Legge sul fine vita
Il malato può chiedere di staccare la spina ma il medico può rifiutarsi
Introdotte le Disposizioni anticipate di trattamento

Il 20 aprile la Camera ha approvato con 326 voti a favore e 37 contrari la legge che introduce le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), ovvero la legge sul cosiddetto Biotestamento che regola il trattamento di fine vita, e che ora è passata al Senato per la seconda approvazione. Ci sono voluti ben 14 mesi di discussione in commissione Affari sociali per produrre questo risultato tanto atteso dai cittadini e dalle associazioni che da anni si battono per una legge che faccia prevalere il diritto dei malati di poter scegliere di interrompere il trattamento terapeutico che li tiene artificialmente in vita, anche quando non c'è più speranza di guarigione e ciò serve solo a protrarre inutili sofferenze.
Purtroppo però va detto subito che questo diritto è tutelato solo in parte da questa legge, che nelle ultime fasi della sua approvazione è stata fortemente stravolta da emendamenti-trappola frutto di ignobili accordi sottobanco tra il PD e i partiti della destra parlamentare – Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e il Centro-destra di Alfano e Casini – che rappresentano e portano avanti l'opposizione a spada tratta della chiesa e delle associazioni cattoliche a qualsiasi legge che tenti di limitare in qualche modo la prosecuzione obbligatoria e ad oltranza dell'accanimento terapeutico, e ciò in nome di una ipocrita, medievale e antiscientifica “sacralità della vita”.
Il disegno di legge che introduce le Dat aveva potuto infatti arrivare in votazione dopo più di un anno di discussioni, rielaborazioni e rinvii solo grazie ad una inedita maggioranza PD, M5S e SI che era riuscita a vincere il fuoco di sbarramento della destra parlamentare e della Cei, la Conferenza degli strapotenti vescovi italiani presieduta dal cardinale di Genova, Angelo Bagnasco, che in tutti questi anni, nonostante i clamorosi e scioccanti casi come quelli di Eluana Englaro, Piergiogio Welby e quello recente di DJ Fabo, era sempre riuscita a boicottare qualsiasi pur timida iniziativa parlamentare diretta a regolamentare il fine vita.

I voltafaccia all'ultimo tuffo del PD di Renzi
Grazie a questa maggioranza si è potuti arrivare faticosamente ad approvare le Disposizioni anticipate di trattamento, che si possono lasciare scritte o anche registrate in audio e video, e che servono nel caso un incidente o una malattia o altre cause ci possano impedire di esprimere la nostra volontà su quali cure ricevere o rifiutare. Le Dat dovranno comunque essere autenticate con atto pubblico o tramite un notaio, e l'intestatario potrà nominare anche una persona di sua fiducia incaricata di farle rispettare qualora egli ne fosse impedito di fatto.
Inoltre è stato approvato il diritto del malato di rifiutare tutte le cure, compresa la nutrizione e l'idratazione artificiale, cosa questa a cui la chiesa si è sempre opposta con particolare accanimento sostenendo che interrompere l'alimentazione di un malato in stato vegetativo è una forma di eutanasia perché equivale a farlo morire “di fame e di sete”. Ma, fatta la legge trovato l'inganno: è vero infatti che il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente ed in conseguenza di ciò è esente da responsabilità civili e penali, ma tale volontà del paziente non può comportare a sua volta trattamenti “contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche cliniche”. E già questa formulazione si presta a interpretazioni capziose.
Ma c'è di più: con un emendamento votato all'ultimo momento dal PD insieme a centristi, Lega e Forza Italia, lasciando cioè in minoranza M5S, SI e MDP, è stato introdotto un ulteriore “correttivo” alle Dat, e comunque alla volontà del paziente, secondo il quale “a fronte di tali richieste il medico non ha obblighi professionali”. In altri termini l'ultima parola spetta sempre e insindacabilmente al medico, e con ciò si reintroduce il diritto all'obiezione di coscienza come quello che impedisce alla legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza di funzionare e nega di fatto il diritto di aborto alle donne.
Un altro principio importante introdotto con questa legge è il diritto del malato terminale alla somministrazione da parte dei medici della sedazione profonda, in modo da risparmiargli inutili e atroci sofferenze, principio che la chiesa e i medici cattolici sono sempre stati invece riluttanti ad accettare, sia per via di un'ottusa e barbara concezione “naturale” del fine vita secondo la quale anche la sofferenza in fondo fa parte del “disegno divino”, sia perché lo considerano un incoraggiamento a praticare l'eutanasia. Ma anche qui un emendamento dei centristi, votato dalle destre e anche dal PD, stabilisce che il medico può anche rifiutarsi di somministrare la sedazione profonda “pur dinanzi alla richiesta esplicita del paziente”.

Rischio di inattuabilità di fatto come per la legge 194
La relatrice della legge, Donata Lenzi del PD, ha cercato di giustificare l'inqualificabile inciucio sostenendo che è assicurato comunque l'obbligo per la struttura sanitaria (pubblica o privata che sia) di adempiere alla volontà del paziente assicurando il rimpiazzo del medico obiettore, e che inoltre a differenza della 194 il medico obiettore non potrà dichiararsi tale a priori, ma dovrà decidere caso per caso. Sta di fatto però che questa legge nasce già gravemente menomata alla sua stessa base, lasciando ampio campo libero alla chiesa e ai medici cattolici di interpretarla a modo loro e boicottarla in vari modi, fino a renderla inattuabile come hanno fatto con la 194.
A conferma di ciò è arrivato all'ultimissimo tuffo un altro emendamento centrista, anche questo passato coi voti del PD, che rischia di rendere del tutto inefficaci le stesse Dat, in quanto stabilisce che esse possono essere disattese dal medico qualora le ritenesse “manifestamente inappropriate o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente”, oppure qualora nel frattempo si fossero rese “disponibili nuove terapie”. Si potrà sempre trovare quindi un pretesto per non rispettare le Dat accampando intervenute “nuove condizioni” non contemplate nello scritto e la possibilità di ricorso a “nuove cure mediche” non ancora disponibili quando il Dat è stato depositato.
Alla fine il M5S, che aveva presentato inutilmente un emendamento per legalizzare l'eutanasia votato anche da SI, pur stigmatizzando il “compromesso al ribasso” tra PD e destra ha votato a favore della legge, considerandola comunque un “atto di civiltà”. Contro hanno votato Lega, centristi, FdI, mentre Forza Italia ha lasciato “libertà di coscienza” ai suoi deputati, ritenendosi evidentemente già soddisfatta dagli emendamenti che hanno gravemente depotenziato il provvedimento. Un giudizio sostanzialmente positivo è stato espresso anche dai radicali Filomena Gallo e Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni, pur ammettendo tuttavia che la legge “è stata riempita di piccole trappole e burocratismi, che rischiano di facilitare i sabotatori professionisti”.
A nostro avviso si tratta invece di trappole molto insidiose che, se non disinnescate al Senato - cosa che visto il “trionfo” di Renzi alle primarie del PD appare ancor più improbabile - consegnano nelle mani della chiesa, delle associazioni “pro life” e dei medici obiettori un'arma per rendere la legge inattuabile di fatto e negare per vie traverse il diritto dei malati, sancito anche dall'articolo 52 della Costituzione, di decidere liberamente e autonomamente del proprio fine vita.
 
 

17 maggio 2017