come punto trainante della società contro questo governo di fascisti malfattori.
Marx nello scritto “La sacra famiglia” ha affermato che “l'indice del progresso di una società si misura dal grado di emancipazione della donna” cioè la condizione delle donne nella società è essenziale per misurarne il grado di democrazia. Un grado e un livello estremamente basso, quello dell'oggi dove la violenza antifemminile e antisociale, anche privata, aumenta a dismisura, la violenza verbale e fisica verso donne e bambini nella famiglia e fuori; tutto quello che ti fa diverso da un determinato modello tipo, sei grasso, sei timido, sei omosessuale o lesbica, o anche solo sei donna, sei disabile psichico o fisico, se psichico ancor più, i diritti sociali e civili entrano in discussione, non esistono più, non sono praticati, non sono finanziati, le risorse governative e istituzionali vanno a incrementare l'aggressività armata e poliziesca del governo e dello Stato italiano, affermando l'arbitrio della sopraffazione che è parte integrante della moderna barbarie imperialista e vorrebbe dare un colpo di spugna oltre che sui diritti anche sulle coscienze. Ma a quanto pare non è proprio così, la lotta di piazza e per i diritti del lavoro, dello studio, dell'ambiente, contro le mafie, non demorde e il PMLI è qui presente, a colorarla di rosso, a favorirla ed estenderne le motivazioni.
Perché, come Marx ci dice, “non basta interpretare il mondo è necessario trasformarlo” e “non esiste una natura umana universale ma una natura umana con un carattere di classe sia esso operaio o borghese”.
Il PMLI è nato come il partito del proletariato italiano e, seguendo la via dell'Ottobre, trasformare il mondo e fare l'Italia unita rossa e socialista! Il filo della rete, la corda da tirare per una buona pesca, sta in due mani: il Partito e le masse, ed entrambi devono essere pronti e in grado di tirare tanto da uscirne vittoriosi.
Come ci dice il compagno Scuderi, nel capitolo sul Partito della commemorazione di Mao del 2016: “Bisogna sempre saper aspettare che i nuovi avvenimenti e i fatti ci diano ragione. Se ogni militante o simpatizzante attivo rompesse col Partito per una qualsiasi questione, anche se importante e rilevante, alla fine il PMLI cesserebbe di esistere. Chi se ne avvantaggerebbe allora? Il proletariato o la borghesia, l'antimperialismo o l'imperialismo? Rimaniamo uniti e in cordata, aiutandoci l'un l'altro a scalare le montagne che ci attendono nella nostra Lunga Marcia politica e organizzativa”.
Viva il PMLI ! Viva la via dell'Ottobre!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
 
* una dei primi quattro pionieri del PMLI
 

5 aprile 2017