Sulla scia della Lega di Salvini il M5S, con alla testa Grillo e Di Maio, apre la caccia al romeno
Ancora una sparata razzista di Di Maio
Protesta l'ambasciatore romeno in Italia. Il PD rivendica a sé il merito di aver approvato la legge Minniti-Orlando contro i migranti e per la “sicurezza”

Mentre la Camera votava il via libera definitivo al decreto razzista Minniti-Orlando che riattiva di fatto i tribunali speciali di mussoliniana memoria contro i migranti richiedenti asilo; il 12 aprile, il vicepresidente della Camera e probabile candidato premier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, con un proclama xenofobo e razzista pubblicato su facebook ha di fatto dato il via alla caccia agli immigrati rumeni su tutto il territorio nazionale.
“L’Italia ha importato dalla Romania il 40% dei loro criminali - ha scritto Di Maio sul noto social - C’è un fatto, che è inopinabile: il 40% dei ricercati con mandato internazionale emesso da Bucarest si trova in Italia. Non lo dico io, lo disse nel 2009 l’allora ministro romeno della giustizia, dato confermato l’altro giorno dal procuratore di Messina Ardita. Motivo per cui non ho nessun motivo di mettere in dubbio questa affermazione”.
Affermazioni che rilanciano in grande stile quelle del caporione fascio-leghista Salvini e che giustamente hanno provocato la clamorosa reazione della comunità straniera più numerosa in Italia (i rumeni sono 1 milione e 151.395, il 22,9% di tutti gli stranieri residenti) e delle autorità con alla testa l'ambasciatore romeno George Gabriel Bologan il quale, in una lettera inviata al quotidiano La Stampa, si dice preoccupato e anche offeso dalle parole di Di Maio: “La comunità romena è ben integrata, apprezzata per la sua presenza nel tessuto sociale italiano, per il contributo in vari campi. Molti dei miei onesti cittadini sono sui cantieri e i datori di lavoro li apprezzano e vogliono continuare a collaborare con loro, altri portano sollievo e assistenza a tante persone sole e immobilizzate, altri, medici e infermieri, fanno arrivare la speranza e il sorriso ai malati, altri che sono ingegneri, insegnanti, ricercatori, artisti, portano il loro contributo allo sviluppo del paese che hanno scelto per affinità culturale e spirituale”. Più diretto Eugen Tertelac, presidente dell’Associazione romeni d’Italia. “Purtroppo – ha dichiarato – ci sono soggetti che fanno queste dichiarazioni populiste. Non mi riferisco a tutto il Movimento 5 Stelle, perché ci sono tanti militanti che penso non condividano le sue frasi. Secondo me Di Maio ha sbagliato e dovrebbe chiedere scusa alla comunità rumena”.
Insomma Di Maio questa volta l'ha sparata talmente grossa da meritarsi perfino le critiche PD che per bocca della ministra Anna Finocchiaro ha stigmatizzato le parole del vicepresidente della Camera e addirittura si è sentita in dovere di rivendicare il merito di aver approvato la legge Minniti-Orlando contro i migranti e per la “sicurezza”. Omettendo furbescamente di ricordare che prima di Di Maio e Salvini fu l'allora sindaco di Roma e fondatore del PD Veltroni a chiedere per primo l'espulsione dei romeni dalla Capitale in seguito a una serie di aggressioni e regolamenti di conti verificatesi in vari quartieri della città.
Del resto non è certo la prima volta che i capibastone pentastellati scavalcano da destra sia il PD che la Lega Nord per invocare il giustizialismo fascista e misure di stampo razziale contro gli immigrati.
Lo stesso Grillo sul suo Blog nell'aprile 2015 scriveva che: “Il Movimento 5 stelle chiede che gli immigrati giunti irregolarmente sul suolo italiano che non rientrano nello status di rifugiati vengano espulsi. In tutti i Paesi del mondo i clandestini vengono espulsi”. Addirittura durante un suo spettacolo arrivò a istruire i carabinieri su come “menare i marocchini che rompono i coglioni”. Per dargli una bella “ripassatina” - consigliava ancora Grillo - basta portarli in una caserma, lontano da occhi indiscreti, e riempirli di botte. Mentre in diverse altre occasioni il padre padrone del M5S ha più volte strizzato l'occhio agli esponenti e militanti di Casapound. Emblematico in tal senso è il colloquio avuto nel 2013, alla vigilia delle elezioni regionali, davanti al Viminale con il candidato di CasaPound alla Regione Lazio Simone Di Stefano. “Avete idee condivisibili, alcune più, alcune meno – confessò Grillo al candidato in camicia nera - Ma se un ragazzo di CasaPound vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi. Questa è democrazia; l'antifascismo non mi compete... Non possiamo non essere d'accordo sui concetti. Noi siamo la controparte strutturale del Palazzo: sto parlando con te che sei un esponente di estrema destra, ma sembri un delegato del Movimento 5 stelle”.
Allo stesso modo il deputato Cosimo Petraroli nell'ottobre 2013 sulla pagina Fb di Casapound accanto al “mi piace” scrisse chiaro e tondo: “Condivido pienamente diverse loro battaglie come la sovranità popolare della moneta, la battaglia contro Equitalia e la lotta all'immigrazione. È inutile negare che su vari contenuti abbiamo idee abbastanza simili”. Mentre Roberta Lombardi, prima capogruppo alla Camera, sul suo blog sempre nel 2013 scrisse: “Da quello che conosco di CasaPound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo... prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia. Quindi come si vede CasaPound non è il fascismo ma una parte del fascismo. E quindi solo in parte riconducibile a esso”.
Per non parlare della consigliera comunale del M5S di Ragusa, Gianna Sigona, la quale in occasione del 25 Aprile scorso, dopo aver pubblicato su Facebook una foto con alcuni busti di varie misure di Benito Mussolini, da lei realizzati, con il commento: “Noi eravamo fascisti, poi siamo rimasti fascisti e saremo sempre fascisti” seguita dall'immagine del tricolore a lutto con la scritta: “Io non festeggio. L'Italia non è libera: il 25 aprile è cominciata l'occupazione”; a settembre 2015, in un intervento in Consiglio comunale, ha aggiunto che “gli immigrati devono essere portati fuori dal centro storico”.
Lo stesso ha fatto Desirè Manca, consigliera di Sassari, che nell'ottobre 2015 ha fra l'altro postato anche una sua foto con il faccione di Mussolini.
Dunque di che meravigliarsi se ora anche il futuro candidato premier del M5S, che un po' di fascismo ce l'ha anche nel sangue, visto che suo padre, Antonio Di Maio, è stato un dirigente del Movimento sociale italiano insieme allo stragista e ex ufficiale repubblichino Pino Rauti, prima di passare tra le file di AN del caporione Fini, chiede di usare il pugno duro contro gli immigrati?

19 aprile 2017