Visita del primo ministro italiano a Washington
Trump: “L'Italia è un alleato fondamentale per gli Usa”. I due governanti imperialisti uniti contro lo Stato islamico
Gentiloni conferma il suo appoggio all'intervento militare degli Usa in Siria e l'impegno a portare al 2% la spesa militare per la Nato. “Questo può essere l'anno della sconfitta dello Stato islamico”
Il successore di Renzi: “Incontro fruttuoso”

“L’Italia è anche un partner chiave nella lotta al terrorismo. Secondo contributore come truppe in Iraq e Afghanistan. Siamo grati per il ruolo che l’Italia sta svolgendo nella stabilizzazione della Libia e per limitare gli spazi vitali dell'Isis nel Mediterraneo. Grazie per la leadership che l'Italia esercita nella stabilizzazione della Libia”, ha affermato il presidente americano Donald Trump nella conferenza stampa congiunta con Paolo Gentiloni al termine del loro incontro del 20 aprile a Washington. “I nostri rapporti con gli Stati Uniti sono storici: ci teniamo molto, sono sempre stati il pilastro della nostra politica estera. È interesse dell'Italia coltivare questa relazione perché è fondamentale per gestire le crisi del Mediterraneo a partire dalla Libia”, rispondeva il primo ministro italiano, “questo non vuol dire solo confermare un ancoraggio storico della nostra politica estera ma coltivare i nostri interessi nazionali, con i nostri principi e i nostri valori che sosteniamo a testa alta”. Principi e valori imperialisti in difesa degli interessi nazionali imperialisti nel Mediterraneo, a partire dalla Libia e non solo.
Il primo incontro alla Casa Bianca registra una non scontata sostanziale identità di vedute tra i due governanti imperialisti, uniti in particolare contro lo Stato islamico.
“L'amicizia tra Italia e Stati Uniti si fonda nell'impegno comune contro il terrorismo che ci vede molto attivi in Iraq e in Afghanistan. Saremo decisivi nel lavoro di stabilizzazione dell'Iraq dopo la sconfitta militare che ci auguriamo dell'Isis”, sottolineava Gentiloni nella conferenza stampa congiunta, al termine di quello che ha definito “un incontro fruttuoso”. E gonfiando il petto sosteneva che “siamo orgogliosi del nostro contributo alle spese per la sicurezza”.
Un contributo in termini di soldati e mezzi schierati sui fronti di guerra e un sempre maggiore contributo alle spese militari della Nato come richiesto in particolare dall'amministrazione Trump. L'Italia manterrà l'impegno preso di portare nel bilancio statale le spese per la difesa dalla attuali 1,4% al 2%, come previsto dalla Nato, seppur in maniera progressiva.
“L'Italia non è impegnata direttamente nelle operazioni militari in Siria e non è nei nostri programmi di cambiare questo atteggiamento”, chiariva Gentiloni che ribadiva l'appoggio al recente bombardamento americano contro Assad. È “la Libia in cima alle nostre priorità”, aveva spiegato prima dell'incontro alla Casa Bianca nell'intervento al Center for Strategic and International Studies a Washington (Csis), e “adesso è il momento per Usa e Italia lavorare insieme per stabilizzare la situazione in Libia”. E portare a fondo la guerra allo Stato islamico dato che “questo può essere l'anno della sconfitta dell'Isis”.
Trump riconosceva al partner imperialista la “leadership per la stabilizzazione della Libia” ma aggiungeva che “non vedo un ruolo degli Stati Uniti in Libia” già impegnati in Iraq e Siria, alludendo a un impegno non di primo piano dell'imperialismo americano nella crisi libica, come invece auspicava Gentiloni. Stiamo in seconda fila, rispondeva il presidente americano, almeno per ora.
I due partner imperialisti si sono dati appuntamento a fine maggio, al vertice del G7 di Taormina.
 
 

26 aprile 2017