L'Unesco vota contro il comportamento di Israele a Gerusalemme e Gaza
L'Italia, assieme agli Usa, invece si schiera a favore del regime nazi-sionista

Il Consiglio esecutivo dell'Unesco ha approvato il 2 maggio, con 20 voti a favore, 10 contrari e 23 astensioni, la risoluzione sulla “Palestina occupata” che condanna il comportamento di Israele a Gerusalemme e Gaza nella tutela del patrimonio storico e non solo, tanto che il regime sionista è definito “potenza occupante”.
La risoluzione presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan riprende i temi di quella già approvata lo scorso 18 ottobre a Parigi dal Consiglio dell'agenzia dell’Onu per l’istruzione, la cultura e la tutela del patrimonio storico-archeologico nel mondo (Unesco) che chiedeva al governo di Tel Aviv di rispettare statuti e convenzioni internazionali relative ad alcuni luoghi sacri di Gerusalemme Est, Betlemme ed Al Kalil/Hebron, località ed edifici nei territori palestinesi sotto occupazione militare israeliana a partire dal 1967. Allora furono solo 6 i paesi contrari: Estonia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti; tra gli astenuti il Giappone e i rappresentanti dei paesi europei di Francia, Spagna, Italia e la Grecia di Tsipras. Questa volta i contrari sono stati 10 e registriamo il vergognoso voltafaccia del governo italiano, in buona compagnia di quello greco di Tsipras, che si sono uniti a Germania, Lituania, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda, Paraguay, Ucraina e Togo per difendere il regime sionista.
Gli strilli del boia Netanyahu che denunciava un presunto falso, “negata una verità storica” ovvero l'importanza di Gerusalemme per il popolo ebraico, hanno convinto fra i pochi, il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano che dichiarava “l'Unesco faccia ciò per cui è stata fondata. Deve occuparsi di istruzione e cultura. Il nostro voto contrario alla risoluzione politicizzata su Israele è un passo importante perché dimostra come l'Italia, quando non condivide, vota no, assumendosene la responsabilità”. E schierando l'Italia a fianco del regime nazi-sionista di Tel Aviv, riceveva gli elogi di Netanyahu per l'esempio mostrato agli altri Paesi.
A dire il vero il testo afferma l'importanza di Gerusalemme per le “tre religioni monoteiste”, quella ebraica compresa. Ciò che fa volare la mosca al naso dei sionisti è quello di essere chiamati per quello che sono, una potenza occupante, anche se relativamente ai territori palestinesi in Cisgiordania e Gaza occupati nella guerra del 1967. Così è per l'Unesco, come pure per l'Onu e altre agenzie.
La risoluzione “riafferma l'importanza della Città Vecchia di Gerusalemme e delle sue Mura per le tre religioni monoteiste” e ricorda tra le altre che “tutte le misure legislative e amministrative e le azioni adottate da Israele, il potere occupante, che hanno alterato o voluto alterare il carattere e lo status della Santa Città di Gerusalemme e in particolare la 'legge fondamentale' su Gerusalemme, sono nulle e devono essere immediatamente revocate”; “deplora il comportamento delle autorità occupanti di Israele” intimando loro “di cessare gli scavi persistenti, i tunneling, i lavori e i progetti in Gerusalemme Est, in particolare nella città vecchia di Gerusalemme, che sono illegali sotto il diritto internazionale” e ribadisce la sua richiesta al governo di Tel Aviv di “vietare tutte le violazioni che non siano conformi alle disposizioni delle convenzioni, delle risoluzioni e delle decisioni dell'Unesco”. Deplora “gli attacchi alle scuole e ad altre strutture educative e culturali, incluse le violazioni dell'integrità delle scuole dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e le Attività per i Rifugiati Palestinesi nelle Nazioni del Vicino Oriente (Unrwa) nella striscia di Gaza” e la “continua chiusura israeliana della Striscia di Gaza, che danneggia negativamente il movimento libero e sostenuto del personale, degli studenti e degli oggetti di soccorso umanitario” e chiede a Israele di togliere il blocco. La risoluzione si sofferma anche sulla questione del muro costruito dal regime di Tel Aviv in Cisgiordania e “deplora l'impatto visivo del muro sul sito della moschea di Bilal Ibn Rabah / Tomba di Rachel a Betlemme e il rigido divieto di accesso ai fedeli palestinesi cristiani e musulmani al sito e chiede che le autorità israeliane ripristino il carattere originario del paesaggio attorno al sito e aboliscano il divieto di accesso a esso”. Denunce che rispecchiano solo in piccola parte la realtà intollerabile dell'occupazione sionista in Palestina, doverosamente ribadite dall'Unesco.
 

10 maggio 2017