Subito operativi i famigerati decreti Minniti-Orlando: prima la polizia li rastrella e poi i Tribunali speciali li espellono
Rastrellamenti e deportazioni dei migranti a Milano in stile ventennio
Gli antirazzisti protestano davanti alla questura e chiedono il rilascio dei fermati

Il 3 maggio alla stazione centrale di Milano la polizia di Minniti e Gentiloni ha inaugurato sul campo le sciagurate conseguenze dei due decreti di chiaro stampo fascista, xenofobo e razzista recanti disposizioni urgenti per “l’accelerazione delle procedure amministrative e giurisdizionali” di accoglimento e respingimento di immigrati e richiedenti asilo e per la “tutela della sicurezza delle città” approvati a tempo di record e a colpi di voti di fiducia dal parlamento nero nel giro di appena 50 giorni dalla loro promulgazione il 10 febbraio 2017 su proposta dei ministri Minniti e Orlando.
Coordinati dal commissariato Garibaldi-Venezia, decine di agenti in assetto antisommossa del reparto mobile, scientifica, ufficio immigrazione, unità cinofili e a cavallo e perfino un elicottero a dirigere la operazioni dall'alto, hanno effettuato un vero e proprio rastrellamento contro “i migranti che bivaccano nei pressi della piazza della stazione centrale di Milano e il clima di illegalità diffusa di cui si rendono protagonisti”.
Tutti gli accessi della metropolitana in piazzale Duca D’Aosta e i cancelli che portano ai treni sono stati sigillati e decine di immigrati sono stati accerchiati, perquisiti e caricati sui pullman della polizia per essere identificati in questura come nei peggiori anni del ventennio mussoliniano.
Sul posto, al termine del rastrellamento sono arrivati anche i mezzi dell'Amsa della nettezza urbana che hanno pulito e sgomberato la piazza da valigie, masserizie e sacchi usati da chi dorme o staziona nei giardini.
Al fianco dei poliziotti si è schierato l'intero arco delle cosche parlamentari dal PD di Sala al M5S, alla Lega Nord, che hanno fatto a gara per elogiare il questore e le “forze dell'ordine”.
Appena saputo che a Milano si era aperta la caccia all'immigrato, il caporione fascio-leghista Matteo Salvini, si è subito recato sul posto e dopo aver assistito alla deportazione ha commentato: "Finalmente un bel blitz con elicotteri e cavalli. Finalmente, grazie a Dio, alla polizia, ai carabinieri, un po' di pulizia in una zona di degrado e spaccio; di questa gente non c'è bisogno. Vengano identificati quei personaggetti ed eventualmente perseguiti quelli che tutti giorni infestazione la stazione Centrale e Roma Termini". Insieme a Salvini tutta la destra ha elogiato l'operazione: "Spero che il blitz di oggi sia solo il primo di una lunga serie", sono state le parole di Mariastella Gelmini per Forza Italia, augurandosi che il clima poliziesco instaurato da Gentiloni-Minniti-Orlando venga esteso in tutto il Paese.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il M5S che si è detto d'accordo con l'operato del questore, chiedendo "un presidio fisso delle forze dell'ordine" e ovviamente il PD che per bocca del segretario metropolitano Pietro Bussolati ha fatto sapere che: “Speriamo che non si tratti di una operazione episodica ma che si dia continuità a simili controlli, come l’amministrazione e il Partito Democratico chiedono da tempo”. Mentre l'assessora alla Sicurezza Carmela Rozza (PD), durante la seduta del consiglio comunale svoltasi nel pomeriggio, ha rivendicato il “merito” di tutta l'operazione spiegando come da tempo il Comune di Milano e la giunta del sindaco renziano Giuseppe Sala abbia chiesto a prefettura e questura "una massiccia campagna di identificazione di coloro che stazionano in tutta l'area e intorno all'hub di via Sammartini. Purtroppo queste identificazioni non possono essere svolte dalla polizia locale. Speriamo che non sia un blitz episodico - ha detto Rozza - ma che questa attenzione, anche in forma minore, continui con costanza nel tempo". Rozza, lo ricordiamo, è stata nominata capogruppo del PD a Palazzo Marino, assessore ai Lavori Pubblici nella giunta di Giuliano Pisapia nel 2013 nonché ex dirigente della Cgil (settore sanità) ed ex segretaria cittadina del Sunia-Cgil.
Al termine del rastrellamento, fuori dalla questura di Milano, in via Fatebenefratelli, decine di manifestanti e attivisti che si battono per la difesa dei diritti dei migranti hanno dato vita a un presidio di protesta contro i rastrellamenti e i controlli a tappeto. "Hanno deportato decine di persone in stazione Centrale, negando loro assistenza legale: ecco i primi effetti della legge Minniti-Olando", hanno denunciato i manifestanti, appartenenti a diverse realtà antirazziste cittadine fra cui Milano senza frontiere, Milano Zona 8 solidale e il centro sociale Cantiere. I manifestanti hanno chiesto "il rilascio dei migranti prelevati dalla stazione Centrale" e "un intervento anche da parte del Comune e dell'assessore Majorino, perché l'antirazzismo delle istituzioni non si esprima solo a parole. A Milano non possiamo vedere scene degne dei rastrellamenti nazifascisti, migranti messi sui camion come bestiame".
E pensare che proprio a Milano il 20 maggio è in programma la marcia per l'accoglienza dei migranti a cui lo stesso sindaco Sala ha promesso di partecipare.

10 maggio 2017