Renzi foraggiato da finanzieri, imprenditori, grandi borghesi e indagati

Finanzieri, armatori, imprenditori, padroni, banchieri, industriali, affaristi, faccendieri, piccoli e grandi borghesi e perfino indagati sono i grandi finanziatori pubblici e occulti della Fondazione Open, nata nel novembre 2013 al posto della Fondazione Big Bang, per sostenere la scalata al potere, le campagne elettorali e tutte le iniziative politiche del nuovo duce Renzi a cominciare dalle prime adunate alla Leopolda.
Sul sito della Fondazione sono pubblicati i nomi delle società e delle persone fisiche che (dal novembre 2013 al 30 giugno 2016 ) hanno elargito sostanziosi finanziamenti e che soprattutto hanno autorizzato la diffusione dei loro dati alla faccia della tanto sbandierata "trasparenza politica".
Il totale dei finanziamenti ricevuti ammonta ad oltre 3 milioni e 288 mila euro.
Fra le tante aziende che negli anni hanno foraggiato Renzi c’è anche la Isvafim dell'imprenditore Alfredo Romeo finito nei giorni scorsi in galera nell'ambito dell’inchiesta Consip in cui risultano coinvolti fra gli altri anche il fedelissimo ministro allo Sport, Luca Lotti, e lo stesso babbo di Renzi, Tiziano.
Il Consiglio direttivo della Fondazione è composto da un quadriunvirato di fedelissimi con alla testa il presidente Alberto Bianchi (che ha contribuito con 30.400 euro); Maria Elena Boschi (Segretario generale e contributo di 8.800 euro), Luca Lotti (assegno di 9.600 euro) e l'immancabile Marco Carrai, ormai considerato a tutti gli effetti il Verdini di Renzi, che però non figura nell'elenco pubblico dei finanziatori.
Scorrendo la lista troviamo che il contributo più generoso lo ha sborsato il finanziere di Algebris Davide Serra insieme alla moglie Anna Barassi (225mila euro); segue l’imprenditore (nel frattempo scomparso) Guido Ghisolfio, con la moglie Ivana Tanzi (125mila euro), quindi Vincenzo Manes (62mila) finanziere e imprenditore, fra i fondatori di Dynamo Camp, poi consulente di Renzi e Paolo Fresco, ex presidente Fiat (50mila euro). E ancora l’armatore Vincenzo Onorato (50mila), l’imprenditore del settore calzature Gabriele Beni (25mila), Jacopo Mazzei, ex presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (10mila), l’imprenditore Mugnai Boris (10mila) e il petroliere Adolfo Vannucci (5mila).
Tanti anche i politici: a cominciare dagli europarlamentari Simona Bonafè ed Ermete Realacci (4mila ciascuno), Francesco Bonifazi (12.800), Ernesto Carbone (29.600), il sottosegretario alla salute Davide Faraone (1.600), il sindaco di Firenze Dario Nardella (6.600), il segretario del PD toscano Dario Parrini (16.200), Erasmo D’Angelis (6.400), Ivan Scalfarotto (9.800), Rosa Maria Di Giorgi (5mila), Yoram Gutgeld (4.800), Andrea Marcucci (17.800), Michele Anzaldi (25.600), Paolo Coppola (4mila), David Ermini (20.800), Edoardo Fanucci (9.300), Federico Gelli (4mila), Laura Cantini (5.600), Piergiorgio Carrescia (2mila), Filippo Crimì (3.200), Luigi Dallai (7.200), Roger De Menech (1.600), Marco Donati (8mila), Luigi Famiglietti (2600), Flavia Piccoli (5.600), Ernesto Magorno (7.200), Giovanna Martelli (4.200), Silvia Fregolent (6.600), Nadia Ginetti (4.800), Stefano Lepri (7.200), Mauro Del Barba (8mila), Mario Morgoni (7.200), Stefano Collina (6.400), l’ex assessore di Palazzo Vecchio Massimo Mattei (1.600), il sindaco di Prato Matteo Biffoni (8mila), l’ex sottosegretario e ora direttore dell’Agenzia del Demanio Roberto Reggi (mille). Molto meno magnanimo, il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto che ha versato alla Fondazione 250 euro.
E ancora: Fabrizio Landi (10mila), i finanzieri Guido Roberto Vitale (5.000) e Carlo Micheli (10mila), il manager Giancarlo Lippi (25mila), l’imprenditore leccese Giorgio Colli (10mila), l’avvocato Renato Giallombardo (10mila), la marchesa Giovanna Folonari (2mila). L’elenco prosegue con: Dario Cusani (5mila), Marco Marchiani (10mila), Angelo Cacciotti (15mila), Gabriele De Giorgi (1.050), Fabio Sbianchi (25mila), Raffaele Catalano (20mila), Biagio Vita (2mila), Lorenzo Mazzeo (10mila), Daniele Zamboni (2mila). Mille euro da: Maurizio Baruffi, Andrea Vismara, Andrea Moneta e Paola Maiello, Fausto Boni, Carlo Gentili, Francesco Spinoso, Sergio Ceccuzzi. Piccole donazioni anche da Giovanni Carta (150 euro), Luca Fanelli (250), Alessandro Balp (500), Andrea Casalini (600), Francesco Casamento (500).
Insomma una fondazione e un “partito-azienda” in perfetto stile berlusconiano il cui unico scopo è quello di difendere gli interessi del capitalismo e della grande borghesia ma anche di favorire il clientelismo e la corruzione che, come dimostrano le recenti inchieste della magistratura, Renzi e il PD rappresentano ai massimi livelli.

5 aprile 2017