Riunito il Consiglio Supremo di Difesa
Su impulso di Mattarella l'Italia imperialista sprona l'Ue ad armarsi e ad assumere un “ruolo centrale” nel governo del mondo
I governanti imperialisti italiani già pensano alla “stabilizzazione post-Isis”in Siria e in Iraq

Il 6 aprile il capo dello Stato Sergio Mattarella ha riunito e presieduto al Quirinale il Consiglio Supremo di Difesa. E come sempre, anzi stavolta più ancora che mai, la riunione si è tenuta nel silenzio pressoché totale della stampa e dei media, di cui pochi e a malapena si sono limitati a dare la notizia, e solo pochissimi a riportare il comunicato ufficiale, peraltro senza fare commenti. Eppure le riunioni del CSD non sono eventi frequenti, due o tre l'anno al massimo, e da alcuni anni in esse vengono prese decisioni sempre più importanti di politica estera e militare, in grado di condizionare fortemente l'indirizzo e il futuro del nostro Paese.
Non a caso insieme al presidente della Repubblica, che tra i suoi poteri ha anche quello di capo delle forze armate, vi partecipano i più alti livelli di governo e militari. Rappresentati nella fattispecie dal presidente del Consiglio Gentiloni e il ministro degli Esteri Alfano, il ministro dell'Interno Minniti, la ministra della Difesa Pinotti, il ministro dell'Economia e delle Finanze Padoan, il ministro dello Sviluppo Economico Calenda e il capo di Stato maggiore della difesa, il generale Graziano. E per interposta persona vi ha partecipato perfino Renzi, tramite la fidatissima Maria Elena Boschi, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, non si sa a quale titolo invitata se non infatti per esercitare la supervisione per conto dell'ex premier.
Dal comunicato ufficiale emerge che il Consiglio ribadisce che la principale area di interesse strategico dell'Italia è quella “euro-mediterranea e mediorientale, ove si concentra gran parte dei conflitti e delle aree di instabilità”. In particolare si focalizza l'attenzione sul teatri di guerra siriano e iracheno e sulla Libia. “Nel teatro siro-iracheno – sottolinea il documento - i processi negoziali in corso e le predisposizioni della Comunità Internazionale per la stabilizzazione post-ISIS e la ricostruzione della regione necessitano di ulteriori impulsi, al fine di individuare soluzioni che tengano conto della complessa realtà locale”.

Un posto tra chi ridisegna il Medio Oriente
I governanti imperialisti italiani già pensano quindi ad un intervento militare in Siria e in Iraq in previsione della “stabilizzazione” e della “ricostruzione” che dovrebbe seguire alla sconfitta dell'IS, da tutti i paesi imperialisti data già per scontata ed imminente. L'Italia, che ha già una testa di ponte nella regione con le truppe inviate a “proteggere” la diga di Mosul, dotate anche di elicotteri e mezzi blindati, nonché con i carabinieri che addestrano le forze di sicurezza irachene, non vuole essere esclusa dal banchetto imperialista quando si tratterà di dividersi le spoglie della martoriata Siria e ridisegnare la carta geografica del Medio Oriente, e mette le mani avanti rivendicando il suo ruolo di attore non di secondaria importanza in quel conflitto.
Quanto alla Libia, considerata una regione di interesse privilegiato dell'Italia, il Consiglio esprime insoddisfazione per il processo di “riconciliazione” avviato dall'Onu con l'accordo di Skhirat che – sottolinea il documento - “stenta a consolidarsi, per il persistere della conflittualità interna e la crescente rivalità tra le principali componenti in campo”. Mentre invece condivide pienamente “l'iniziativa italiana di sottoscrivere un memorandum di intesa con il Consiglio presidenziale del governo di Tripoli nonché specifici accordi con le diverse entità interne al tessuto tribale libico per meglio controllare i confini meridionali del Paese e i flussi migratori”. Dal che traspare chiaramente l'impazienza del governo italiano verso le inconcludenti manovre internazionali sotto l'egida dell'Onu, e la voglia sempre più impellente di intervenire direttamente in quell'area considerata, rispolverando la politica mussoliniana, come di pertinenza “naturale” e storica dell'imperialismo nostrano.
Dove si sente particolarmente la mano di Mattarella nelle decisioni di questa riunione, oltre che nel sottolineare che “è stato fatto il punto sui lavori per l'attuazione del Libro Bianco della Difesa”, con i relativi disegni di legge all'esame del parlamento (mettendo cioè in rilievo che il Quirinale segue attentamente il suo iter), è nel mettere l'accento sulla necessità e l'urgenza che la UE imperialista assuma un “ruolo centrale” nel governo del mondo e che si doti di un esercito adeguato per far valere questo ruolo.

La UE imperialista e la “governance mondiale”
“L'assetto istituzionale dell'Unione e l'azione politica dei Paesi membri – recita infatti il documento del CSD - sono sempre più determinati dalle sfide dettate dal contesto esterno, da cui dipendono e prevedibilmente dipenderanno la sicurezza del Continente e il suo sviluppo economico e sociale. Un'Unione forte e coesa oltre che una scelta è una necessità. Vi è quindi bisogno che l'Europa assuma il ruolo centrale nella governance globale che le è proprio per storia, cultura e peso economico”.
Senza aspettare i tempi lunghi di una fantomatica integrazione europea il Consiglio esorta perciò subito “i principali Paesi membri” a raggiungere una “posizione politica unitaria” per esercitare “con idonee iniziative” tale “ruolo centrale” di governo degli affari internazionali negli “scenari attuali e, in particolare, per perseguire con successo la stabilizzazione del Medio Oriente e del Nord Africa”. Quanto alla forza militare per sostenere tale ruolo il documento suggerisce che “le sinergie e le economie di scala realizzabili attraverso nuove forme di integrazione di unità, comandi e supporti in ambito europeo potrebbero permettere all'Unione di potenziare le proprie capacità di intervento e di colmare, almeno in parte, il gap in termini di assetti militari che ora accusa in seno alla NATO nei confronti dell'alleato USA”. Il Consiglio rilancia quindi con forza la proposta italiana della politica di difesa comune europea sostenuta da un esercito europeo avanzata fin dall'avvento della Brexit, che con l'uscita del Regno Unito dalla UE ha aperto un maggior spazio al protagonismo dell'Italia accanto a Francia e Germania.
Su impulso del nazionalista, militarista e interventista Mattarella, l'Italia ricorda cioè alla UE gli impegni presi per una politica estera e militare comune ed un esercito europeo e la sprona ad assumere senza esitazioni e fino in fondo il ruolo che le spetta tra le grandi potenze imperialiste che decidono i destini del mondo. Naturalmente con l'imperialismo italiano tra le prime file e proiettato verso la sua sfera di interesse esclusiva della regione euro-mediterranea.

19 aprile 2017